Life SeedForce: il progetto per salvare le specie di piante autoctone italiane

specie di piante autoctone|piante autoctone

In Italia ci sono moltissime specie di piante autoctone, ovvero esclusive delle nostre regioni. Secondo l’ultimo report sullo stato di attuazione della Direttiva Habitat, 58 di queste specie sono in cattivo stato di conservazione e il trend in atto indica un peggioramento della situazione in futuro.

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Cos’è Life SeedForce?

Per rispondere a questo problema è nato il progetto LIFE Using SEED banks to restore and reinFORCE the endangered native plants of Italy  (SeedForce),  un progetto finanziato dalla Commissione europea con un budget totale di 7.790.685 euro che vuole «Recuperare e rafforzare le popolazioni di piante autoctone italiane in via d’estinzione grazie alle banche dei semi».

Il progetto appena avviato durerà fino alla fine del 2026, sarà attuato in 10 regioni italiane (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto), in Francia (Provence-Alpes-Côte d’Azur), a Malta e in Slovenia e vede come capofila il MUSE (Museo delle scienze di Trento) e come partner il Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza di Roma, il Conservatoire botanique national méditerranéen de Porquerolles, il Parco Monte Barro, Legambiente ONLUS, l’Ente Parco Nazionale della Maiella, l’Università di Ljubljana, Biotechnical faculty- Botanic garden, l’Università di Malta, l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università degli Studi di Catania, l’Università degli Studi di Genova, l’Università degli Studi di Palermo, il Centro di Ateneo Orto Botanico dell’Università di Padova, l’Università degli Studi della Tuscia (Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche e l’Università di Udine). Il progetto è inoltre cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente, Cambiamenti climatici e Pianificazione (MECP) e dalla Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione ex situ della flora spontanea italiana.

piante autoctone
Life SeedForce: il progetto per salvare le specie di piante autoctone italiane – Pixabay di DenisDoukhan

Come salvare le specie di piante autoctone

Al MUSE spiegano che «Nello specifico, LIFE SeedForce migliorerà significativamente lo stato di conservazione di 29 specie di piante di interesse comunitario con stato di conservazione sfavorevole, intervenendo concretamente in 76 aree SIC/ZSC incentrate nelle 3 regioni biogeografiche italiane (alpina, mediterranea e continentale) e le regioni confinanti in Francia, Slovenia e Malta. Ben 17 di queste 29 specie sono endemiche in Italia e 10 sono specie prioritarie (ossia specie nei confronti delle quali l’Unione europea ha una particolare responsabilità a causa della loro area di distribuzione, così definite per favorire la rapida attuazione di misure volte a garantirne la conservazione)».

Costantino Bonomi, conservatore di botanica del MUSE e coordinatore del progetto, evidenzia che «Per la prima volta un progetto Life che fa sistema a livello nazionale per salvare le piante a maggior rischio di estinzione”  Una vera e propria rescue operation in grande stile, compiuta su 29 specie, di cui 28 in Italia, particolarmente rare e minacciate presenti in 76 hot-spot di biodiversità, di cui 59 nel nostro Paese, dalle Alpi alle isole maggiori passando per la pianura padana e l’Appennino. Grazie a un approccio integrato, verranno rimosse o mitigate le minacce che gravano su 139 siti di intervento, di cui ben 107 in Italia, dove verranno trasferiti oltre 25.000 individui di queste specie rare, di cui 20.000 in Italia, propagate massivamente in serra e in laboratorio per spezzare le catene dell’isolamento che oggi le condannano all’estinzione».

Quali sono le specie da salvare?

Le specie da proteggere sono le seguenti:

1. Astragalus verrucosus

2. Bassia saxicola

3. Campanula sabatia

4. Cytisus aeolicus

5. Galium litorale

6. Limonium strictissimum

7. Linum muelleri

8. Ribes sardoum

9. Silene hicesiae

10. Adenophora liliifolia

11. Botrychium simplex

12. Centranthus amazonum

13. Crepis pusilla

14. Dracocephalum austriacum

15. Elatine gussonei

16. Eleocharis carniolica a

17. Eryngium alpinum

18. Gentiana ligustica

19. Gladiolus palustris

20. Himantoglossum adriaticum

21. Kosteletzkya pentacarpos

22. Leucojum nicaeense

23. Linaria flava

24. Linaria pseudolaxiflora

25. Liparis loeselii

26. Marsilea quadrifolia

27. Primula palinuri

28. Saxifraga tombeanensis

29. Woodwardia radicans. 

Al MUSE spiegano che «Il rischio di estinzione per queste specie, a parte i fattori intrinseci come la scarsità numerica degli individui delle popolazioni e l’isolamento, è causato dalle modifiche dell’habitat prodotte dall’uomo, tra le quali l’abbandono delle pratiche agricole e territoriali tradizionali (come la cessazione della ceduazione e della fienagione negli habitat selvatici e il pascolo eccessivo), l’invasione di specie aliene e il calpestio causato da attività ricreative ad alto impatto e dal turismo.

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Verso la protezione dei semi

Per questo LIFE SeedForce, attraverso un approccio integrato ex situ/in situ, contribuirà realmente a mitigare o eliminare queste minacce, migliorando la qualità dell’habitat e rafforzando le popolazioni target in 76 siti selezionati dove queste 29 specie crescono ancora o si sono estinte di recente. Le attività previste riguardano il controllo della rivegetazione (rimozione di arbusti e alberi, taglio dell’erba), la protezione dal pascolo eccessivo e dal calpestio con recinzioni pertinenti, l’eradicazione sostenibile delle specie aliene invasive. Per le minacce intrinseche legate a popolazioni piccole e frammentate, SeedForce aumenterà le dimensioni della popolazione con un mix di genotipi accuratamente selezionato che imiterà il flusso genico naturale, eliminando l’isolamento delle piante e curando la frammentazione degli habitat».

Gli obiettivi saranno raggiunti grazie alle competenze e alla collaborazione di tutti i partner per migliorare l’habitat nei 76 Siti di interesse comunitario che si estendono complessivamente su 450.250 ettari, in modo che che: «Ogni sito possa sostenere una popolazione vitale delle specie bersaglio; raccogliere il germoplasma dei fiori e delle piante target, senza intaccare il potenziale riproduttivo naturale delle specie per elaborarlo e conservarlo a lungo termine; propagare queste specie, producendo un totale di non meno di 50.000 individui, utilizzando tutte le strutture del partenariato compresi i laboratori di germinazione dei semi e i vivai. Saranno reintrodotte e rinforzate 139 popolazioni delle 29 specie target in 76 siti della rete, che verranno monitorati costantemente in collaborazione con le autorità di gestione per ottenere risultati ottimali e contribuire a fornire al Paese uno strumento efficace per adempiere all’obbligo contrattuale e alle carenze relative alla procedura d’infrazione».

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Secondo i dati MITE L’origine delle piante esotiche è prevalentemente americana (37,8%), eurasiatica (35,8%), africana (9,7%) o del bacino del Mediterraneo (6,1%); tra le specie esotiche, il 42,7% appartiene alla categoria delle presenze casuali, mentre il 35,3% può considerarsi naturalizzato nel nuovo ambiente (si tratta soprattutto di quelli antropizzati) e ben il 15,9% risulta addirittura invasivo.

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