La famiglia italiana: un’analisi

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La famiglia italiana è in continua trasformazione ormai dalla seconda metà del secolo scorso.

I suoi legami, sia verticali che orizzontali, sono stati modificati a causa di importanti cambiamenti sia a livello sociale che biologico.

Nel mondo moderno la famiglia “forte” e i valori più tradizionali sono mutati.

La famiglia italiana tradizionale

All’estero le famiglie italiane vengono viste come nuclei di grandi dimensioni con a capo un padre patriarcale e una madre casalinga. Si tratta di uno stereotipo attribuito alle famiglie di immigrati italiani in America del secolo scorso, e in realtà riflette sempre meno le reali caratteristiche della famiglia italiana.

In 150 anni il numero di famiglie italiane si è quintuplicato ma il numero dei componenti della famiglia si è invece ridotto. In vent’anni il numero medio di componenti in famiglia è sceso dal 2,7 del 1996 a 2,4 del 2016. In aumento anche le famiglie composte da una sola persona mentre si riducono quelle di cinque o più componenti.

Quando si parla di famiglia italiana si fa sempre meno riferimento alla coppia genitoriale con numerosi figli e sempre più ci si riferisce a coppie senza figli, famiglie monogenitoriali e, sopratutto, persone che vivono da sole, o single.

La famiglia italiana e i cambiamenti sociali

I principali cambiamenti iniziano negli anni Settanta, con l’introduzione della legge sul divorzio, del 1970, la riforma del diritto di famiglia del 1975 e la legge sull’aborto del 1978. Tutto questo in seguito al periodo della contestazione giovanile del 1968 e delle rivendicazioni del movimento femminista.

Il modello familiare italiano ispirato ai dogmi della Chiesa Cattolica entra quindi in crisi. Questo è ciò che dimostra anche il primo referendum sul divorzio in cui risultò favorevole il 59,3% della popolazione, contro il 40,7 dei contrari.

Negli anni Ottanta, in un successivo referendum per l’abolizione del divorzio la maggioranza fu ancor più travolgente: il 70% della popolazione si mostrò favorevole al divorzio.

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Foto di simona pillola 2 su Shutterstock

La famiglia italiana e il welfare

Tra mutazioni e tradizioni ancora radicate, le specifiche scelte hanno anche carattere pratico ed economico.

In molti paesi del mondo occidentale i governi mettono a disposizione dei cittadini programmi di welfare, sia per l’assistenza ai bambini che delle persone anziane, malate o disabili, in Italia per svolgere questi compiti si conta ancora moltissimo sull’aiuto che viene dalla famiglia.

Con la crisi economica inoltre, nel 2009 il tasso di occupazione è diminuito di 1,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente; nel 2010 è diminuito di ulteriori 0,6 punti.

Nella tarda primavera del 2009, circa 480 mila famiglie abbiano sostenuto almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei dodici mesi precedenti.

L’Italia è il paese europeo con il gap maggiore fra patrimonio e reddito delle famiglie: questo dato è un indicatore di disuguaglianza sociale.

L’Italia è l’unica nazione che non ha visto crescere la ricchezza pro capite dalla crisi del 2008 e oggi, con 150 mila euro a persona, è in penultima posizione fra i paesi europei di dimensioni simili.

Il matrimonio e la convivenza

L’Italia, con la Slovenia, è in fondo alla classifica europea dei matrimoni. Questo perché non ci si sposa più giovanissimi ma si aspetta la conquista della stabilità economica, che arriva solitamente dopo i 30 anni.

Gli uomini giungono al matrimonio con una età media di 33,7 anni e le donne di 31,5. Per l’Istat il motivo è l’«invecchiamento del Paese» infatti il numero di figli è drasticamente diminuito e in dieci anni la fascia della popolazione tra i 16 e i 34 anni è scesa di 12 milioni.

Se ci sono sempre meno giovani i matrimoni e le unioni civili tra giovani diminuiscono. Le convivenze sono in costante crescita e si sono più che quadruplicate in 20 anni passando da 329 mila a 1 milione e 368 mila.

Il balzo dei matrimoni civili è in buona parte dovuto alle seconde nozze e al divorzio breve. Anche la maggioranza delle coppie in cui almeno uno degli sposi è straniero decide di sposarsi in comune. La durata media del matrimonio al momento della separazione è di circa 17 anni e in media i mariti hanno 48 anni, le mogli 45 anni.

Livello di istruzione della popolazione

Se nell’Ottocento su tutto il territorio italiano dominava l’analfabetismo, specialmente al sud, dopo il secondo conflitto mondiale gli analfabeti sono diminuiti contando solo il 12,9% della popolazione.

