Raffaele Aprile, non solo artista, ma anche ciclista, papà e nonno. Da sempre vicino ai figli, ai quali ha trasmesso gli importanti valori della famiglia, oggi racconta ad Habitante la sua arte, l’eleganza e la sinuosità della forma.
Buongiorno Raffaele, oggi per me è un piacere averla qui. Ciò anche grazie a Matteo, suo figlio che mi ha raccontato la sua interessante storia che ha come culmine ultimo l’astrattismo artistico. L’importanza del testimoniare il suo percorso deriva anche dalle sue origini, nel lontano 1995 in Libia. Ci racconti di più. Chi è Raffaele Aprile e com’è diventato un’artista?
“Sin dalla mia infanzia il mio giocare era legato alla creatività. Quando i miei amici giocavano con comuni camioncini, macchinette, carretti io creavo tutto ciò che mi piaceva. Costruivo i miei giocattoli con le mie mani usando tutti i tipi di materiali, dal legno al ferro e via dicendo. Con il passare degli anni la mia creatività aumentava e iniziavo a disegnare di tutto, tanto che all’età di 11 anni cominciai a disegnare e creare opere astratte.”
Grazie al suo stile, caratterizzato da un modus operandi eclettico e delicato, in cui emerge anche l’influenza africana della sua fanciullezza, e perfezionato frequentando corsi di pittura, scultura e disegno, è riuscito ad affermarsi professionalmente trovando la sua dimensione nell’arte contemporanea astratta. In particolare, il suo tratto coglie “L’eleganza e la sinuosità della forma”. Che significa? Ci spieghi il senso di questa affermazione.
“Credo che tutto abbia forma e credo che proprio la forma se unita ad un fiore, ad una donna, o a qualsiasi altra figura sia portatrice di bellezza. Così indirizzo l’osservatore dove voglio, in questo modo è colpito dal soggetto nell’opera stessa che lo emoziona e suscita bellezza, grazia, dolcezza e raffinatezza.”
Il suo stile, che si evolve dal figurativo all’astratto, trova compimento nella loro fusione. Il risultato è un unicum tra i due stili, opere di estrema raffinatezza e delicata eleganza. Lo stesso Lorenzo Pacini, critico d’arte, ha affermato che ricordano quelle di Kandinsky, dove i colori riescono a far vibrare particolari corde dell’anima del fruitore. Opere che per Maria De Lorenzo, perita ed esperta d’arte, oltrepassano i confini della concettualizzazione. Infatti, si pongono all’interno di un’arte spirituale, rappresentazione di un sogno romantico indefinito e onirico. Sono questi i sentimenti trasmessi dalle sue opere? Ci descriva Astratti, Donne e Fiori. Cos’è per lei il linguaggio universale dell’arte?
“La mia arte è stata spesso associata a quella di Kandinsky, in realtà le forme mi hanno sempre affascinato, ma credo che il mio sia un astrattismo astrale legato a corpi celesti senza forma geometrica e senza meta. Più che forme le chiamerei anime che vivono nello spazio astrale.
Attraverso la donna, la creatura più bella che il nostro creato ci ha donato, unisco bellezza e spazio, creando uno spazio femminile che dà al mio astrattismo eleganza e portamento. Unire forme e donne con colori vivi e passionali ha fatto sì che queste opere nascessero con un’anima ricca di vita.
Nei fiori riscopro il loro profumo attraverso i miei colori, gli do anima e m’immagino il loro fiorire e sbocciare. Sono fiori con una personalità forte, ma al tempo stesso delicata. In fondo è quello che è per me anche la donna, forte e delicata come un fiore. Un fiore astrale quindi ricco di spazio nell’universo.”
Le sue sculture e i suoi dipinti hanno uno stile identificativo e caratteristico in grado di oltrepassare la staticità e approdare con sensibilità artistica alla terza dimensione. Uno stile ben definito da pennellate materiche, palpabili, corpose e duttili alla vista. Famoso anche per le sue macchie e sfumature, che creano un gioco di chiaro scuri netti e cupi. Tuttavia, sa spaziare tra diversi stili e tecniche, fino ad arrivare agli acquerelli. Quali preferisce? Ci sono differenze sostanziali nel loro utilizzo?
“Ci sono tecniche molto diverse tra loro, ma preferisco unirle e spaziare tra l’acrilico e l’olio. A volte dipingo con una sola tecnica, a volte con tutte e due. Ad esempio, le mie ultime opere con i fiori sono tutte ad olio.”
Il perfezionarsi, dedicare del tempo alla sua passione, le ha dato la possibilità di partecipare a molte mostre ed esposizioni nazionali, sia personali che collettive. Qual è stata la mostra più significativa per lei?
“Ogni mostra personale per me ha rappresentato un percorso e un consolidamento della mia tecnica. Ogni mostra è stata diversa e con opere diverse, a partire dalle prime armi quando i miei dipinti erano natura morta e paesaggi, per poi arrivare all’astrattismo dove mi rispecchio e dove il mio tocco si rileva particolarmente personale. Credo che senza queste mostre il mio percorso non avrebbe dato questo tocco in più alle mie opere.”
Grazie all’arte ha anche realizzato il suo sogno, quello di portare sempre più bellezza nel mondo. Di questi tempi siamo un po’ tutti impossibilitati dal Covid-19, come ha reagito a questa situazione? Ha già qualche evento in programma?
“Il Covid mi ha toccato molto perché non ho avuto modo di interagire realmente con le persone che amano la mia arte. Tuttavia, virtualmente il web mi ha aiutato molto. Avevo in programma una personale con 20 opere con i fiori ma a causa di questo momento storico ho preferito presentare le mie opere in versione online tramite i miei social, dove condivido contenuti e mostro la mia arte attraverso le dirette, specialmente su Instagram. Più avanti spero che ci siano possibilità per esporre.”
Come dicevo all’inizio, un’altra delle sue più importanti passioni è il ciclismo. A fianco alla purezza spirituale c’è anche il benessere fisico. Ci racconti di quest’altra passione. Quant’è importante per lei vivere a contatto con la natura?
“Ogni volta che salgo in sella e guardo il mondo ad una velocità diversa da quella di una leggera passeggiata, inizio a viaggiare con la mente. Mi si apre un mondo, che scopro ogni giorno diverso e bellissimo. Ed è anche grazie all’immaginazione e al ciclismo che sono nate tantissime mie opere.”
Un ringraziamento speciale a Raffaele Aprile, per averci dedicato il suo prezioso tempo.
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