Invecchiare bene, invecchiare meglio

anziani

Sono 13,8 milioni gli anziani in Italia. Circa il 23% della popolazione totale che ammonta a circa  60.359.000 persone.  È un argomento delicato e per  questo abbiamo  intervistato una neuropsicologa, la dottoressa  Giuditta Manfredi, del centro Medicina e Nutrizione per comprendere  meglio come invecchiare bene sia possibile, senza traumi grazie ai progressi  della medicina.

Di cosa si occupa una neuropsicologa legata alle patologie dell’invecchiamento?

Il neuropsicologo nel campo delle patologie dell’invecchiamento si occupa di diverse casistiche, tra cui le diagnosi di demenza, esiti di ictus, esiti di interventi neurochirurgici o in caso semplicemente di sospetto “invecchiamento precoce”. Per invecchiamento però includerei tutti quei processi di invecchiamento anomalo del nostro stato cerebrale: come un uomo di 40 anni può avere problemi cardiaci andandosi a curare da un cardiologo, un altro 40enne può invece avere dei problemi a ricordare i suoi impegni settimanali o si inceppa mentre parla, ma, a differenza del primo caso, non si farà visitare da nessuno perchè nella maggior parte dei casi non sa nemmeno a chi rivolgersi.dell’invecchiamento?

Perché dovrei affidarmi ad un neuropsicologo?

Il neuropsicologo è una figura che nasce dall’incontro di due discipline: la neurologia e la psicologia. Da questo dialogo collaborativo è nata una nuova disciplina che fonde i due punti di vista in un unico approccio e questo è il motivo per cui è bene affidarsi ad un neuropsicologo se si riscontrano problemi cognitivi.
Capita ad esempio che a livello neurologico non ci siano problemi riscontrabili oggettivamente ma la persona lamenta un disagio cognitivo lo stesso: ecco che la neuropsicologia entra in gioco andando a ricercare le cause e cercando di dare una risposta soddisfacente per un protocollo riabilitativo.

La cosiddetta “demenza senile” è un concetto ampiamente superato, ossia non esiste. Lei è d’accordo con questa affermazione? Perché?

Nonostante sia un termine ancora molto in uso sia dal personale medico sia dai pazienti, la demenza senile è ad oggi un termine obsoleto per diverse ragioni. La prima è indubbiamente la discrepanza tra il concetto di demenza e il concetto di vecchiaia: una diagnosi di demenza, purtroppo, in casi rari può già essere effettuata a 50 anni. Un’altra ragione culturale, invece, è che quando si è vecchi si ha la demenza, concetto mai più sbagliato: invecchiare bene è possibile e qualsiasi devianza dalla norma è da approfondire.

Quanti sono gli abitanti anziani in Italia?

Quali sono le richieste più frequenti al vostro centro?

Il primo approccio presso il centro arriva specialmente dai parenti, i quali sono curiosi di capire come funziona la neuropsicologia, sia a livello valutativo sia a livello riabilitativo. Purtroppo i problemi cognitivi non coinvolgono solo il paziente ma l’intero nucleo famigliare, ecco perché il caregiver è parte integrante del percorso terapeutico. Questo è il motivo per cui solitamente la prima richiesta di aiuto arriva proprio dal famigliare, lasciato spesso e volentieri solo dopo il percorso difficile della diagnosi. Al centro arriva una vera e propria richiesta di aiuto, spesso anni dopo la reale necessità del paziente, per questo motivo informare circa il mondo della neuropsicologia è di fondamentale importanza.

Come affrontate le problematiche dei pazienti?

Dopo un’attenta valutazione iniziale si consiglia al paziente un protocollo di cura che mira a migliorarne la qualità della vita sotto tutti i punti di vista, sia medico che neuro-psicologico. Il paziente “fragile” cognitivamente spesso ha bisogno di una terapia personalizzata che solo un’equipe di figure professionali collaboranti possono offrire. Ad esempio un paziente tipo solitamente è polipatologico ed in terapia polifarmacologica: l’obiettivo del centro è prendere in cura tutto ciò che riguarda il benessere del paziente, non trascurando alcun aspetto. L’obiettivo del centro e del servizio offerto è quello di avvicinarsi ai pazienti fragili, dando la possibilità di ricevere sostegno all’intera famiglia e offrendo un percorso di cura personalizzato e continuativo.

Invecchiare bene si può? Come? Prevenzione: cosa fare?

Inizio con il dire che invecchiare bene si può, ma non si può certo pensare di occuparsi della propria vecchiaia a 70 anni. Spesso ci si dimentica di prendersi cura del proprio benessere cerebrale, ma questo è un problema culturale: la prevenzione deve partire proprio dalle figure sanitarie. “è anziano”, “è normale che perda la memoria”, “a 80 anni può anche vivere così” sono frasi che troppe volte vengono ripetute senza però occuparsi realmente del problema: una buona informazione sulla necessità di prevenzione e sulle possibili ipotesi di trattamento non-farmacologico risulta oggi un dovere etico-morale da parte nostra.
Uno stile di vita ricco e attivo a livello culturale protegge il nostro cervello dall’invecchiamento patologico.

Riabilitazione cognitiva: è possibile?

La Riabilitazione Cognitiva è un efficace trattamento non farmacologico rivolto ai soggetti colpiti da problemi cognitivi, come demenza, traumi cranici, ictus. Consiste nell’apprendimento di strategie compensatorie e nello sfruttamento delle abilità residue al fine di contrastare il decorso degenerativo.
Ad oggi non esiste purtroppo alcun trattamento farmacologico specifico per le demenze: la riabilitazione cognitiva si configura come l’unica metodologia in grado di contrastare il deterioramento cognitivo, seppur la demenza rimanga una patologia degenerativa.
Attraverso la stimolazione delle funzioni cognitive si può modificare il decorso della patologia, “spingendo avanti” la progressione degenerativa (il paziente mantiene più a lungo la propria autonomia); inoltre si migliora la qualità della vita del paziente e, soprattutto, dell’intera famiglia, riducendo l’isolamento sociale, l’ansia e la depressione.

Inviate le vostre  domande alla dottoressa  Manfredi alla nostra email di redazione o per maggiori informazioni consultare il  sito www.medicinaenutrizione.it

Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?

  • La popolazione italiana vive molto a lungo: la speranza di vita per gli abitanti  italiani è di 83,1 anni. Ci superano solo  la  Spagna (83,4 anni) e  il Giappone, con un’aspettativa di vita di 84 anni.
  • Gli investimenti nelle residenze private per anziani crescono del 15-20% all’anno
  • I dati istat sul mondo  degli anziani in Italia si trovano alla  seguente pagina:  www4.istat.it/it/anziani

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