La redazione di Habitante.it ha avuto il piacere di intervistare l’interior designer Ketty Salfa, dello studio “Ketty Salfa Studio di Design & Interior“.
L’intervista di Habitante a Ketty Salfa
Salve, grazie anzitutto per aver accettato di concedere questa intervista alla redazione di Habitante. Com’è nata l’idea di fondare “Ketty Salfa interior design” Quali sono le principali fonti di ispirazione per il suo lavoro?
L’idea di fondare uno studio di architetture degli interni mi accompagna fin dall’infanzia, quando la passione per il disegno, i colori e il mondo della creatività era il mio modo preferito di giocare. A otto anni, dopo aver visto un film americano in cui la protagonista svolgeva la professione di interior designer, un mestiere poco conosciuto in Italia all’epoca, né rimasi affascinata al punto che decisi: sarebbe diventato il mio futuro lavoro.
Tutto per me è fonte d’ispirazione, trovo che la bellezza sia manifesti sotto diverse forme: la natura con la sua varietà cromatica, l’arte, la lettura che apre a nuove prospettive, i viaggi che ampliano i miei orizzonti culturali e la moda con la sua continua evoluzione. Ogni esperienza che faccio, le permetto di fluire in me, quasi a farmi permeare da quelle emozioni, cercando di catturarla con tutti i cinque sensi, perché ogni stimolo si trasforma in una fonte di creatività.
Qui è d’obbligo fare una citazione “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” Antoine-Laurent de Lavoisier.
Come ha sviluppato la sua filosofia di design e come si riflette nei suoi progetti? Può condividere un esempio specifico di come ha stabilito una connessione con un cliente e trasformato i suoi bisogni e la sua personalità in un progetto di design unico?
Ho un approccio olistico alla professione. Il mio lavoro è la sommatoria di una visione multidisciplinare che include: la sociologia, la psicologia, la storia dell’arte, l’ergonomia, la composizione architettonica e molto altro, il tutto mescolato con una buona dose di creatività.
La mia filosofia di design si è sviluppata attraverso un’ispirazione radicata nell’approccio “tailor made”, che è stata fortemente influenzata dall’osservazione della diversità umana fin dalla mia infanzia. Crescendo accanto a mia madre, una sarta, ho interiorizzato l’importanza di modellare con precisione gli abiti attorno al corpo delle persone, il tutto mantenendo un equilibrio cruciale tra estetica e comfort.
Questo concetto guida il mio lavoro. La mia visione è quella di cucire gli spazi intorno ai miei clienti, prestando molta attenzione ai dettagli e alla creazione di spazi che riflettano la personalità e la comodità dei clienti. Possiamo notare come l’etimologia della parola “abitare” è condivisa con quella di “abito”, sottolineando la connessione intrinseca tra la casa e la persona che la abita.
Un esempio concreto di come ho stabilito una connessione con un cliente è stato durante la trasformazione di una villa per una giovane coppia con diverse esigenze nel presente e nel futuro. Nell’immediato necessitavano di una camera degli ospiti da allestire nel piano sotto-quota ma, al contempo desideravano una planimetria open, senza doversi privare in una parte dello spazio esistente per tutto il tempo.
Ho risolto quest’esigenza progettando un’ambiente flessibile attraverso l’uso di pannelli scorrevoli a scomparsa, che vengono azionati solo al bisogno, permettendo così di cambiare la distribuzione della stanza e le sue funzioni solo temporaneamente.
Nel futuro invece, gli stessi clienti, potrebbero avere la volontà di separare questa grande casa, trasformando ogni piano in singola abitazione. Ho anticipato questo cambiamento organizzando già da ora la predisposizione degli impianti, gli affacci esterni e la possibilità di inserire un ascensore. In tal modo, l’operazione di separare le singole abitazioni avrà un impatto economico notevolmente ridotto.
Come considera l’architettura come un’esperienza sensoriale e in che modo questa prospettiva influenza le sue decisioni progettuali?
