La cospicua presenza di plastica nei mari è uno dei temi più importanti quando si parla di inquinamento e cambiamenti climatici, ma come abbiamo visto in questo nostro articolo
Il problema della plastica non è che è un materiale che inquina in quanto tale. Siamo noi abitanti della Terra a inquinare e devastare l’ambiente lasciando in giro bottigliette, sacchetti e oggetti. Infatti, l’elevata resistenza agli agenti atmosferici e al passare del tempo di questo materiale fanno sì che duri disperso nell’ambiente per decenni. E, se giunge in mare, rappresenta un grave pericolo per le creature marine che lo ingoiano. Ecco perché oggi parliamo di allarme inquinamento.
Tra i rifiuti più presenti in mare e nelle discariche troviamo imballaggi alimentari e confezioni di cosmetici. Proprio da questa riflessione nasce SOAPBOTTLE, un packaging a zero rifiuti, tesi di Laurea Magistrale della product designer tedesca Jonna Breitenhuber. Jonna dopo essersi diplomata al liceo, ha frequentato un corso di arte e design presso Werkbund Werkstatt Norimberga. E poi ha continuato a studiare design industriale presso Ostbayerische Technische Hochschule – OTH Regensburg e ha completato il suo master in design del prodotto presso l’UDK, l’Università delle arti di Berlino, sviluppando la sua tesi di laurea nell’ottobre del 2018 con supervisore il professore Burkhard Schmitz e KM Hanna Wiesener. Durante la sua tesi finale è stato sviluppato il concept di SOAPBOTTLE. L’abbiamo contattata per saperne di più.
Raccontaci da quali riflessioni nasce il tuo SOAPBOTTLE, packaging a zero rifiuti
Dal 1994, la quantità di rifiuti di plastica è aumentata, e in Germania è più che raddoppiata. Ma soprattutto non viene riciclata quanta più plastica possibile. La parte che non può essere impiegata per il riciclaggio è inutilizzabile e spesso altamente tossica, e viene seppellita o esportata. Quella che viene abbandonata si decompone alla luce del sole, in microparticelle che possono essere trovate ovunque: in oceani, laghi, fiumi, negli animali o nel sale.
In particolare il problema maggiore deriva dal fatto che per i prodotti che vengono utilizzati per un periodo più breve, spesso si utilizzano materiali più resistenti. I sacchetti di plastica sono un ottimo esempio, ma anche le bottiglie di bagno doccia o shampoo, che finiscono nella spazzatura dopo poche settimane. La plastica di cui sono fatti impiega in media 500 anni a decomporsi e in media utilizziamo 11 bottiglie di bagno doccia e 10 bottiglie di shampoo all’anno, che corrisponde a 75.000 tonnellate di rifiuti di plastica. Un volume che riempirebbe circa mille piscine olimpiche. Allora perché per confezionare un prodotto che viene utilizzato solo per poche settimane viene utilizzato un materiale che richiede più di 400 anni per decomporsi?
Quindi SOAPBOTTLE è veramente un packaging a zero rifiuti?
Sì, SOAPBOTTLE è un imballaggio a base di sapone, trasforma il concetto di cosmetici senza imballaggio tramutando il prodotto stesso in packaging. La forma semplice e l’incisione ricordano una tradizionale saponetta ma al suo interno è contenuto il sapone liquido. La confezione si apre tagliando l’angolo segnato e poi può essere richiusa con la chiusura, riutilizzabile, realizzata in lamiera di acciaio inox. Il packaging è composto da 80 grammi di sapone e contiene 100 millilitri di liquido, ed è quindi progettato per essere utilizzato per circa un mese. Per evitare che la SOAPBOTTLE si dissolva a contatto con il liquido contenuto all’interno è rivestita con uno strato insolubile in acqua. Mentre viene utilizzato il contenuto, la confezione del sapone si dissolve molto gradualmente, quando questo è finito, i resti del packaging possono essere riutilizzati come sapone per le mani o trasformati in detergenti. Il sapone è composto da ingredienti naturali ed è biodegradabile: i rifiuti possono essere completamente evitati.
Ma la confezione in sapone scivola dalle mani e potrebbe rompersi, come hai affrontato questo problema?
Grazie ad un foro è possibile inserire un nastro e appendere la SOAPBOTTLE sotto la doccia, cosa che semplifica anche la movimentazione della bottiglia che diventa scivolosa in acqua. In alternativa, può essere posizionato su una spugna. Naturalmente un packaging di sapone non ha le caratteristiche a cui siamo abituati con le bottiglie in plastica: non è infrangibile, è solubile in acqua, quando viene utilizzato la superficie diventa scivolosa. Questi presunti svantaggi sono usati come elementi di design: il concetto gioca con il processo di dissoluzione, con la trasformazione dell’oggetto e dell’individualità che derivano da questi aspetti.
Un ultima domanda: hai già ricevuto proposte da qualche azienda per sviluppare il tuo progetto?
Finora è ancora un concept e non è ancora stato prodotto o venduto. C’è ancora un po’ di lavoro di sviluppo da fare, ma sono in trattative con potenziali produttori.
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