Alpinismo sostenibile
L’alpinismo è uno sport che permette di scoprire la natura, arrivando in luoghi lontani e nascosti. Un’importante e recente riflessione, però, ha portato alla luce alcuni aspetti relativi all’inquinamento causato proprio da chi pratica questo sport.
Sono molti, infatti, i rifiuti abbandonati dagli alpinisti sulla montagna durante il tragitto. Ed è da qui che nasce l’alpinismo sostenibile capace di non abbandonare alcun tipo di materiale durante tutta la scalata, utilizzando la minor quantità possibile di attrezzatura.
Impatto zero
Il materiale necessario agli alpinisti per la scalata include:
- tenda
- corde
- scale
- bombole d’ossigeno
- bevande e cibo.
Una volta utilizzato, tutto questo materiale viene abbandonato tra la natura, contaminandola.
Una spedizione sull’Himalaya, ad esempio, è in grado di produrre mediamente ben 20 chili di rifiuti per ogni scalatore.
L’alpinismo ad impatto zero nasce grazie a Hervé Bramasse, alpinista valdostano, che, insieme ad un collega, è stato il primo vero protagonista di scalate tutte sostenibili, senza l’utilizzo di corde e bombole dell’ossigeno.
Generalmente, per scalare, servono in media 60 chili di materiale. Nell’alpinismo sostenibile ne bastano solamente 12 per avere tutto il necessario.
Un grande impegno utile a salvaguardare l’ambiente che, specialmente al giorno d’oggi, ha un grande bisogno di sostegno.
La tecnologia
Ed è anche grazie all’utilizzo della tecnologia che questa grande ed innovativa impresa è stata possibile.
Infatti, grazie ai nuovi materiali è possibile ottenere la massima affidabilità ed il minor peso possibile. Anche il cibo, inoltre, è diventato più semplice da trasportare grazie ad innovativi sistemi.
Tra i dispositivi utilizzati da Bramasse per le sue imprese vi sono, poi, comunicatori satellitari di ultima tecnologia, compatti e portatili, utili per richiedere soccorso in situazioni di pericolo. Un SOS a portata di mano.
Alpinismo sostenibile in Italia
Il nostro Paese è sempre più attento al tema della sostenibilità. Infatti, l’associazione Mountain Wilderness si occupa di preservare tutti i luoghi ad alta quota ancora incontaminati.
Tra i grandi obiettivi dell’associazione vi è quello di promuovere la consapevolezza ambientare in tutti i frequentatori abituali delle località ad alta quota. Questo è possibile grazie al sostegno volto alle attività pratiche che favoriscono l’autosufficienza, la condivisione ed il rispetto per l’ambiente naturale.
Siamo ospiti di luoghi meravigliosi ed è fondamentale salvaguardarli, grazie ad un profondo rispetto per questi ed alla sensibilizzazione di queste importanti tematiche.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Tra le montagne più difficili da scalare al mondo vi sono: Annapurna, K2, Nanga Parbat, Kangchenjunga, Monte Eiger, Cervino, Monte Vinson, Baintha Brakk, Monte Everest.
- Tra gli alpinisti italiani più famosi del nostro Paese vi è Walter Bonatti, alpinista, esploratore, giornalista, scrittore e fotoreporter bergamasco. Lui è stato soprannominato “Il re delle Alpi” ed è famoso in tutto il mondo come più giovane a partecipare alla scalata del K2 nel 1954. Tra i più grandi, poi, è da ricordare anche Achille Compagnoni. Anche lui presente alla scalata del K2 del ’54.
- La montagna più alta del mondo è il Monte Everest con i suoi 8.848 metri di altezza. A seguire, tra le più alte vi sono: K2 (8.611 metri), Nanga Parbat (8.126 metri), Manaslu I (8.156 metri).
- La spedizione sul Monte Everest è una delle più complesse. La prima scalata di questa vetta risale al 1953. Ad oggi, la cima di questo colosso naturale è stata raggiunta circa 7000 volte oltre 4000 persone (molte di queste sono salite più di una sola volta).
- Scalare il Monte Everest costa 30000 dollari all’incirca a persona. Inoltre, sono necessarie ben 10 settimane per il raggiungimento della cima. Un percorso lungo capace di regalare un paesaggi mozzafiato.
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