Museoterapia: quando l’arte diventa curativa

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La museoterapia si diffonde grazie a un’iniziativa partita dal Canada e sta spopolando in tutto il mondo. Prescrivere l’arte come terapia diventerà una possibilità concreta: in Canada è già accaduto grazie ai risultati di ricerca condotta dai medici associati a Médecins francophones du Canada (MFDC), che hanno scoperto i benefici dell’arte e di questa pratica.

E’ partito infatti il progetto pilota in cui i medici potranno ufficialmente prescrivere visite guidate al Musée des beaux-arts de Montreal a pazienti affetti da vari problemi di salute, sia fisica che mentale.

I medici avranno quindi la possibilità di prescrivere ai propri pazienti 50 visite gratuite all’anno per un paziente e personale sanitario. Ogni prescrizione consentirà l’ingresso per un massimo di due adulti e due bambini di età pari o inferiore a 17 anni. “Nel XXI secolo, la cultura sarà ciò che l’attività fisica è stata per la salute nel ventesimo secolo”, ha affermato Nathalie Bondil, direttore generale del Museo delle Belle Arti di Montreal.

Abbiamo studiato che gli ormoni del benessere che vengono secreti quando si pratica esercizio fisico, sono simili a quelli prodotti durante una visita al museo“, ha affermato Hélène Boyer, vicepresidente dei medici francofoni del Canada. “Esistono prove cliniche che dimostrano i benefici dell’arte”.

Museoterapia: il museo fa bene a tutti

terapia nei musei
Credits: www.unsplash.com

Non è necessario che il soggetto sottoposto alla museoterapia appartenga a un ceto sociale particolare, cultura, lingua, religione o professione: il museo fa bene a tutti. Le prove degli scienziati lo confermano.

Sottoponendo il cervello umano a risonanza magnetica è possibile rilevare il ferro (trasportato dal sangue nei muscoli quando sono a lavoro) che evidenzia i luoghi dell’azione cerebrale. Durante l’osservazione delle opere d’arte si attivano processi Bottom-up […] e processi Topdown […] che fanno emergere le complesse dinamiche dello sguardo davanti a uno stimolo.” sostiene Mercedes Auteri, esperta internazionale di museologia e storia dell’arte, in “Museoterapia, arte e mente. Come i musei migliorano la vita”.

Progetti italiani di museoterapia

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Il Canada non è poi tanto innovatore con questo progetto pilota: già nel 2011 la stessa Auteri in Italia ha costituito un progetto con il MIBAC: “Vado al Museo per sentirmi bene, Esperienze di Museoterapia”. Si trattava di un progetto con l’obiettivo di sperimentare, attraverso la progettazione mirata di attività di laboratorio e una ricerca scientifica integrata, il museo come luogo del benessere emotivo, mentale, fisico e spirituale dell’individuo”.

La stessa Auteri descriveva così l’iniziativa: “La scelta del luogo museo, con la sua aura peculiare, l’introduzione ad un approccio diretto con l’opera d’arte, e la scelta di un modello scientifico di riferimento come la Psicologia Funzionale, hanno permesso di strutturare dei percorsi di museoterapia che consentono una nuova visione del museo e una fondamentale ricerca del benessere individuale e collettivo. I percorsi sono rivolti ad ogni fascia d’età (scolare e non).”

Per quanto si parla ancora oggi più di arteterapia che museoterapia nello specifico, sono innegabili i benefici che questo tipo di iniziative ottengono sulle persone che le vivono. Trasversalmente sono stati sottoposti pazienti con differenti disturbi fisici e mentali e i dati sono sempre positivi.

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Museoterapia: The Human Brain Project

Da questi presupposti infatti fu realizzato nel 2014 “Human Brain Project”, ambizioso progetto a prevalente finanziamento dell’Unione Europea. Il suo obiettivo era elaborare modelli di funzionamento dei circuiti di reti neuronali per capovolgere la prospettiva con cui si è affrontato sino ad oggi lo studio delle neuroscienze.

Da allora ci sono cinque gruppi di ricerca italiani coinvolti in questo progetto internazionale, che durerà circa dieci anni, e coinvolgerà un centinaio di laboratori in tutto il mondo. Per l’Italia lavoreranno gruppi dell’Università di Pavia, dell’Università di Firenze, del Politecnico di Torino, dell’Ospedale Fatebenefratelli di Brescia e del CineCa, il consorzio interuniversitario.

L’interesse sull’argomento porta gli studiosi a esplorarlo in modi differenti, uno di questi è la museoterapia.

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