Noi interagiamo continuamente con lo spazio che viviamo e lo facciamo attraverso i nostri sensi. Lo guardiamo ne tocchiamo le superfici, ne respiriamo gli odori, ne ascoltiamo i rumori.
Partendo da questa considerazione, curo ogni dettaglio. Mi prendo il tempo per comprendere come ognuno dei cinque sensi sarà coinvolto nello spazio e seleziono ogni elemento architettonico e decorativo, mettendo in relazione il mio cliente-lo spazio-i cinque sensi. In uno degli ultimi progetti di cui mi sono occupata ho disegnato un bagno interamente in legno di Cedro del Libano, dal pavimento agli arredi. La caratteristica principale di questa essenza legnosa è il profumo che emette a contatto con il caldo umido. Avendo inserito anche una sauna nella stessa stanza, l’aroma del Cedro, amplifica il piacere di benessere.
Quali sono gli elementi chiave con cui cerca di sorprendere, stupire ed emozionare attraverso i suoi progetti di design, e come li integra nei suoi lavori?
Ogni mio progetto è intrinsecamente concepito per sorprendere, stupire ed emozionare, incorporando una serie di elementi distintivi. Mi diverte particolarmente sperimentare con l’interconnessione dei volumi delle stanze, trasformando la loro percezione e attribuendo funzioni innovative a elementi spesso utilizzati in modi convenzionali. Negli ambienti che disegno, gli specchi non sono semplici riflessi, bensì porte che conducono alti spazi, mentre gli arredi diventano elementi divisori che definiscono gli ambienti in modo creativo. Gli armadi, oltre a svolgere la loro funzione di stoccaggio, celano passaggi segreti e le pareti mobili deformano gli ambienti, offrendo una dinamica fluida e mutevole.
Nelle planimetrie, inoltre creo dei focus prospettici strategici, introducendo elementi decorativi o sfruttando specchiature tra pavimento e soffitto per giocare con la composizione decorativa. Tutto questo contribuisce anche ad enfatizzare e valorizzare il progetto.
In questo modo, ogni progetto diventa un’opportunità per stupire e emozionare, offrendo un’esperienza di design indimenticabile che va oltre le aspettative.
Come riesce a bilanciare la funzionalità, la bellezza e l’innovazione in ogni progetto, e quali sfide ha affrontato nel farlo nel corso della sua carriera?
In ogni progetto, quotidianamente affronto la complessa sfida di mantenere in equilibrio l’equazione tra forma, funzione ed estetica. È un obiettivo costante, considerando che il design, talvolta, può entrare in conflitto con la funzione. Per me, la premessa fondamentale è che il design non può prescindere dalla praticità e dalla funzionalità, quindi tutto il lavoro di ricerca è orientato a unire la creatività e il pragmatismo. Questo processo complesso richiede una valutazione attenta dei materiali e degli stili, e si sviluppa attraverso una pianificazione puntuale, per garantire che la funzionalità preceda la dimensione estetica durante le fasi iniziali del processo creativo, arricchendolo lungo il percorso, di elementi innovativi.
Ad esempio, integrare tecnologie avanzate in modo discreto senza alterare l’aspetto complessivo di un ambiente è una delle molte sfide che ho affrontato. Tuttavia, questo rappresenta un’opportunità per esplorare nuove soluzioni, affinare la mia pratica e creare progetti che soddisfino appieno le esigenze dei clienti, contribuendo così a plasmare l’intricato rapporto tra funzione tra funzionalità, bellezza e innovazione nei progetti di design.
Come ha applicato il concetto di economia circolare e scelte sostenibili nei suoi progetti di design, particolarmente considerando il design inclusivo?
In modo diversificato, il mio approccio varia in base alla scala del progetto. Nell’ambito dell’interior design, mi piace dare una seconda vita agli arredi e per questo utilizzo mobili vintage o restaurando quelli già in possesso del cliente. Questo, mi permette non solo di ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto, alla creazione e allo smaltimento ma conferisce anche un carattere unico agli spazi.