Bisogna considerare inoltre che negli anni Venti del secolo scorso frequentare l’università era un privilegio riservato a poche donne: ogni 100 laureati solo 15 erano donne. È negli anni Novanta che si è verificato il sorpasso delle donne sugli uomini di oltre il 50%.

In Italia i livelli di istruzione sono in aumento, ma restano ancora sotto la media europea. Siamo indietro sia per numero di diplomati che per quello di laureati.

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Foto di Lucigerma su Shutterstock

Donne, lavoro e Famiglia

La partecipazione femminile al mercato del lavoro è in Italia da sempre bassa rispetto ad altre realtà nazionali, anche se è cresciuta costantemente negli ultimi anni. Al contrario di quanto avviene in altri Paesi, dalle donne italiane che lavorano ci si attende ancora che esse svolgano comunque alcuni ruoli tradizionali.

In generale rappresentano circa il 40% della popolazione aziendale e il 52,2% della popolazione femminile italiana tra i 20 e i 64 anni lavora, seppur in Italia il tasso di occupazione femminile risulti inferiore anche per le donne laureate rispetto alla controparte maschile.

Le donne continuano a percepire guadagni inferiori rispetto agli uomini, con stipendi più bassi del 18,8% contro il 16% previsto in tutta l’Unione Europea.

Gli uomini che vivono in famiglie in cui anche la moglie lavora non aumentano in modo significativo il loro contributo ai lavori domestici dopo la nascita dei figli e il 10% dei padri italiani non è mai di aiuto, nella cura dei figli. Tuttavia, va detto che nelle famiglie in cui il livello di istruzione fra moglie e marito è paritario la divisione egualitaria del lavoro domestico aumenta, anche se vi sono ancora forti differenze regionali fra nord e sud.

In tutta Europa comunque le differenze più ampie tra le donne e gli uomini si registrano in Grecia (85 % delle donne e 16 % degli uomini) e in Italia (81 % e 20 %), mentre quelle più ridotte in Svezia (74 % delle donne e 56 % degli uomini) e in Lettonia (82 % e 57 %).

Riduzione del tasso di natalità

Dall’Unità di Italia ad oggi la natalità si è ridotta di un quarto. I problema riguarda soprattutto l’incertezza del futuro e l’accresciuto interesse nei confronti del sano sviluppo del figlio.

I figli non solo non rappresentano più una risorsa economica per la famiglia come accadeva nell’Italia contadina, ma sono un costo. Inoltre, l’aumento dell’età a cui si diventa genitori non favorisce la fertilità. L’Italia è al momento il Paese Ue con il tasso di natalità più basso.

La famiglia italiana e la transizione all’età adulta

Fino a non moltissimi anni fa, la transizione verso l’età adulta era delineata da passaggi ben definiti: la fine della scuola, l’entrata nel mondo del lavoro, il matrimonio. Oggi questi marcatori sono diventati più flessibili.

La crisi economica ha ulteriormente accentuato un problema: più della metà dei giovani fra i 20 e i 34 anni, celibi e nubili, vive con almeno un genitore. In Croazia sono il 93,1 % e in Slovacchia l’89,2 %, l’Italia entra nel podio con l’88,3 %.

Contrariamente a quanto accadeva nei decenni passati, ai giovani adulti viene data una grande libertà nel processo decisionale all’interno della casa. I giovani quindi sono soddisfatti del rapporto con i genitori, che ritengono aperto e privo di problemi.

Questo genere di rapporti tuttavia non sempre sono fruttuosi per i figli, perché possono contribuire a bloccare lo sviluppo personale, scoraggiando i giovani a lasciare il nido.

Per gli abitanti italiani la famiglia viene prima di tutto

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Nonostante i rapidi cambiamenti, molte tradizioni e valori della famiglia tradizionale italiana restano importanti. La maggior parte degli italiani tendono a mantenere legami molto forti con i loro genitori, con i figli adulti e con gli altri parenti. Ci sono molti giovani adulti che scelgono di abitare nella casa dei genitori o comunque non lontano dall’abitazione dei genitori. La famiglia italiana si riunisce almeno una volta al giorno per la cena, mentre la famiglia allargata ai nonni, ai cugini e agli altri parenti si riunisce per alcune festività e occasioni speciali. Se i genitori sono anziani e vedovi, vengono spesso accolti in casa dai figli, in modo da facilitare le cure da dedicare loro, rimanendo delle figure molto importanti con le quali il legame dura per tutta la vita.

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In copertina: foto di simona pillola 2 suShutterstock

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