Addio ai test sugli animali?
Da oggi è possibile evitare i test sugli animali e allo stesso tempo dare una grande accelerazione alla ricerca, garantendo l’affidabilità dei risultati. Questo perché è stato creato un paziente virtuale, un software nato in Italia, all’Università di Catania, e per il quale il gruppo di ricerca che lo ha messo a punto intende presentare entro l’autunno un dossier all’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema).
Lo hanno riferito all’ANSA gli stessi ricercatori, Francesco Pappalardo e Giulia Russo, esperti di Informatica del dipartimento di Scienze del Farmaco, precisando che il processo di sottomissione presso l’Ema coinvolge attivamente uno dei pionieri dell’in silico trial nel mondo, Marco Viceconti dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Uiss (Universal Immune System Simulator ), questo il nome del software, è stato sperimentato per simulare sia la dinamica dell’infezione da virus SARS-CoV-2 sia per prevedere gli effetti di alcuni farmaci e vaccini. “Come ulteriore step ci stiamo impegnando a fornire evidenza alle autorità regolatorie per evitare del tutto cavie animali”, hanno detto i ricercatori.
Ancor prima delle simulazioni sul nuovo coronavirus, il gruppo di Catania aveva utilizzato il paziente virtuale per quanto riguarda la tubercolosi, sulla quale è stato promosso il primo test in silico in Europa, e le malattie autoimmuni, in particolare la sclerosi multipla. Ad oggi, l’unico precedente è l’autorizzazione a un software per la simulazione dei test sul diabete da parte dell’agenzia americana per il controllo sui farmaci (Fda).
Come funziona il paziente virtuale
Intanto, continuano ad arrivare le richieste per utilizzare il paziente virtuale, soprattutto da parte di gruppi di ricerca internazionali: “stanno arrivando da ricercatori e da alcune aziende farmaceutiche interessate a capire se il software può essere utilizzato per accelerare il percorso della sperimentazione”.
Uiss funziona in maniera lineare e immediata. Riceve in ingresso la potenziale terapia e fornisce la risposta relativa alla simulazione su un paziente digitale e “soprattutto in condizioni di emergenza, il sistema permette di scartare soluzioni poco efficaci”. In questo modo, proseguono gli studiosi, “ci proponiamo di abbattere i test relativi ai composti che sembrano promettenti inizialmente. Grazie al paziente virtuale oggi è possibile fare un solo passaggio sugli animali, si può andare su unico esperimento con un significativo risparmio di cavie, costi e tempi”. Se l’Ema dovesse accettare la richiesta del gruppo italiano, “sarà più facile avere la qualifica per altre applicazioni, per non passare più dai test sugli animali”.
Questo significa che “se l’Ema risponderà positivamente”, hanno osservato i ricercatori ,”potremmo applicare il metodo su tutte le patologie in generale e potremmo mettere la piattaforma immediatamente a disposizione della comunità scientifica”.
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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Nel mondo si stima che il numero di vertebrati usati per esperimenti sia compreso tra 10 e gli oltre 100 milioni all’anno.
- I primi riferimenti alla sperimentazione animale si ritrovano in alcuni scritti del Corpus Hippocraticum anche se in questi testi l’analogia morfologica tra umani ed animali non viene teoricamente spiegata o giustificata. Aristotele è il primo ad argomentare teoricamente l’omogeneità delle parti e delle funzioni degli animali, uomo incluso. Nel suo trattato sulle Parti degli animali descrive minuziosamente l’interno e l’esterno di tutte le specie animali, basandosi su dissezioni di animali e sull’osservazione esterna dell’uomo.
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