La preferenza per materiali naturali adottati: sia nei tessuti che nei rivestimenti è importante, per orientarsi verso soluzioni che contribuiscono a creare ambienti più salubri. Inoltre, nell’ambito dell’architettura, cerco di privilegiare l’impiego di materiali locali a km 0, minimizzando gli sprechi e supportando l’economia locale. Mi sto avvicinando sempre più al concetto di bioarchitettura, dove l’utilizzo di antiche tecniche costruttive e decorative, impongono l’impiego di materiali naturali di estrazione territoriale. Con tutti i benefici annessi a questa scelta.
Nella mia visione professionale, è centrale il concetto del Design for All, dove il design è inclusivo. Considerando la totalità delle persone, indipendentemente dalle loro abilità o caratteristiche, garantendo che gli spazi siano accessibili e accoglienti per tutti. Ognuno di noi ha in famiglia dei genitori anziani, amici con disabilità o possiamo essere vittime di inabilità temporanee, per questo non dobbiamo modificare gli spazi o discriminare l’accesso ad alcune persone. Quando progetto, evito qualunque barriera architettonica, soprattutto se questo ha puramente una funzione estetica.
In questo modo, il design accoglie le diversità della società.
Può condividere un esempio di come ha utilizzato soluzioni di ultima generazione in acustica, illuminazione e materiali per migliorare il comfort abitativo in uno dei suoi progetti?
L’implementazione di soluzioni all’avanguardia in acustica, illuminazione e materiali è diventata una costante nel mio lavoro, mirando sempre a migliorare il comfort abitativo. Un esempio emblematico di questo approccio è rappresentato dall’integrazione di sistemi domotici avanzati in una villa su tre piani.
In questo caso, l’intero edificio è stato dotato di un sistema tecnologico gestibile tramite un’App dedicata, eliminando la necessità di interruttori tradizionali e pannelli di comando per ogni singolo elemento elettrico. Questa automazione migliora notevolmente l’efficienza energetica e la facilità d’uso, consentendo agli occupanti di personalizzare e controllare ogni aspetto dell’ambiente abitativo con facilità.
Per quanto riguarda l’acustica, l’argomento è più complesso, perché il rumore si trasmette in vari modi e per questo adotto un approccio olistico. Dalla progettazione architettonica alla decorazione, il percorso è un insieme di strategie per migliore l’acustica. Iniziando, dall’orientamento delle stanze per massimizzare l’isolamento acustico naturale, la scelta di serramenti ad alta efficienza isolante, ai tessuti e ai rivestimenti, compresi i pavimenti, tutto riveste un ruolo chiave per l’assorbimento dei rumori.
Come ha gestito la varietà di progetti residenziali e commerciali nel corso della sua carriera, e come affronta i cambiamenti di target e stili di riferimento?
Approccio in modo differenziato i progetti residenziali e commerciali, poiché ogni contesto richiede una considerazione attenta delle esigenze e delle normative specifiche.
Nei progetti residenziali, il mio focus si sposta sulla comprensione approfondita dello stile di vita del cliente. La sfida consiste nel tradurre queste informazioni in un design che rifletta non solo le preferenze estetiche, ma anche le reali necessità e il benessere del cliente. Questo approccio personalizzato mira a creare uno spazio abitativo che sia una vera estensione della vita e della personalità del cliente. Investo molta attenzione nel comprendere le reali necessità del cliente e individuare elementi che possano migliorare il suo benessere quotidiano.
Nei progetti commerciali, la focalizzazione si sposta sul prodotto o servizio offerto, cercando di creare una coerenza tra la proposta commerciale e il concept design del locale. Questo richiede un’analisi approfondita del brand e degli obiettivi commerciali.
L’attenzione progettuale è rivolta alla funzionalità degli spazi, alla creazione di un’esperienza positiva per i clienti e alla trasmissione di un messaggio visivo che rispecchi l’identità del marchio.
