L’Italia è fatta, ora facciamo gli Italiani: la proprietà della casa come freno all’occupazione?

Come si sa, gli Italiani hanno sempre riposto nel “mattone” un’attenzione particolare. Come emerge dall’ultimo studio realizzato dall’Osservatorio sulla Casa si evince che oltre 80% delle famiglie ha una casa di proprietà. Ebbene sì, arrivati alla soglia dei trent’anni ci si interroga sul futuro, si fanno progetti e si inizia ad aver voglia di “Fare Casa”. L’essere proprietario di casa diventa quindi un “must”, una sorta di dovere morale, un po’ per sentirsi grandi, ma soprattutto un investimento sicuro da riscattare nel futuro.

Spesso ci si pone la domanda se ambire ad essere proprietari sembra davvero un paradosso rispetto alle nuove tendenze di consumo? A mio parere e senza entrare troppo nel dettaglio sulle motivazioni sociologiche ed antropologiche che sottendono il fenomeno, posso certamente dire che si sta lentamente diffondendo la convinzione, soprattutto nelle giovani generazioni, che sia più interessante “utilizzare” un bene o un servizio piuttosto che “possederlo”.

Infatti, come emerge da due studi (“Mappatura piattaforme collaborative” e “Report sulle piattaforme di crowdfunding”), presentati in occasione di Sharitaly 2016, il salone dedicato all’economia collaborativa nel mese di novembre a Milano, siamo di fronte ad un fenomeno in continua crescita: 138 sono le piattaforme on line in Italia dedicate allo Sharing, +10% in più rispetto all’anno precedente.

Alcuni potrebbero porsi persino l’interrogativo provocatorio:

siamo di fronte alla “profezia” filo Marxista dell’abolizione della proprietà privata oppure un fenomeno di moda dettato, anche qui, dalle logiche di un capitalismo evoluto?

La domanda, seppur suggestiva, oggi non ha una vera risposta, quantomeno non una socio-politica. Forse ve n’e’ una più logica e meno complessa. Investire cioè capitali privati sulla casa è per molti il migliore investimento che si possa fare per garantire, anche alle generazioni future una buona solidità economica.

Dallo studio realizzato per l’Osservatorio sulla Casa si rileva che il tasso di proprietà, e cioè la percentuale tra la popolazione residente e quella proprietaria di una abitazione, varia in modo significativamente consistente a seconda delle aree geografiche prese in esame.

La prima grande differenza che viene evidenziata dallo studio è che abbiamo un’Italia divisa in due.
Al nord, soprattutto nelle aree metropolitane, ben il 19% delle famiglie abita in una abitazione in affitto mentre al Sud questa percentuale diminuisce in modo statisticamente significativo attestandosi a poco meno del 17% .

E qui alcune domande sorgono spontanee.
Qual è la chiave giusta per interpretare questo macro indicatore?
Qual è l’impatto sull’economia locale,  il fatto che vi sia un maggior tasso di proprietà al Sud rispetto al Nord?
Ed infine, quali sono le ripercussioni sulle dinamiche occupazionali soprattutto per le giovani generazioni?

Come accennato precedentemente, essere proprietario di una casa ha un significato importante per le persone, non ultimo, un certo attaccamento al territorio in cui si ha una casa di proprietà.

Se da una parte essere proprietario di casa garantisce una buona tranquillità economica, dall’altra può diventare un freno, una minaccia, alla dinamica migratoria soprattutto per le giovani generazioni.

Il fatto di essere proprietario di casa, magari in eredità dai genitori, può infatti rallentare la propensione al cambiamento da parte dei giovani.  Se all’indomani della fine della guerra i “neo repubblicani” erano costretti a trovare fortuna verso aree geografiche con maggior dinamismo economico, oggi, grazie anche al più diffuso “relativo benessere” il fatto di avere una casa di proprietà, sta in parte rallentando i flussi migratori. Questo minor dinamismo nella mobilità territoriale ha di contro un impatto forte sul tasso di disoccupazione giovanile.  Guardando dall’alto i freddi numeri, siamo di fronte ad un fenomeno dove vi sono aree del Sud che hanno un tasso di proprietà superiore a quello del Nord ed un il tasso di disoccupazione giovanile oltre 25%, con dei picchi drammatici, tipo in Calabria, dove 2 giovani su 3 sono disoccupati. Fenomeno tutto italiano quello della proprietà di casa che se da un lato garantisce una buona solidità in termini macro economici anche in periodi in cui i mercati azionari sono sempre più volatili, dall’altro però è un freno, soprattutto per i giovani, che avendo una minore propensione al cambiamento rispetto al passato, perdono quelle opportunità di sviluppo anche personale e che ha di conseguenza un impatto forte sul tasso di disoccupazione.

D. Cantini

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