Mutui 2023 e tassi d’interesse in costante rialzo
Per quanto riguarda i mutui e i tassi d’interesse, il 2023 non è di certo partito con il piede giusto. Ovviamente la situazione critica attraversata nel 2022 ha contribuito a questo periodo difficile. Tuttavia, ciò che la influenza maggiormente è il costante rialzo dei tassi di interesse effettuato dalla BCE.
Infatti, con l’Euribor salito al 2,57% (e proiettato verso il 3%) e il tasso Eurirs a 30 anni al 2,37%, il mutuo variabile a parità di spread è il finanziamento che ad oggi costa di più. Tuttavia, nonostante il tasso variabile abbia superato il tasso fisso, cosa che non accadeva dal 2008 resta ancora quello più conveniente.
L’impatto del rialzo della Bce sui tassi d’interesse
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore “L’impennata dei tassi e la convergenza tra fisso e variabile ha compresso nel 2023 le richieste di mutui a tasso variabile che a gennaio rappresentavano solo il 13% del totale, un crollo rispetto al 60-70% del totale che vedevamo l’estate scorsa, sommando variabile puro e variabile con cap”.
Così, il mercato dei future ad oggi ipotizza un picco degli Euribor al 3,4% per fine anno e poi una discesa nel 2024-2025 sotto il 2,5%. Ecco perché secondo molti analisti, soprattutto in vista di un finanziamento nel lungo periodo, il variabile resta ancora la scelta che conviene. Ciò perché secondo la logica che governa gli ambienti finanziari, prima o poi i prezzi (e anche i tassi) fanno ritorno alla media. Infatti, quando i tassi si allontanano troppo dalla media, a tal punto che il variabile costa più del fisso sfidando le leggi del rapporto rischio/rendimento, il mercato inizia a popolarsi di quei coraggiosi che, mentre tutti scappano e si rifugiano su un fisso al poco conveniente 4 % scelgono di sposare la volatilità degli Euribor anziché bloccare un Eurirs comunque plafonato sui massimi degli ultimi 9 anni.
Tassi, mutui e credito al consumo: tasso fisso o variabile?
Sono tanti i clienti che continuano a preferire il tasso variabile, perché dal punto di vista finanziario nel lungo periodo è la scelta più vincente. Ovviamente chi sceglie il tasso d’interesse variabile deve essere consapevole dei rischi a cui si espone se i tassi andassero a convergere verso i livelli americani, rispetto alla certezza di optare per un tasso fisso. In ogni caso, è comunque ragionevole supporre che tra Usa ed Eurozona ci sia un differenziale di tasso intorno a 150-200 punti base. E in futuro il passaggio dal tasso variabile, al tasso fisso sarà più facile.
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