Le piante tintorie e la tintura vegetale dei tessuti

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Dalle foglie ai fiori, fino alla corteccia e alle radici, le piante possono fornirci pigmenti per tingere tessuti e pelli. Sebbene la tintura vegetale dei tessuti è utilizzata dall’uomo fin dai tempi arcaici, le piante tintorie sono state sostituite dai prodotti chimici e riscoperte solo di recente.

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Le piante tintorie per la tintura vegetale dei tessuti

Fino a più di un secolo fa, i colori erano quasi tutti di origine naturale, poi la pratica della tintura naturale è stata più limitata ad ambiti particolari legati all’artigianato. Negli ultimi decenni però, la maggior attenzione verso gli aspetti qualitativi della vita ha stimolato un interesse particolare per i coloranti naturali.

Le piante tintorie sono un’alternativa alle comuni tinte e possono essere coltivate anche a casa nel proprio orto. In questa prospettiva, gli orti botanici diventano luoghi di sperimentazione e di recupero della cultura tradizionale e storica della tintura, integrata con processi più recenti.

Tantissime piante hanno i pigmenti perfetti per colorare e queste sono le più comuni da utilizzare anche in casa:

  • barbabietola, pianta biennale che ha bisogno di poche cure. Grazie al corpo oleoso è ideale per creare vernici e tinture da utilizzare come base grassa.
  • Carbone vegetale per il nero pece, tritato finemente e miscelato con l’acqua per la fabbricazione d’inchiostri.
  • Estratto di castagno per tingere fibre naturali come lino, canapa, cotone e ortica per una colorazione vicina al marrone scuro.
  • Foglie di edera per una colorazione naturale grigio-verde.
  • Bacche di sambuco per la tintura di tessuti di colore lilla.

Come avviene la tintura vegetale dei tessuti

Le piante tintorie hanno fiori, bacche, radici e cortecce che sono parti necessarie per ottenere una tinta adatta a diversi tipi di materiali.

Nel settore tessile, il maggior utilizzatore di tinture naturali, si bolle tra i 70° e i 90°C le parti necessarie, con l’aggiunta di sali metallici. La maggior parte dei vegetali infatti permette un’estrazione dei pigmenti attraverso la macerazione e la decozione in acqua.

La fase successiva consiste nell’immergere il materiale in bagni di calore per procedere con la tintura vera e propria. Il materiale mordenzato è immerso nel bagno di colore con i principi coloranti estratti e quindi tinto con tempi e temperature idonei e specifici a seconda dei diversi pigmenti.

La tonalità e la brillantezza dei colori ottenuti dalle piante sono caratteristiche della singola specie ma variano all’interno dello stesso colore per piante diverse.

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Le piante tintorie e la tintura vegetale dei tessuti – Shutterstock1345792970 di boyphare

Come tingere i diversi tipi di tessuto

I materiali che è possibile colorare in maniera del tutto naturale sono molti. Oltre alle fibre tessili si applica la tintura su cuoio e altre pelli. La lana e la seta sono i due tessuti che meglio si prestano alle diverse colorazioni. Il cotone invece richiede un trattamento particolare per ottenere buoni risultati. In base al rapporto tra la quantità di tintura vegetale e la quantità di tessuto da colorare, si potranno ottenere colorazioni di diversa intensità. Può comunque succedere che alcuni tessuti richiedano più tinture.

Solitamente il processo di colorazione dei tessuti avviene tramite l’ammollo prolungato in acqua tinta con elementi naturali. Per ottenere tonalità più intense si aumentano le quantità di coloranti e i tempi di ammollo.

Nell’arredamento, i tessuti a tinta naturale trovano facile impiego in camera da letto come copriletto, cuscini ed elementi decorativi da parete, oppure in soggiorno per divani e tappeti.

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • La maggior causa di inquinamento ambientale dipende proprio dall’utilizzo di tinture chimiche da parte delle industrie tessili. A livello mondiale, l’industria tessile consuma tra i sei e i nove trilioni di litri d’acqua all’anno solo per la tintura dei tessuti. Gli scarti tintori finiscono con facilità nei corsi d’acqua e nel mare.

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