Una ricerca condotta dagli scienziati dell’US Geological Survey e dell’US Department of the Interior, certifica la diffusione preoccupante delle microparticelle di plastica anche in ambienti molto remoti.
Dai campioni di acqua piovana raccolti dal US Geological Survey e dal US Department of the Interior è emerso che in oltre il 90% dei casi prelevati in tutto il Colorado, sono presenti microplastiche. Anche in zone isolate e poco accessibili come le Montagne Rocciose. All’interno del Rocky Mountain National Park, ad altitudini maggiori dei 3000 metri, ci sono tracce di fibre di plastica. “La deposizione umida di plastica è onnipresente e non solo in ambienti urbani” è l’affermazione pronunciata dai ricercatori di fronte a dati così allarmanti.
Microplastiche: tracce sulle montagne rocciose in Colorado.
“Penso che il risultato più importante che possiamo condividere con il pubblico americano sia che c’è sempre più plastica là fuori, anche che non si vede. È sotto la pioggia, è nella neve. Ormai fa parte del nostro ambiente”. Sono le parole del ricercatore capo del Geologic Survey US, rilasciate al Guardian Gregory Weatherbee. Secondo gli scienziati, le possibile cause dell’inquinamento da microplastiche sono attribuibili sia alla spazzatura dispersa nell’ambiente, sia alle fibre rilasciate dagli indumenti sintetici. I nuovi dati statunitensi avvallano la ricerca dello scorso aprile di un gruppo di studiosi condotta in un bacino remoto dei Pirenei francesi. Anche in questo caso, la concentrazione di contaminati di fibre plastiche è risultata elevata.
Secondo lo studio pubblicato su Nature Geoscience sono state identificate ben 365 particelle di microplastiche per metro quadrato. I ricercatori, attraverso complesse simulazioni atmosferiche, hanno scoperto che i rifiuti plastici possono essere trasportati nell’atmosfera anche ad oltre 100 chilometri di distanza. La loro presenza ormai, è certificata non solo nei fiumi, ma anche negli oceani e nelle regioni artiche.
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