L’Italia ha un primato mondiale: i morti in bicicletta. Secondo i dati presentati dall’International Transport Forum (che è possibile scaricare qui) l’Italia è il paese con il più alto tasso di mortalità per km pedalato. Nel Bel Paese si verificano infatti 51 morti ogni miliardo di km pedalati. Al secondo posto gli USA che si assestano a 49. Il gradino più basso del podio va invece alla Francia distaccata a quota 28.Ultima è la Norvegia (a 8), con Olanda e Danimarca (9).
Il pericolo non deriva dall’uso della bicicletta in quanto tale: a 10-20 Km/h è difficile che una caduta si trasformi in qualcosa di serio. Piuttosto il problema sono le auto: in Italia abbiamo il record europeo di auto per abitante, e questo, unito a un uso “disinvolto” – per non dire peggio – dell’automobile comporta incidenti anche molto gravi con conseguenti costi economici, sociali e umani. Un pericolo non solo per i ciclisti, ma anche per i pedoni (in Italia 60 investiti al giorno).
Il record dei morti in bicicletta è la punta di un iceberg di una inefficienza più profonda della mobilità urbana. Ogni giorno in città come Roma, Milano, Napoli si spostano milioni di vetture spesso guidate da una sola persona. Un dispendio inutile di energia fossile che non fa che inquinare le nostre città e aumenta il percolo di incidenti.
Se a questo si aggiunge che gli automobilisti italiani sono tra i più indisciplinati d’Europa, abbiamo chiuso il cerchio e dimostrato come l’alto numero di incidenti mortali dipenda da una educazione civica dei guidatori:
I guidatori più spericolati d’Europa sono gli italiani – afferma il Barometro della Fondazione VINCI Autoroutes. La ricerca, lanciata quattro anni fa dalla Fondazione a livello europeo e condotta da Ipsos, traccia una panoramica dei comportamenti di guida e della loro evoluzione nel tempo. Il 27% degli intervistati ritiene che gli italiani siano i conducenti meno responsabili, seguiti dai greci (18%), dai polacchi (16%) e dai francesi, al quarto posto ex-aequo con gli spagnoli (8%). Gli svedesi sono invece considerati dai “colleghi” europei i migliori guidatori: il 38% ritiene che siano i più responsabili del Vecchio Continente seguiti dai tedeschi, dagli olandesi e dai britannici.
Questo non esclude un fatto: che anche ciclisti italiani siano altrettanto indisciplinati. Del resto spesso i ciclisti sono anche automobilisti e si comportano nello stesso modo disinvolto su strada. Un esempio? Osservate ad esempio quante volte i conducenti di biciclette usano le strisce riservate ai pedoni senza scendere dal mezzo: un comportamento che viola il codice della strada e mette a rischio lo stesso ciclista.
MENO INCIDENTI NEI PAESI IN CUI VI SONO PIÙ BICI IN CIRCOLAZIONE
Sembrerebbe un paradosso, ma in effetti proviamo a pensarci: siccome in Italia ci sono più automobilisti che ciclisti, questi ultimi non vengono considerati come occorrerebbe. È stato infatti appurato che nei paesi in cui le biciclette sono più numerose, gli automobilisti si abituano a considerare i ciclisti come utenti della strada, e a prestare più attenzione verso di loro, rallentando la velocità.
Si vede infatti dall’infografica seguente e da questo articolo del responsabile sicurezza della Fiab Federazione Italiana Amici della Bicicletta, come all’aumentare di biciclette in circolazione sussista una diminuzione degli incidenti mortali.
Infine un ultimo dato che fa riflettere: oltre metà dei morti per incidente in bicicletta ha più di 65 anni. Al contrario di quanto si possa pensare il luogo comune che i ciclisti siano perlopiù giovani indisciplinati e ignari del codice della strada non corrisponde alla realtà. La verità è probabilmente un altra: in Italia vengono investite e ferite o uccise più persone anziane che giovani. Persone che usano questo mezzo per economizzare su piccoli spostamenti.
Come ridurre gli incidenti mortali in bici? Possiamo prendere esempio dal sindaco di New York che 4 anni fa aveva annunciato la sua Vision Zero: dove lo “zero” è riferito ai morti per incidente stradale nelle strade del centro della Grande Mela. Dopo questi provvedimenti le morti per incidenti stradali sono calate del 22%. E tutto ciò nonostante le morti per incidenti stradali siano al contrario aumentate. E siccome pedoni e ciclisti continuano a morire a New York, come in altre città del mondo, il problema dell’incidentalità stradale è sicuramente di attualità e bene fanno gli organi di stampa a darvi la massima rilevanza.