L’alluminio: il costo della materia prima è un’incognita sulla ripresa economica

L'alluminio il costo delle materia prima valore più alto da 10 anni|L'alluminio il costo delle materia prima ai massimi da 10 anni

È notizia recente che il costo delle materia prima dell’alluminio abbia raggiunto il prezzo più alto dell’ultimo decennio. Il valore si aggira intorno ai 2.700 dollari a tonnellata. La questione dell’alto costo di produzione dell’alluminio è legato a molti fattori, tra cui la scelta della Cina di avviarsi verso una progressiva decarbonizzazione. Il paese è infatti tra i principali produttori di questo materiale ampiamente usato anche nell’edilizia, ad esempio per la realizzazione degli infissi. Ad incidere sul prezzo anche la carenza di offerta, aspetto che ha fatto ulteriormente lievitare i prezzi del mercato.

La produzione cinese dell’alluminio e il costo delle materie prima

Tra le cause dell’aumento del prezzo dell’alluminio c’è la decisione da parte del governo cinese di avviarsi alla transizione ecologica. La riduzione di emissione di carbonio non è che il primo step di una progressiva diminuzione dell’inquinamento, che ha come obiettivo ultimo il raggiungimento di zero emissioni entro 2060. Negli ultimi tempi sono state molte le fonderie cinesi di alluminio che hanno iniziato a tagliare la produzione. Nella Regione cinese del Guangxi, dove ogni mese vengono prodotte circa 925 mila tonnellate di alluminio, con le nuove direttive si prevede una riduzione della produzione di quasi un quinto.

Il processo di trasformazione che porta la bauxite ad allumina e poi ad alluminio è estremamente dispendioso in termini energetici. Si prospetta così anche un aumento dei costi dell’elettricità che porterà ad aumentare ulteriormente il costo dell’alluminio, con conseguenze importanti sul mercato mondiale.

La crisi energetica si è ulteriormente intensificata a settembre 2021 quando ben 20 province cinesi e le città nel nord-est della Cina hanno dovuto affrontare il blackout. Le autorità locali hanno quindi chiesto alle fonderie di ridurre ulteriormente le produzioni per tutto il resto dell’anno. Tutto questo a fronte della domanda di carbone ed elettricità che è destinata ancora a crescere nei prossimi mesi, quando sarà necessario accendere il riscaldamento per la stagione invernale.

Se i prezzi dell’energia rimarranno alti per lungo tempo, il rischio sono ulteriori tagli produttivi o persino lo stop alle forniture di alluminio.

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L’importazione delle materie prime: la bauxite

Il problema dei costi non riguarda solo l’alluminio. Il costo delle materia prima interessa anche altri materiali come silicio e magnesio, i cui prezzi sono aumentati.

Nel caso dell’allumina, che rappresenta quasi il 35% del totale dei costi di fusione dell’alluminio, i prezzi erano rimasti calmi fino a luglio 2011. Poi, l’offerta ha cominciato a rarefarsi in Cina e, all’inizio di settembre 2021 c’è stato anche il colpo di stato in Guinea che ha alzato ulteriormente i prezzi. Il paese africano è infatti il secondo produttore mondiale della bauxite

La Cina, che nel 2020 ha prodotto circa il 57% di tutto l’alluminio a livello globale, è il più grande importatore di bauxite. Materia che circa per il 60% proviene da fonti estere e principalmente proprio dalla Guinea.

Con questi fatti il rischio è quindi quello di un calo delle esportazioni. Nonostante il colpo di stato in Guinea sembra che le attività nelle miniere di bauxite non si siano rallentate. Tuttavia, i prezzi dell’alluminio sono saliti e restano ancora alti. Pertanto, per l’alluminio, il costo delle materia prima ha inciso ulteriormente sul costo attuale. 

L'alluminio il costo delle materia prima ai massimi da 10 anni
L’alluminio il costo delle materia prima un’incognita sulla ripresa economica – Shutterstock Di BigTunaOnline

Le conseguenze dell’aumento dei costi

Secondo gli esperti, il rialzo del prezzo non è un fenomeno passeggero. A settembre 2021 durante l’Harbour Aluminium Summit di Chicago, gli addetti hanno parlato di limitazione delle forniture per tutto il 2022, ma non si esclude che la cosa possa protrarsi ulteriormente. 

Nel 2019 l’Europa ha importato circa 6 milioni di tonnellate di alluminio. Nel vecchio continente infatti, l’alluminio primario non viene praticamente prodotto e quindi va importato. Questo vale anche per l’Italia, dove l’alluminio manca al 100%. In assenza di materia prima il rischio a lungo termine é la perdita di posti di lavoro in tutti quei comparti che fanno uso dell’alluminio. Settori che vanno dall’automobilistica all’edilizia, dall’imballaggio alla meccanica.

La produzione di alluminio

L’alluminio si presenta in natura sotto forma di minerale, la bauxite, un metallo con immense possibilità di impiego in vari settori. Tra i metalli di uso industriale l’alluminio è il più giovane, essendo stato prodotto per la prima volta su larga scala industriale poco più di 100 anni fa. Si deve infatti risalire al 1886, anno in cui Charles Martin Hall e Paul Heroult, scoprirono contemporaneamente ma indipendentemente, il primo processo di fusione elettrolitica per la produzione di alluminio metallico dall’allumina. Il loro metodo è utilizzato ancora oggi per la produzione di alluminio anche se migliorato dalle scoperte successive.

L’alluminio è ancora oggi oggetto di ricerca. Tra le caratteristiche più importanti di questo materiale è che lo si può ottenere anche dal riciclo dell’ alluminio stesso.

Esso infatti può essere riciclato al 100% infinite volte, senza perdere mai le sue caratteristiche originali. Anche dopo numerose fasi di riciclo, quando cioè passa dall’essere alluminio primario ad alluminio secondario.

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • L’Africa occidentale ha le più grandi riserve di bauxite del mondo. Si stima che siano ben 7,4 miliardi di tonnellate, quasi un quarto del totale delle riserve globali.
  • Nei primi otto mesi del 2021, le importazioni di bauxite dalla Cina sono diminuite dell’8% ma le importazioni dalla Guinea sono aumentate del 4%.
  • Nel 2020 è stato presentato il rapporto “L’Italia del Riciclo 2020”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e FISE UNICIRCULAR, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e di Ispra. Dall’indagine è emerso che gli imballaggi in alluminio sono aumentati del 6% rispetto al 2018. Mentre i quantitativi di rifiuti di imballaggio in alluminio avviati a riciclo si sono ridotti del 5%, corrispondenti al 70% dell’immesso consumo.

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