L’artigianato e la sua forma d’arte sono un marchio di fabbrica al quale ogni nazione non dovrebbe mai rinunciare. Passioni e tradizioni tramandate da padre in figlio, trucchi e segreti di mestieri dati troppo per scontati in quest’epoca nostrana.
Nei giorni della laurea e del master, dove se non parli l’inglese non sei nessuno; le carriere di oggi dove conta l’esperienza all’estero e il saper utilizzare il PC, neanche fossimo Bill Gates. L’artigianato nel mondo viene visto purtroppo sempre di più come una fascia di mestieri per persone “semplici”, forse poco istruite.
Come se un titolo di studio possa dare un voto alla persona. Eppure l’artigiano non è altro che un’artista che fa arte.
Artigianato e arte nel Medioevo
Le parole “arte” e “artigiano” derivano dal latino “ars”, che significa “metodo pratico o tecnica”. Basti pensare che nel Medioevo esisteva la parola “artista” ma non la parola artigiano. All’epoca l’artigiano era una figura importantissima nonostante non esistesse la parola che lo identificasse. Questo perché veniva considerato una persona che eccelleva nel proprio mestiere, nella propria arte. Proprio come un artista. La differenza tra le due figure era quasi inesistente all’epoca. Possiamo dire che l’artigiano veniva considerato un vero e proprio artista e la sua rilevanza sociale era altissima.
Purtroppo con il tempo il concetto di arte e artigianato venne mutato a sfavore degli amanti della bottega. I trattati di Leon Battista Alberti, poliedrico artista rinascimentale, iniziarono a sottolineare l’importanza dell’intelletto rispetto alla manualità.
Ma questo fu solo l’inizio.
La vera spaccatura tra l’importanza dell’intelletto e la becera rilevanza della manualità, fu tangibile con la nascita delle Accademie. Quest’ultime evidenziarono con forza la differenza tra sapere accademico e il mestiere di bottega.
Già all’epoca con il passare del tempo si stava tornando indietro.
Le prime memorie dell’uomo sono legate a un concetto di bellezza associato alla natura; l’arte veniva utilizzare per esprimerla. Pertanto veniva definita arte sia l’opera di un pittore, sia l’opera di un falegname. La bellezza era il comun denominatore.
Le origini dell’artigianato
Per diventare artigiano in Europa durante il Medioevo bisognava impegnarsi molto. Esistevano diverse e numerose associazioni di artigiani. Si sceglieva quella che trattava la materia che si preferiva e vi si entrava sin da bambini. Successivamente si veniva associati ad un artigiano esperto (il nostro tutor di oggi) che iniziava ad insegnare lentamente ai propri allievi i segreti del mestiere. Si iniziava semplicemente osservando, capendo e imparando le dinamiche di lavoro della bottega. Con il tempo veniva appresa la strumentazione e i metodi di lavorazione dei materiali. Ogni tanto si era attivamente partecipi, ma spesso si osservava e basta. La paga era inesistente all’inizio. Si iniziava a percepire qualcosina solo nel momento in cui gli standard di produzione dell’apprendista rispettassero determinati obiettivi qualitativi fissati dall’associazione di appartenenza.
Queste associazioni, che prendevano il nome di “Corporazioni delle Arti e dei Mestieri”, erano organizzatissime. Veniva regolamentato ogni minimo dettaglio come il rigido controllo sulle materie prime o il corretto processo lavorativo. Naturalmente gli artigiani erano tutelati dalle Corporazioni. Inoltre c’era una grandissima lotta ai falsi (da qui la locuzione “regola d’arte”).
Le Corporazioni, anche se con nomi diversi, esistevano già in epoca romana. Denominate “corpus” o “collegium” recitarono un ruolo di fondamentale importanza sia in politica che in economia. Un esempio di cotanta incisività lo troviamo in Diocleziano, che rese obbligatorie le corpus e soprattutto ereditiere, garantendo stabilità sociale nell’allora presente e nel futuro che vi sarebbe stato. Anche le attività politiche erano organizzate prendendo spunto dalle corporazioni: erano un vero e proprio modello da seguire.
L’artigianato in Italia
In Italia l’artigianato è un’arte tramandata di generazione in generazione. I padri custodi di queste formidabili tradizioni, ricche di sacrifici e unicità, passano il testimone a tutti coloro che hanno la fame di imparare mestieri intrisi di fascino e cultura.
Produrre Made in Italy.
Creare un prodotto artigianale, significa dare l’opportunità a qualcuno di entrare in possesso di una fetta di storia e tradizione; si regala l’acceso a un percorso continuo di scambio di esperienze, sia culturali che sociali.
Purtroppo anche nel nostro Paese sono stati fatti alcuni passi indietro.
Nei nostri vocabolari, sotto la voce “artista” troviamo il concetto di “colui che si dedica a una delle belle arti come realizzatore o come interprete”; mentre sotto la voce “artigiano” il concetto è quello di “colui che lavora prodotti non in serie, artistici e non.
L’ambiguità di distinzione dei termini è notevole, ma ancor più grave è ciò che troviamo sulla nostra Costituzione. Fino al 1948 sembrava che le cose andassero alla grande per gli artigiani, protetti dal nostro testo costituzionale nell’art.45 che così recitava: “la legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”.
Sfortunatamente il 25 luglio del 1956 le cose cambiarono. Il Parlamento cancellò millenni di arte e cultura, incentivando l’attuale crisi economica, definendo l’artigianato come “impresa” ed inserendo lavorazioni in serie, come le lavorazioni industriali, nello stesso ambito delle lavorazioni artigianali.
La storia non finisce qui e le botteghe dovettero iscriversi al R.e.c. (Registro Esercenti il Commercio) e rispettare i regimi fiscali sottoposti alle industrie vere e proprie.
L’artigianato oggi
Ad oggi la legge 443/85 recita: “è imprenditore artigiano colui che esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare, l’impresa artigiana, assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri ed i rischi inerenti alla sua direzione e gestione e svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo. È inoltre previsto che lo stesso imprenditore possa essere titolare di una sola impresa artigiana, mentre può essere socio non operante in altre società”.
Questa legge trasforma quindi le botteghe artigiane in imprese artigiane, dove l’artigiano diventa imprenditore perdendo l’onere di artista, sotterrando quel lato umano che lo aveva caratterizzato fino a quel momento. Nasce definitivamente l’economia basata sul materialismo, sul dio denaro, che non ha più tempo per sentimenti e valori di alcun tipo, avallando la romantica storia nata migliaia di anni fa delle botteghe dell’artigianato.