Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde: la rassegna cinematografica sostenibile dell’Università di Bologna  

Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde|Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde|Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde|Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde

Nastro Verde: la rassegna cinematografica sostenibile dell’Università di Bologna

Oggi Habitante ha il piacere di intervistare Antonella Giliberti che opera nel Settore Sostenibilità di Ateneo presso l’Area Edilizia e Sostenibilità. Ci racconta del “Nastro Verde”, la rassegna cinematografica che tratta temi legati alla sostenibilità, nata in collaborazione con il Dipartimento delle Arti.

Buongiorno Antonella, la rassegna di cinema sostenibile Il Nastro Verde, di cui sei la coordinatrice, sta per giungere alla quarta edizione. Il progetto che utilizza il linguaggio cinematografico è nato per la comunità accademica. Successivamente è stato rivolto anche agli Istituti Superiori per avvicinare e sensibilizzare i ragazzi e le ragazze alle tematiche della Sostenibilità. In che maniera ha reagito il pubblico? 

Buongiorno Enrica, posso dirti che oggi, stiamo già progettando la quarta edizione grazie proprio al riscontro positivo che abbiamo avuto dal pubblico, soprattutto gli studenti. Il progetto ha preso avvio nel 2019 a favore di tutta la comunità accademica, quindi, docenti, personale tecnico amministrativo e studenti dell’Università di Bologna. Una platea di quasi 100.000 persone.

In ogni serata abbiamo registrato il tutto esaurito. Tra l’altro, a partire dall’edizione 2020, durante la pandemia, abbiamo implementato la modalità in streaming, con il pubblico in sala e il pubblico da casa, che ha potuto seguire la proiezione e il successivo dibattito.

Il valore aggiunto di questa iniziativa rispetto alla semplice Rassegna di Cinema è l’incontro con l’esperto, un docente dell’Università, scelto tra i migliori studiosi sui temi legati alla sostenibilità di volta in volta affrontati, in alcuni casi anche con il regista. Il dibattito, successivo alla proiezione, è stato introdotto a partire dalla seconda edizione, perché l’esperienza della prima aveva fatto emergere la necessità sentita dal pubblico di parlare insieme degli argomenti affrontati.

Il gradimento dell’iniziativa è emerso anche dal questionario di soddisfazione che abbiamo somministrato al pubblico a conclusione delle varie edizioni. Abbiamo percepito proprio come iniziative di questo tipo contribuiscano a creare o rafforzare il senso di comunità.

Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde
Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde la rassegna cinematografica sostenibile dell’Università di Bologna – foto concessa da Nastro Verde

I temi trattati 

Sono tanti i temi trattati finora, cerchiamo di toccare un po’ tutti i temi relativi ai 17 obiettivi ONU dell’Agenda 2030:

  • fast fashion,
  • biodiversità e recupero dei valori legati alla Terra,
  • salute pubblica in epoca di pandemia,
  • inquinanti ambientali,
  • buone pratiche energetiche,
  • cibo sostenibile,
  • consumo responsabile.

NastroVerde@Scuola

Nel 2021, per la prima volta, abbiamo realizzato un’iniziativa collaterale alla Rassegna serale denominata NastroVerde@Scuola. Così, per la prima volta in Unibo, sono stati coinvolti 148 studenti di un Istituto superiore di Bologna in un progetto volto all’acquisizione di competenze trasversali e di orientamento su temi legati alla sostenibilità.

In particolare, i cinque incontri sono stati svolti in una grande aula attrezzata dell’Istituto. Qui, oltre a presentare l’Alma Mater e le tante possibilità offerte per il loro successivo percorso di studi,  abbiamo proiettato film sui temi della sostenibilità a cui è seguita la lezione tenuta da un docente Unibo. Pertanto, è stato approfondito il tema individuato e il significato del cinema e più in particolare del documentario, come mezzo per veicolare efficacemente questi temi.

Il project work finale

Successivamente, sulla base delle sollecitazioni ricevute, i ragazzi e le ragazze hanno elaborato un project work, lavorando in modo molto creativo individualmente e in gruppo.