In entrambi i contesti, pur tenendo conto delle tendenze del momento, evito qualsiasi forma di omologazione e la ripetizione progettuale. Ogni progetto è una nuova sfida, affrontando cambiamenti di target e di stile, mi permette di esprimere la mia creatività, rendendo ogni progetto unico. Pur rimanendo molto flessibile delle soluzioni adottate cerco di anticipare le evoluzioni del settore.
Spostiamo il focus verso il mondo degli e-commerce nel settore arredo casa. Una recente ricerca di mercato ha evidenziato che il settore dell’e-commerce di arredamento ha subito una crescita costante e significativa, con un aumento del 30% delle vendite online nel corso dell’ultimo anno. Il 78% degli acquirenti nel settore dell’architettura di interni ha dichiarato di utilizzare piattaforme digitali come fonte principale per la ricerca e l’acquisto di prodotti. Alla luce di questi dati, come pensa che l’e-commerce influenzi il percorso di progettazione degli spazi del futuro e l’esperienza di acquisto dei clienti? E qual è il suo punto di vista sull’importanza crescente dell’e-commerce nel settore dell’architettura di interni?
L’e-commerce è senza dubbio una rivoluzione significativa nel campo della progettazione. La possibilità di effettuare acquisti online semplifica la fase di ricerca dei prodotti, nel processo progettuale.
Noi progettisti abbiamo a disposizione un vasto panorama di risorse da integrare nel concept. La diversità di prodotti reperibili online permette una maggiore personalizzazione degli ambienti, consentendoci progettisti di offrire soluzioni più aderenti alle specifiche esigenze dei committenti.
Parallelamente, l’e-commerce ha trasformato l’esperienza di acquisto dei clienti avendo anch’essi una maggiore offerta di mercato, senza limiti territoriali.
Tuttavia, bisogna comprendere che, nonostante la comodità offerta dall’e-commerce, il ruolo del professionista dell’architettura di interni rimane cruciale. La competenza del progettista nel guidare i committenti attraverso le molteplici opzioni disponibili online e nell’integrare tali risorse in un progetto coerente e esteticamente raffinato è essenziale. In sintesi, l’e-commerce ha ampliato le possibilità creative e semplificato il processo decisionale, ma la guida esperta di un professionista rimane imprescindibile per tradurre visioni in spazi concreti e soddisfacenti.
Grazie per averci concesso il suo tempo. Prima di concludere, in che modo la sua passione per la sociologia e la psicologia si traduce nei suoi studi e nella progettazione degli spazi, e come ha affrontato le nuove esigenze del vivere nelle sue ricerche?
Sociologia e psicologia sono due chiavi fondamentali, che completano il mio processo creativo. Entrambi mi forniscono delle chiavi di lettura nella comprensione delle dinamiche abitative, anticipando le esigenze inespresse di una società in continuo cambiamento. Condizione importante per la progettazione.
Possiamo dire che la sociologia è un’area di studio molto ampia della società, che abbraccia l’evoluzione di interi popoli. Nel mio lavoro mi offre un quadro completo per capire come gli individui interagiscono con il loro ambiente e come cambia il comportamento sociale in relazione ad esso. Quest’analisi mi consente di anticipare le esigenze abitative della società contemporanea.
La psicologia ha un campo di azione individuale. Mi offre gli strumenti per esplorare le diverse sfaccettature della personalità e delle esigenze individuali, consentendomi di progettare ambienti che non solo rispecchiano lo stile dei miei clienti, ma che s’ integrano profondamente con il benessere emotivo degli occupanti.
Creare spazi significativi richiede una comprensione approfondita della vera natura delle persone. Questo approccio multidisciplinare completa il mio processo creativo, consentendomi di tradurre l’analisi sociale in soluzioni progettuali concrete che rispondono alle sfide contemporanee .
Questa visione mi permette di creare spazi che da una parte si adattano alle richieste pratiche del vivere la quotidianità ma soprattutto celebrano la diversità umana e contribuisce a creare benessere alle persone che li abitano.