La domanda: vivere da soli o in compagnia? ci pone davanti a una delle tante contraddizioni dell’essere umano.
Da una parte è un animale da branco che fa parte di una società, di un ambiente di lavoro, di una famiglia, dall’altra ha bisogno dei propri spazi.
La società umana, fino all’avvento della rivoluzione industriale, era incentrata su piccoli gruppi. Con l’arrivo di quest’ultima, la concentrazione delle masse attorno alle industrie e la nascita delle città moderne il gruppo si allarga e nessuno sembra essere più indispensabile.
Questo porta inevitabilmente a isolasi. La solitudine è sicuramente una libertà, poiché prevede l’indipendenza dall’altro e l’autonomia, ma i dati scientifici mostrano che l’isolamento sociale ha gravi ripercussioni sull’umore e sulla salute. L’isolamento cronico crea solitudine e aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, pressione sanguigna e aumentano il livello di cortisolo, il cosiddetto ormone da stress, e i casi di depressione.
Nonostante ciò, vivere da soli per un certo periodo può essere un’esperienza positiva. Sia la vita da soli che quella in compagnia hanno i loro pro e i loro contro.
Vivere da soli o in compagnia? Pregi e difetti
C’è chi non sopporta nemmeno il pensiero di vivere da solo. Eppure, chi l’ha provata davvero dice che l’esperienza non solo può essere piacevole, ma anche formativa. Quando vivi da solo, sei l’unico a dover rispondere del tuo tempo, ed è una grande opportunità per capire con esattezza cosa ti piace fare davvero e avere il tempo di farlo senza sentirti in colpa. Trasformi il tuo spazio in un’oasi personale che te ne fa tenere il controllo.
Sei tu a dettare le regole di casa quindi puoi avere calma e silenzio, improvvisare una festa, dormire e alzarti come preferisci, così come non devi sentirti in dovere di lavare subito i piatti. È anche un’occasione per conoscerti meglio e affrontare alcune paure. Bisogna fare i conti con rumori e affrontare le spese e le difficoltà.
Tutti dovrebbero provare a vivere da soli per prendere coscienza delle proprie capacità.
In Italia però una persona su tre vive da sola, una su due a Milano. È strano visto che appena settanta o cento anni fa abitare in un appartamento senza compagnia sarebbe stato qualcosa di assolutamente inimmaginabile.
Un compagno, dei figli, una sorella, un cugino, degli amici, un collega di ufficio: chiunque può accompagnarti in questa esperienza di vita. Condividere può essere un valore, nonostante esistano dei limiti precisi, anche semplicemente dover aspettare per andare in bagno.
Anche i vantaggi, però, sono tanti, infatti vivere insieme è più sicuro e ci si aiuta a vicenda. In una società individualista come la nostra sembra un concetto difficile da capire ma spesso vivere da soli è una sorta di finzione. Non si fa altro che telefonare, chattare, scrivere. Essere sempre connessi elimina la malinconia e la tristezza che la solitudine porta con sé. La voglia di un amico con cui preparare la cena, di un bambino con cui vedere insieme la tv o di un genitore anziano con cui parlare è propria dell’uomo che, a lungo termine, ne sentirà la necessità.
Insomma, sembrerebbe giusto trovare un equilibrio tra quella che è la voglia di avere il proprio spazio e l’inevitabile necessità di socializzare.
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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo gli studiosi mangiare regolarmente da soli non fa bene e, a lungo andare, si ripercuote sulla salute psicofisica. Le cene di gruppo invece fanno bene al corpo e alla psiche, a dimostrazione del fatto che vivere in compagnia rende più felici.
- Un fenomeno molto diffuso in Giappone che estremizza la solitudine, è l’hikikomori. Si tratta di un fenomeno che coinvolge gli adolescenti che arrivano a isolarsi completamente nella loro loro stanza non uscendo nemmeno per mangiare.
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In copertina: foto di aodaodaodaod su Shutterstock