L’obiettivo è stato presentare l’esito del lavoro nella giornata conclusiva del progetto. Quando abbiamo potuto apprezzare quanto i temi proposti  avessero coinvolti i ragazzi e come avessero contribuito a innescare un processo per lo sviluppo di una loro coscienza e consapevolezza. Ciò rappresenta una grande soddisfazione! Siamo riusciti a parlare ai ragazzi con un linguaggio scientifico e costruttivo e abbiamo avuto un riscontro positivo da parte loro!

Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde
Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde la rassegna cinematografica sostenibile dell’Università di Bologna – foto concessa da Nastro Verde

So che sei una persona orientata alla sostenibilità, non solo nei progetti lavorativi che segui, ma anche nella vita quotidiana, che vivi mettendo in pratica azioni sostenibili per la salvaguardia ambientale e per il benessere psicofisico. Cos’è per te la sostenibilità? Raccontaci di più. 

Grazie per questa domanda, perché mi offre l’occasione per esprimere come il tema della sostenibilità mi coinvolga non solo sul piano lavorativo e professionale, ma intimamente come persona. Infatti, da molti anni, sono studiosa, praticante e insegnante di Qi Gong, una millenaria disciplina che ci è stata tramandata dall’Oriente e che affonda le sue radici principalmente nella visione taoista dell’Universo e dei rapporti tra il microcosmo e il macrocosmo.

Gli antichi filosofi cinesi Laozi e Zhuāngzi sostenevano già più di 2.500 anni fa la necessità di vivere in armonia con la Natura e nel rispetto delle sue leggi. Ed anche come sia importante che l’uomo agisca in accordo con esse non solo per il suo benessere, ma per costruire una società armoniosa e pacifica. Sto parlando di un concetto spirituale trasversale a qualunque fede religiosa. Anche Papa Francesco, recentemente, ha parlato di questi problemi proprio in questi termini.

Da questo punto di vista, ho avuto modo di sperimentare quanto la disciplina del Qi Gong sia ecologica. Ovvero, dove per ecologia si intende la connessione profonda con la Natura.  

La vita sostenibile sulla Terra

Soltanto nel momento in cui recuperiamo questa connessione e ci sentiamo parte del tutto, non occupanti ma custodi della Terra, e ci rendiamo conto che tra noi e gli altri abitanti del Pianeta e la Terra stessa c’è un’unica vibrazione, un’unica origine, potremo innescare una vera trasformazione sostenibile. Una trasformazione che parte all’interno della coscienza di ognuno.

Oggi, è sempre più difficile riuscire a percepire il collegamento che esiste tra gli esseri umani e tra tutti gli esseri che abitano questo Pianeta. Tuttavia, è così: non c’è separazione, l’individualità protagonista di questa società, è finzione. Siamo collegati da qualcosa di invisibile. Seppur non tangibile, non significa che non c’è.

La Natura Collaborativa per vivere in maniera ecologica

La Natura, con le sue leggi, è Maestra. Ci insegna che la Vita è improntata da un principio di collaborazione, di partecipazione alla Vita nella quale ogni essere ha un proprio ruolo.

Un principio totalmente distorto nel corso della storia dall’essere umano che, infatti, lo ha ha trasformato in principio di competizione per cui “il pesce grande mangia il pesce piccolo”. Competizione che oggi ha raggiunto livelli pazzeschi nella moderna società capitalistica. Quindi, ciò per dire che in Natura non c’è sopruso, non c’è prevaricazione, non c’è competizione ma collaborazione alla Vita.

Ci insegnano ad esempio, che nella fecondazione dell’essere umano c’è una lotta tra gli spermatozoi in cui vince il più forte e sarà quello che arriverà a fecondare l’ovulo. Ma in realtà, la visione collaborativa ci dice che tutti gli spermatozoi partecipano e assecondano il processo di quell’unico spermatozoo che permetterà alla Vita di manifestarsi ancora.

Il principio di collaborazione crea un paradigma completamente diverso che ha un impatto profondo su come ci relazioniamo con la Vita e all’interno della società.  

L’interesse personale per il Qi Gong

Quindi, ritornando al mio interesse personale per il Qi Gong, questa disciplina offre la possibilità di creare una relazione profonda con la Natura e le sue leggi, assecondando i doni che questa ci porta, la ciclicità della Vita, l’interdipendenza tra gli esseri, ecc.

