Perché siamo abituati a rimandare: come smettere di procrastinare

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Perché viviamo in un momento storico dove rimandiamo tutto ciò che ci piace di più a “un domani” che non arriva mai? Perché tra le abitudini più diffuse della nostra cultura c’è quella della tendenza a procrastinare?

Dovremmo chiedercelo più spesso. Eppure, fino a quando non ci imbattiamo in questi quesiti, continuiamo con naturalezza a rimandare ciò che, in realtà, ci sta più a cuore. Trovare del tempo per se stessi, iniziare a lavorare su un progetto che meditiamo da tempo, incominciare la famosa dieta del lunedì (sì, ma quello prossimo?): tante attività sono lì, in un cassetto dei sogni che non viene aperto mai. Nel frattempo noi continuiamo a rimandare. Senza neanche accorgercene, mentre il tempo passa inesorabile.

Siamo nati una sola volta, e non potremo essere nati una seconda volta; dovremo non essere più per l’eternità. Ma tu, benché non abbia padronanza del domani, stai rinviando la tua felicità. La vita si perde nei rinvii, ed ognuno di noi muore senza aver goduto una sola giornata.

Epicuro

Lo stesso Epicuro ci spinge a fare una riflessione sulla sempre più diffusa tendenza a procrastinare e a porci delle domande: chi ci ha insegnato a rimandare a domani quello che potremmo fare oggi? Si tratta di cultura, di abitudini o di modo di essere?

Essendo un atteggiamento molto diffuso ai tempi dei social (vi consigliamo la lettura di “Iperconnessi“), gli studiosi hanno condotto delle ricerche scientifiche sul fenomeno della procrastinazione cronica, dimostrando che si tratta di un comportamento acquisito. Ma niente paura: la buona notizia è che, secondo la scienza, una volta appurato il motivo per cui si continua a rimandare, è possibile sviluppare nuove strategie più produttive per affrontare i compiti mai iniziati.

Le diverse tipologie del rimandare

Joseph Ferrari, professore di psicologia americano che da decenni dedica gran parte della sua attività di ricerca al tema del “procrastinare”, descrive quattro diversi modi di farlo.

  • Rimandare per noia

Chi appartiene al gruppo di “procrastinatori per noia” afferma di lavorare meglio sotto pressione. Studi scientifici hanno dimostrato che chi appartiene a questa categoria si annoia rapidamente e gode maggiormente nel momento dell’avvicinarsi della scadenza. Gli studi dimostrano che le persone che rimandano all’ultimo momento, in realtà commettono più errori e sono i più infelici.

  • Rimandare per indecisione

Un altro gruppo di procrastinatori è quello perennemente indeciso e che aspetta la spinta di qualcun altro. Vorrebbero ad esempio acquistare biglietti per un concerto, ma non riescono a decidere per quale sera. Aspettano a lungo, fino a quando non ci sono più posti disponibili. Alcuni studi dimostrano che le persone indecise sono spesso cresciute in situazioni che non hanno permesso loro di sviluppare buone capacità decisionali.

  • Rimandare per auto-distruzione

Questi procrastinatori si mettono da soli i bastoni tra le ruote, per impedire lo svolgimento corretto di un compito. In questo modo possono attribuire responsabilità a fattori esterni che non rientrano nella loro sfera di influenza, ad esempio al fatto di non aver avuto tempo, al fine di nascondere paure o dubbi che sono poi alla base di questo comportamento. Molti di questi auto-sabotatori hanno un autocontrollo sottosviluppato. Non sono in grado di accantonare esigenze momentanee e di concentrarsi sul compito che devono svolgere. Preferiscono sentirsi bene al momento piuttosto che premiarsi dopo per un lavoro ben svolto.

  • Rimandare perché si è perfezionisti

I procrastinatori perfezionisti si prefiggono obiettivi complessi e irraggiungibili. Rimandano l’inizio o il completamento di un incarico perché è impossibile raggiungere il risultato perfetto auspicato. Questo gruppo di titubanti ha un forte desiderio di piacere agli altri e di mostrare loro quanto lavori duramente. Spesso giustifica il proprio procrastinare con la scusa di voler fornire la migliore qualità possibile, cosa che di solito non accade.

Ma arriviamo al dunque: come smettere di procrastinare e stare bene con se stessi?

Non importa a che tipo di categoria di procrastinatori si appartiene: dato che si tratta di un’abitudine e non di un modo di essere, esistono delle strategie per modificare questo atteggiamento.

Sicuramente il più efficace mondo per smettere di rimandare è quello di iniziare a darsi delle regole e imporsi un ordine nella propria vita. Alcune tecniche di lavoro professionali, come ad esempio il noto metodo americano “Getting Things Done” (GTD) di David Allen, può aiutare a ridurre il disordine e le distrazioni e a tenere libera la mente per dedicarsi in modo produttivo a un incarico, dall’inizio alla fine.

Imparare a conoscersi, ad ascoltarsi: una buona percezione di sé è il più utile supporto, poiché aiuta a conoscere meglio l’andamento delle proprie energie personali, che cambiano molto durante il giorno. Importante è comprendere che ci sono dei momenti in cui possiamo dare di più, altri meno. Siamo abituati a credere che il vero lavoro si deve svolgere al mattino, ma studi scientifici ci insegnano che alcune persone riescono ad essere più produttive nelle ore pomeridiane o addirittura serali. Dunque, ascoltare il proprio corpo è un esercizio fondamentale per assegnarci i compiti più importanti nei momenti “ideali per noi”, ovvero quando siamo riposati e rilassati (il cosiddetto “Prime time”). Conoscere i propri punti di forza rappresenta un’ulteriore possibilità di affrontare gli incarichi in modo particolarmente produttivo e competente.

La tendenza al rimandare è molto più di una gestione poco ottimale del tempo, ma è un atteggiamento controproducente per affrontare le sfide della vita quotidiana. Dandoti delle piccole prime regole per vivere una vita più ordinata e concreta, concentrandoti sugli aspetti positivi e felici di tutto ciò che ti accade, ti aiuterà a iniziare il famoso primo passo per organizzare meglio i tuoi progetti che continuavi a procrastinare fino a questo momento.

Non rimandare a domani, quello che puoi iniziare oggi: inizia da adesso a lavorare su te stesso.

Sonia Carrera

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