L’estate si è fatta attendere, ma ora è finalmente arrivata. Con l’aumento delle temperature, cresce anche la voglia di rinfrescarsi, andando alla ricerca di un buon gelato.
Un bisogno non interrotto con l’arrivo dell’autunno a causa delle temperature miti, il consumo del gelato è rimasto elevato per tutto il periodo invernale. Nel 2018 gli italiani hanno speso circa 3 miliardi di euro con consumi annuali stimati intorno ai 6 chilogrammi pro capite. L’Italia è il primo paese europeo nella produzione di gelati, con 595 milioni di litri (Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Eurostat).
Le imprese gelatiere nel nostro paese sono circa 40mila. Il numero di addetti ai lavori in questo settore è di 150mila unità. Ma intorno al gelato non c’è solo chi lo prepara: ruotano altri comparti differenti tra loro. Infatti, la sua produzione, implica l’utilizzo di diverse materie prime come latte, zucchero, frutta fresca, ecc.. Il settore lattifero è il maggior beneficiario (220mila tonnellate di latte all’anno consumato), essendo l’ingrediente principale della ricetta.
Difficilmente però, entrati in una gelateria, si vedrà riportata l’origine o il tipo di latte utilizzato. L’interesse è focalizzato solamente sulla bontà degli altri ingredienti, selezionati in base a particolari aree di produzione. “Gelato al pistacchio di”, “gelato al caffè del”, “cioccolato con cacao prodotto in”, e chi più ne ha più ne metta. Come se queste fossero le uniche discriminanti per produrre un gelato di qualità. In effetti, se la preparazione includa “latte”, che comunemente abita gli scaffali dei supermercati, il gusto è sicuramente la risultante esclusiva delle altre componenti.
Dove trovare allora un gelato diverso?
Non è comune vedere riportato il tipo di latte utilizzato in una gelateria. Esiste però una start up che sta provando a promuovere l’intera filiera produttiva dall’agricoltura, passando per l’allevamento delle vacche da latte, fino alla produzione del gelato. Si tratta dell’azienda agricola “La Corte“, situata a Monasterolo di Savigliano nel cuneese. Cascina che opera nel settore lattifero da tre generazioni. La famiglia Bergese, negli ultimi anni, ha deciso di chiudere il cerchio di filiera, commercializzando il proprio latte sotto il marchio “Erbalatte“. Un nome che richiama un’idea ben precisa. Infatti, è stata una della prime aziende ad aderire al sistema di agricoltura simbiotica.
Agricoltura simbiotica: un’innovazione italiana
La simbiosi è un’associazione tra più individui da cui ognuno trae beneficio. Questo principio è valido anche nell’ambito agricolo e zootecnico. Infatti, grazie alla simbiosi fra pianta e microrganismi, si crea un circuito virtuoso che porta al miglioramento dei terreni coltivati, ad un aumento delle sostanze nutritive nei foraggi e, in questo caso, alla produzione di latte gustoso. Un risultato che potrebbe rivoluzionare il modo di pensare l’agricoltura convenzionale. Attualmente al Consorzio “Agricoltura Simbiotica” aderiscono cinque aziende, tra cui Erbalatte.
Il gelato simbiotico
Una nuova frontiera si sta aprendo nell’orizzonte Erbalatte: la produzione di gelato derivante da agricoltura simbiotica. Un’idea nata da Lorenzo Bergese, ultimo entrato nell’azienda “La Corte“. Con il lancio del nuovo prodotto, Erbalatte è stata la prima azienda a produrre latte crudo simbiotico utilizzato per la preparazione delle basi per i gelati. Al centro del progetto è stato riportato l’ingrediente principale della ricetta: il latte. Con una materia prima così gustosa e ricca di sostanze, il risultato finale non poteva essere che uno solo: un gelato unico, cremoso ed intenso. Assaggiarlo equivale a scoprire il gusto autentico del gelato, un’emulsione di latte e aromi. Non a caso, Erbalatte ha scelto di realizzare solo quattro tipologie: crema, fiordilatte, nocciola e pistacchio. Quelle ritenute capaci di valorizzare l’intera filiera simbiotica.
Questa è l’Italia che ci piace, questa è l’Italia del futuro.
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- L’idea dell’agricoltura simbiotica è nata nell’orto botanico di Torino nel XIX secolo.
- L’associazione simbiotica tra un fungo ed una pianta superiore, localizzata nell’ambito dell’apparato radicale del simbionte vegetale si dice micorriza.
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