Nel nostro moderno modo di vivere, noi esseri umani abbiamo perso il contatto con il flusso e i cicli della vita, viviamo contro natura. Vedi la paura di invecchiare o morire, ad esempio. Importantissimo tema che riguarda l’accettazione dei cambiamenti, della trasformazione biologica del corpo, ecc. E quindi, dell’accettazione che la morte è una trasformazione, non la fine di tutto, ma un passaggio.

Come gli antichi filosofi dicevano e come confermato dalla moderna fisica quantistica, tutto è energia. E l’energia è in movimento e in trasformazione continua con i suoi cicli e le sue leggi.

Essere proiettati verso l’esterno, come questa società con le sue innumerevoli e distorte sollecitazioni ci induce a fare, non ci permette di sentire. Per cui, avere l’attitudine di ascoltarsi, attraverso un atteggiamento meditativo, dà la possibilità di rendersi conto dell’esistenza della connessione di cui ho accennato prima. Così, si crea una sorta di intimità con la Natura, che rende possibile delle scelte ecologiche.

Per me è stato così. Man mano che approfondivo dentro di me questo sentire, in maniera naturale ho fatto scelte più sostenibili, portando coscienza alle mie abitudini di consumo, come:
  • eliminare il consumo di carne e avere abitudini alimentari sane e principalmente con prodotti locali;
  • limitare il più possibile l’uso di prodotti di plastica specialmente se non riutilizzabile;
  • autoprodurre prodotti per l’igiene e la cura personale e della casa;
  • limitare in generale i consumi;
  • portare coscienza ai miei acquisti.

Sono consapevole, tuttavia, che oggi siamo ad un livello dell’Antropocene in cui le scelte personali e di consumo, seppur importanti, essendo il punto di partenza, non bastano. Per raggiungere un vero cambiamento a livello globale, è necessario l’impegno dei governi e il cambiamento delle scelte di politica economica.  

Ciò rappresenta una vera e propria sfida. Perché il capitalismo ha impattato in modo incredibile ed esponenziale sulla vita di noi esseri umani, imponendo una modello di società basato sui consumi che non può più reggere. I rapporti tra noi e il Pianeta sono cambiati radicalmente ad una velocità incredibile.

L’arco temporale di tutte le altre ere attraversate dall’umanità è stato molto più lungo. L’uomo ha vissuto di caccia prima e di agricoltura e allevamento poi per migliaia e migliaia di anni. Invece, con la Rivoluzione Industriale e con il progresso, in soli duecento anni siamo giunti all’insostenibile situazione attuale.

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I conflitti dell’Umanità e la guerra

Allargo il discorso a un argomento che ci inquieta e preoccupa profondamente oggi, ma anche qui, in realtà tutto è collegato. Se non riusciamo a innescare un cambiamento all’interno di noi stessi, è difficile anche avere una visione chiara di come ci sentiamo di fronte alla guerra. Ad esempio, cosa proviamo, in questo momento?

Dal mio punto di vista di ricercatrice interiore, non è importante prendere una posizione a favore di una o dell’altra parte. Nel nostro piccolo e con l’informazione distorta di questi tempi, non abbiamo abbastanza elementi per poterci orientare in modo giusto. Inoltre, siamo caricati da un grande senso di impotenza.

Pertanto, il suggerimento è prima di tutto quello di risolvere i propri personali conflitti interiori. Risolvere la conflittualità nelle nostre relazioni personali, nel raggio d’azione che è sotto la nostra personale responsabilità. Come siamo in grado di risolvere nella pace dentro di noi e fuori di noi le nostre relazioni? Perché se non siamo in grado di fare un’autocritica in questo senso, parlare della pace sono solo chiacchiere.

L’insegnamento orientale

Questo è un insegnamento illuminante che ho imparato leggendo i libri di un grande Maestro, il monaco buddista Thich Nhat Hanh che ha avuto il merito di portare i principi buddisti in occidente. Base filosofica per lo sviluppo della Mindfulness. Lui diceva (parlo al passato perché proprio pochi mesi fa il Maestro ha lasciato il corpo) che non possiamo limitarci a volere la pace, dobbiamo essere la pace, perché questa possa manifestarsi nel mondo.

