Un bel dilemma. In Italia ci sono 20 o 21 regioni? Quante sono le regioni italiane esattamente? Abbiamo la risposta esatta a questa domanda.
Quante sono le regioni italiane?
La nostra penisola è suddivisa in 20 regioni ognuna delle quali individua un’area amministrativa ulteriormente suddivisa in Province. A fare eccezione sono il Friuli Venezia Giulia e la Valle d’Aosta che non presentano alcuna provincia. Le regioni italiane sono quindi le seguenti: Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana, Calabria, Sardegna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Umbria, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta.
Le regioni italiane sono divise in quelle a statuto ordinario e quelle, invece, a statuto speciale. Vediamo cosa significa e come sono suddivise secondo tale criterio.
Regioni a Statuto ordinario
Le regioni a Statuto ordinario utilizzano lo statuto comune a tutte le regioni italiane e quindi ne condividono gli stessi strumenti amministrativi e le stesse normative. Quindi, in buona sostanza, una regione a Statuto ordinario è una regione della Repubblica italiana avente uno statuto, ovvero un atto giuridico che disciplina l’organizzazione e il funzionamento, quale fonte dell’ordinamento regionale. Le forme e condizioni di autonomia sono stabilite dalla Costituzione e lo statuto ordinario delle stesse viene approvato con la legge regionale statutaria.
Le regioni che aderiscono a tale statuto sono 15 e sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto.
Regioni a Statuto speciale
Vi sono poi alcune regioni che hanno un loro statuto, definito statuto speciale, che ne specifica tali caratteristiche e pertanto sono soggette a regolamentazioni, amministrazioni e politiche del tutto diverse rispetto alle regioni a statuto ordinario. In altri termini lo statuto speciale è l’atto normativo di un’entutà statuale autonoma che ne disciplina l’organizzazione e il funzionamento.
A far parte di questa categoria sono 5 regioni italiane, ovvero: Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Quest’ultima a sua volta costituità dalle province autonome di Trento e Bolzano ai sensi dell’art. 116 della Costituzione.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo e tu?
- Negli anni successivi all’Unità d’Italia inzia a delinearsi quello che sarebbe stato il futuro del paese suddiviso in regioni, province e comuni.
- La Legge 20 marzo 1865 n. 2248, chiamata anche Legge Ricasoli disciplinò le funzioni di province e comuni. Le province, in particolare, si configurarono come “sede di decentramento dell’amministrazione centrale”, con a capo il prefetto, avente il compito di verificare la rispondenza degli atti provinciali e comunali alle leggi statali. In seguito altre leggi garantiranno un margine un pò più ampio di decentramento amministrativo.
- Nel Regno d’Italia, vi erano pertanto comuni e province, ma non esistevano ancora le regioni né come ente territoriale né come semplice partizione geografica. Queste, infatti nacquero poi con la Costituzione della Repubblica italiana del Secondo dopoguerra.
- L’Italia introdusse le regioni nel suo ordinamento giuridico con la Costituzione della Repubblica Italiana entrata in vigore il 1º gennaio 1948, che agli articoli 114 e 115 prevedeva rispettivamente “La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni” e “Le Regioni sono costituite in enti autonomi con propri poteri e funzioni secondo i principî fissati nella Costituzione“.
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