L’Amazzonia rischia di sparire entro il 2064

L’Amazzonia rischia di sparire - cause e conseguenze

Non è più un segreto che la foresta pluviale più grande del mondo sia in pericolo. L’Amazzonia rischia di sparire entro il 2064.

Secondo Greenpeace le foreste Ue possono assorbire il doppio di CO2 se ben gestite

I rischi per l’Amazzonia: lo studio

Gli ultimi risultati giungono da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Environment: Science and Policy for Sustainable Development che imputa la colpa alla deforestazione, alla crisi climatica e allo sfruttamento economico dell’area naturale.

“Poco dopo la fine del millennio, delle efficaci politiche ambientali in Brasile hanno ridotto i tassi di deforestazione nel bacino amazzonico. – spiega il geologo Robert Toovey Walker dell’Università della Florida, autore della ricerca –Sfortunatamente, queste politiche sono state via via abbandonate nello stesso momento in cui hanno mostrato i loro effetti positivi e il numero di deforestazione ha iniziato a salire dopo aver raggiunto un punto minimo nel 2012.”

Oltre ai problemi già citati, anche il continuo susseguirsi di incendi rimarca il problema, causando conseguenze ambientali che ricadono sull’intera area.

“Ci sono prove crescenti che la deforestazione influisce sul clima regionale riducendo le precipitazioni e allungando la stagione secca. – continua Robert Toovey Walker. – Nell’Amazzonia meridionale, l’estensione della stagione secca è particolarmente notevole. Nelle parti pesantemente deforestate dello stato di Rondônia, la stagione delle piogge inizia 11 giorni dopo rispetto a tre decenni fa, quando è iniziato l’insediamento”.

Perché l’Amazzonia rischia di sparire entro il 2064

L’Amazzonia è in mutamento da trent’anni. In questo periodo si è verificata la mortalità delle piante provocata dalla siccità e dal calore. Per questo, se la stagione secca dell’Amazzonia meridionale continuerà ad allungarsi, la siccità del 2005 diventerà la nuova normalità della regione prima della fine del secolo. A rischio quindi non solo la biodiversità, ma intere popolazioni, soprattutto indigene.

Queste infatti risultano essere particolarmente vulnerabili data la loro dipendenza diretta dalle risorse di base e l’emarginazione sociale che subiscono. Anche l’idroclima forestale dell’Amazzonia che fornisce sicurezza a tutti coloro che vivono in quell’area, con la siccità perenne evolverebbe in una vera e propria catastrofe.

“Qui, la domanda di acqua da parte dell’agricoltura, dell’industria e delle popolazioni urbane alla fine supererebbe l’offerta in calo, portando alla crisi. La siccità del 2014-2015 offre uno sguardo al futuro del Brasile sudorientale a seguito di un arresto più permanente del trasporto di umidità dall’Amazzonia. La situazione sarebbe peggiore, dato che il Brasile fa affidamento all’energia idroelettrica per gran parte del suo consumo energetico. Evidentemente, la regione più popolosa e produttiva del Brasile dipende da una sana foresta amazzonica” spiega Walker.

La responsabilità politica

Il professore Robert Toovey Walker sottolinea anche come il problema dipenda dall’amministrazione politica che mette in difficoltà gli aiuti e continua la sua campagna di deforestazione per l’agricoltura intensiva senza preoccupazioni.

“Sebbene il Brasile abbia iniziato a smantellare le politiche ambientali prima dell’elezione del presidente Jair Bolsonaro, la sua amministrazione sembra intenzionata a eliminare tutte le restanti restrizioni sul sfruttamento senza restrizioni delle risorse naturali dell’Amazzonia. Sembra quindi probabile che la perdita totale di foreste supererà il 25% nel prossimo futuro. Questa è probabilmente una conclusione scontata con i progetti infrastrutturali attualmente in corso. A peggiorare le cose anche altri paesi amazzonici, in particolare l’Ecuador con i suoi vasti depositi di idrocarburi, stanno seguendo l’esempio del presidente Bolsonaro, incentivando l’estrazione delle risorse in Amazzonia”.

WWF: l’Amazzonia è a rischio estinzione

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Solo nel mese di agosto 2020 sono stati 30 mila i roghi registrati, con un aumento del 196% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

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