Quindi, in questo senso parlo del cambiamento interiore che ciascuno di noi deve fare lavorando su se stesso. Ciò per trasformare le proprie emozioni disarmoniche e conflittuali come la rabbia, l’orgoglio, il distacco, l’indifferenza in Amore, e quindi Pace.

Perché se non siamo capaci di risolvere pacificamente un conflitto che riguarda noi in una relazione con una persona, ad esempio, come possiamo pensare che altri ad un livello così elevato e con tutti gli interessi in gioco, possano raggiungere la pace? 

Green Drop Award: la Mostra di Venezia premia la sostenibilità

Da ricercatrice interiore ed esperta in sostenibilità, da anni metti a disposizione le tue competenze, sia in ambito lavorativo che extralavorativo, per contribuire a formare una coscienza che porti a uno Sviluppo Sostenibile. Ritorniamo alla Rassegna il Nastro Verde, vuoi aggiungere qualcosa?

L’intento della rassegna è quello di informare, comunicare e creare coscienza su questi temi. Il Nastro Verde è parte dell’Università e l’Università come istituzione ha il compito di diffondere questa conoscenza.  

Abbiamo scelto di farlo attraverso il cinema perché è uno strumento che ha una grande potenzialità nel veicolare i contenuti. L’impatto emotivo attraverso suoni, immagini, storie sul grande schermo è totalmente differente. Rispetto a leggere un articolo, per esempio, implica un processo di coinvolgimento sensoriale più potente.  

Oggi, molti contenuti veicolati e diretti soprattutto ai ragazzi, attraverso il linguaggio audiovisivo, sono violenti, sollecitano paure e aggressività. Ciò desta in me molta preoccupazione. A questo aspetto, dovrebbe essere rivolto un alto livello di attenzione, in quanto messaggi del genere sono fruiti specialmente dai più giovani, non muniti dei filtri che gli adulti hanno già maturato.

L’intuizione avuta nel proporre all’Istituzione per cui lavoro di realizzare questa iniziativa, ispirandomi peraltro a tanti altri Festival della Sostenibilità, anche internazionali, che utilizzano lo stesso medium, ci ha permesso di utilizzare il cinema per diffondere questo importante tema.

L’Università di Bologna: la prima a proporre un progetto di questo tipo

Così, l’Università di Bologna è stata la prima tra le università italiane a proporre un progetto di questo tipo. Supportata nella progettazione e nella realizzazione del progetto dagli esperti del Dipartimento delle Arti.

L’obiettivo è quello di raccogliere la comunità per parlare di questi temi e condividere le ansie e le preoccupazioni che viviamo. Inoltre, nello scegliere le pellicole, privilegiamo una visione integrata, critica e ottimistica.

Per questo, non abbiamo mai proposto pellicole catastrofiche. Ciò che è importante e che ci interessa andare a sollecitare, soprattutto nel giovane spettatore, è prendere coscienza del problema per affrontarlo in modo critico e evidenziare le possibili vie d’uscita. E quindi:

  • divulgare l’apporto che le ricerche scientifiche stanno dando per proporre soluzioni,
  • condividere esperienze alternative che vengono realizzate sia in Italia che nel mondo, in grado di offrire delle risposte.
Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde
Antonella Giliberti ci racconta Nastro Verde la rassegna cinematografica sostenibile dell’Università di Bologna – foto concessa da Nastro Verde

Le tematiche della rassegna cinematografica

Abbiamo presentato, per esempio, un film che racconta le diverse esperienze di orti comunitari all’interno delle città, un altro sulla Fast Fashion e uno sul Fast Food, per far vedere ai ragazzi, principale target di riferimento di questo mercato, quali sono i reali costi ambientali e sociali della moda e del fast food.  

In entrambi i casi, ad esempio, i ragazzi sono stati molto colpiti dai documentari che abbiamo proposto, perché la maggior parte di loro era ignara della realtà che c’è dietro.

