Quasi un italiano su due (44,4%), intervistato da due portali di mediazione creditizia, Facile.it e Mutui.it, si dichiara spaventato dallo spread e dagli effetti che questo può avere sulle proprie finanze. Ecco i risultati dell’analisi condotta da mUp Research.
“Lei ha paura che lo spread possa incidere negativamente sulle sue finanze personali o su quelle della sua famiglia?” È questa la domanda che il due portali hanno fatto, attraverso l’istituto di ricerca mUp Research, ad un campione rappresentativo della popolazione adulta* e dalle risposte date emerge, senza ombra di dubbio, una grande preoccupazione; il 44,4% degli italiani dichiara di essere preoccupato e di temere che l’andamento dello spread si ripercuota negativamente sulla propria economia familiare, ma i dati non si limitano a questo.
La mappa della preoccupazione
L’aumento dello spread BTp-Bund, anche oltre i 300 punti base, ha un impatto sui tassi dei mutui? Per rispondere a questa domanda abbiamo chiesto il parere di Walter Moladori, consulente patrimoniale presso Allianz, che ci ha decisamente rassicurati in merito.
La prima cosa da ricordare – ci conferma Moladori – è che “lo spread è diverso dall’Euribor. L’Euribor è determinato dalla Banca Centrale Europea (BCE), lo spread è determinato dal “rischio Italia”, legato anche alla percezione del rischio di una potenziale uscita dell’Italia dall’euro e, in generale, da quello che è definibile come “rischio paese”. In questo momento, se dovessi consigliare o valutare fra tasso fisso e tasso variabile, fatta salva l’unicità di ogni cliente, consiglierei il tasso fisso, dato che i tassi sono a un livello minino storico. Un tasso fisso consente di mantenere anche per i prossimi trent’anni di rate il tasso al livello attuale, cosa che invece con il tasso fisso non è possibile dato che, come dice il nome stesso, varia nel tempo”.
E se si volesse sottoscrivere un mutuo con tasso variabile con tetto massimo?
“I tassi variabili con tetto massimo hanno i loro pro e contro. Ogni aggiunta che si richiede durante la contrattazione per un mutuo, ha sempre un costo. Se si ha deciso di sottoscrivere un mutuo a tasso variabile, è bene mantenere la strada scelta fino in fondo. Se si chiedono alla banca delle coperture in caso i tassi crescano, o mutui con tassi minimi e massimi, tutte queste coperture hanno un costo, praticamente mai a vantaggio del cliente. È lo stesso discorso relativo ai cambi di investimento proposti dalle banche: nella grande maggioranza dei casi, vengono proposti investimenti in cui la banca stessa ci guadagna di più. Valutare i pro e i contro di tasso fisso e tasso variabile è fondamentale, prima di scegliere quale sottoscrivere, per poi accettarne in pieno i rischi. Le coperture sui tassi per i privati le sconsiglio, perché non portano alcun guadagno”.
Ad essere più preoccupati dalle possibili conseguenze dell’andamento dello spread sono i residenti nel Sud e nelle Isole (48,2%), seguiti da chi vive nel Nord Ovest (45,6%), mentre se si suddivide il campione per fasce d’età, i timori maggiori si registrano nella fascia 35-54 anni (47,3%); dato assolutamente comprensibile visto che è in questo periodo della vita che, soprattutto, si è responsabili delle economie familiari. Segmentando invece per genere, si dichiara preoccupato il 47,4% del campione maschile ed il 41,5% di quello femminile.
Lo Spread, questo sconosciuto
Nonostante siano protagonisti da mesi delle cronache, lo spread e il suo significato risultano ancora sconosciuti a molti. Scorrendo i dati dell’indagine si scopre che quasi 1.5 milioni di individui dichiarano di non sapere cosa sia lo spread.
Ad ignorare il significato (e le possibili conseguenze) dello spread sono soprattutto i giovani. A fronte di una media nazionale del 3,3%, se si guarda al campione 18-34 anni la percentuale di chi dichiara di non sapere cosa sia lo spread sale al 7,3%. Una differenza importante che, tornando questa volta all’intero universo analizzato, si ritrova anche nel Nord Est, area del Paese in cui è all’oscuro del significato dello spread il 6% degli intervistati. Segmentando, in fine, per sesso, ad essere meno informate sono le donne 5,3% del campione, solo 1,3% fra gli uomini.
* Metodologia: n.1.434 interviste CAWI con individui in età 18 anni ed oltre su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta in età 18-74 anni. Indagine condotta a novembre 2018.