Fast Fashion

Il documentario sulla Fast Fashion che abbiamo proiettato sia nella Rassegna che a Scuola ha mostrato che cosa succede dall’altra parte del mondo. Dove si producono milioni e milioni di capi d’abbigliamento che arrivano in occidente per essere venduti a pochi euro, che vengono buttati dopo pochi mesi e che finiscono in discarica o negli inceneritori provocando un grave impatto sull’ambiente.

Fast Food

Allo stesso modo, nel documentario sul Fast Food abbiamo mostrato quali sono le condizioni e le conseguenze delle moderne coltivazioni e degli allevamenti intensivi per la salute delle persone e per l’ambiente.

Oggi il regime alimentare imposto dalla società dei consumi si basa su questi mercati, e non offre bellissime condizioni di vita ai lavoratori impegnati in questi processi produttivi.

La salute della Terra e dei suoi abitanti

Quando si parla di salute della Terra, è compresa la salute di tutti quelli che la abitano. Infatti, se la Terra non è in salute, i suoi abitanti non possono essere in salute. Nel far percepire la corrispondenza biunivoca fra noi e la Terra risiede, per me, la vera sfida nel presentare questi argomenti. Insomma, per me è importante far passare questo messaggio.

Portare coscienza alle nostre scelte di consumo, cambiare le nostre abitudini è qualcosa che ci riguarda profondamente, non è qualcosa lontano da noi, ma è per noi. Man mano che aumenta il rispetto verso noi e verso gli altri, aumenta anche il rispetto verso la Natura e viceversa.

Nuova sostenibilità sui set, i Green Film con certificazione

Il tuo contributo all’interno dell’Università non è solo relativo alla Rassegna Il Nastro Verde. Infatti, in passato hai messo a disposizione le tue competenze anche per il CUG –  Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni nel lavoro . In quest’ambito, nel 2019, hai proposto il progetto risultato vincitore “Mi Muovo alla scrivania…e Respiro!”, finalizzato alla promozione del benessere lavorativo per chi svolge attività prevalentemente sedentarie e al computer. In cosa consiste? E cos’altro bolle in pentola? 

L’idea era nata da un bando che il CUG ha per la prima volta proposto per il personale tecnico amministrativo dell’Università di Bologna consistente in circa 3.000 persone. Ci era stato chiesto di presentare progetti per il benessere lavorativo che sarebbero stati votati:

  • in una prima fase dagli stessi colleghi,
  • successivamente dalla commissione del Comitato Unico per determinare il progetto vincitore che sarebbe stato realizzato successivamente.

Da tempo riflettevo su come fosse utile risolvere una serie di disturbi, per coloro, me compresa, che lavorano alla scrivania davanti ad un computer per molte ore al giorno: una dimensione non propriamente naturale e sostenibile e che è esplosa in epoca di pandemia, dove la totalità del lavoro è stata realizzata online.

Tutorial di esercizi da effettuare alla scrivania.  

Quindi, analizzate le mie personali difficoltà e quelle che osservato nei miei colleghi e le conseguenze di stare in certe posizioni e di assumere posture sbagliate per molte ore, ho pensato a questo progetto in cui si sarebbero dovuti realizzare tutorial di esercizi mirati da effettuare appunto alla scrivania.  

Nella realizzazione del progetto è stato coinvolto un docente Unibo, esperto di queste tematiche ed è stato realizzato un video contenente una breve sequenza di esercizi di respirazione e movimento da realizzare in tre o quattro sessioni quotidiane durante il lavoro.

Per il futuro, c’è sicuramente la progettazione della 4° edizione della Rassegna Nastro Verde, che quest’anno vorremmo provare ad estendere ed implementare con altre iniziative. Inoltre, ho intenzione di proporre un altro progetto che spero possa essere accolto. Ma di questo non vorrei anticipare nulla. Ne potremo parlare la prossima volta!

Dove trovarti?

Chiunque voglia approfondire con me i temi trattati nell’intervista può scrivermi all’inirizzo e-mail antonella.giliberti@unibo.it. Qui di seguito altri link utili:

Un ringraziamento speciale ad Antonella Giliberti per averci dedicato il suo prezioso tempo.

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