Abitare in camper. Intervista a Cristiano Gianmaria Fabris

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I modi e i mondi dell’abitare sono davvero ormai numerosi ed estremamente variegati. E tra questi c’è anche la vita in camper.
Habitante questa settimana ha incontrato Cristiano Gianmaria Fabris, che da alcuni anni ha scelto un camper come casa. Scopriamo meglio allora cosa significa davvero vivere in camper.

Da quanto tempo vive in camper e com’è nata questa scelta di vita?

Vivo in camper da sette anni, esattamente dal 9 settembre del 2014. Ho intrapreso questa scelta di vita inizialmente per necessità, in seguito alla fine di una relazione amorosa per la quale avevo anche scelto di cambiare vita, lasciando il mio precedente lavoro come dirigente d’azienda.

Insomma, mi sono ritrovato di colpo senza nulla; o meglio con ancora un mutuo da pagare e un grosso debito di felicità con me stesso. Da dove ripartire quindi? Come ricominciare?

Ho realizzato subito che l’unico modo, l’unica moneta che conoscevo per pagare il mio debito di felicità era quello di riprendere in mano la mia vita facendo quello che desideravo davvero, cioè vivere in vacanza.
Ed è iniziata così questa nuova vitaliberamente in camper”; non vivo in una casa in muratura, non ho un città fissa, ma un camper che è diventato il mio compagno di viaggi e di vita. Nella mia nuova vita la passione occupa quindi un posto prioritario, ed è ciò che muove ogni mia scelta.

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Abitare in camper. Intervista a Cristiano Gianmaria Fabris – foto per gentile concessione di Cristiano Gianmaria Fabris

Habitante è sempre alla ricerca di nuovi modi e stili di abitare. Che cosa significa quindi abitare in camper? 

Vivere in un camper vuol dire rovesciare le priorità che abitualmente si hanno nella vita domestica, nella quotidianità di una casa tradizionale. Perché tutto deve essere più minimalista all’interno, mentre all’esterno è tutto esageratamente più grande.
Provate a pensare a questa cosa: quando aprite la porta di casa uscite sul pianerottolo, quando apri la porta del camper hai di fronte al te il mondo, ogni giorno un ambiente diverso. Il camper fa sì che tu non abbia una metodicità quotidiana perché ti permette di muoverti, di vivere il territorio in modo diverso. Ti permette di seguire il sole, il vento, la neve quando solitamente invece viviamo anche il tempo in maniera passiva.
L’unico grande compromesso della vita in camper sono gli spazi ridotti all’interno. Ma comunque quello spazio è più che sufficiente per vivere felice.

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Com’è l’organizzazione di una giornata-tipo?

Ci sono alcune attività che sono fondamentali e che devo fare tutte le mattine come, per esempio, controllare il livello delle batterie, la carica energetica del camper, il livello delle acque per capire quanta acqua potabile mi è rimasta. Ogni tre giorni devo procedere anche con il controllo e lo scarico delle acque nere.
Ma ripeto, la cosa più bella di abitare in camper è che la mattina, appena alzato, apro la porta e in base alle condizioni meteo decido cosa fare, se spostarmi, e dove spostarmi.

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Abitare in camper. Intervista a Cristiano Gianmaria Fabris – foto per gentile concessione di Cristiano Gianmaria Fabris

Vivere in camper è una scelta che si sposa anche con i principi base della sostenibilità?

Certamente. È una scelta di vita che si basa proprio sulla sostenibilità ambientale. E non bisogna farsi trarre in inganno dal fatto che siccome il camper è alimentato a gasolio allora inquina. Perché ogni giorno ognuno di noi utilizza la propria auto per muoversi, quindi il consumo di carburante c’è comunque. La vera differenza in termini di sostenibilità invece è nella vita quotidiana sul camper.

Sapete che ognuno di noi in casa consuma 10 litri d’acqua soltanto utilizzando lo scarico del wc? E poi consideriamo anche il consumo medio giornaliero per l’illuminazione e il riscaldamento/raffrescamento degli ambienti domestici.
Ecco, tutti questi costi, e quindi anche fonti di inquinamento, in camper sono ridotti al minimo. Perché la superficie da scaldare, illuminare, rinfrescare è decisamente più piccola. E quindi richiede energia nettamente inferiore.

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Vivere in camper vuol dire anche imparare ad usare con maggiore razionalità sia l’energia elettrica che l’acqua. E quindi risparmiare e preservare energie e risorse, che non sono eterne e che sono fonte di sofferenza per il pianeta.
La vita in camper è sostenibile anche dal punto di vista dei consumi legati alle abitudini alimentari e all’abbigliamento. Chiaramente infatti il guardaroba che si ha a disposizione è più piccolo di quello che puoi avere in una casa tradizionale. Di conseguenza hai meno abbigliamento, e meno sprechi.
E per quanto riguarda l’approvvigionamento, avendo a disposizione un frigorifero piccolo e una dispensa ridotta, occorre organizzarsi per la spesa quotidiana e programmare bene i pasti. Questo ha un riflesso positivo perché riduce al minimo lo spreco alimentare.

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Abitare in camper. Intervista a Cristiano Gianmaria Fabris – foto per gentile concessione di Cristiano Gianmaria Fabris

Cristiano, lei di professione si occupa di turismo. Qual è lo scenario attuale e futuro per le forme di turismo alternativo?

Durante il primo lockdown, in cui ero in auto isolamento nel parco nazionale del Lazio Abruzzo Molise avevo previsto che il modo di viaggiare sarebbe cambiato e le vacanze successive sarebbero state all’insegna degli anni Ottanta. Ovvero un ritorno alle classiche gite fuori porta, in località a breve e media distanza ma soprattutto senza vincoli di prenotazione e per periodi più brevi.

E infatti sia l’estate del 2021 e prima ancora quella del 2020 tutto il mondo del turismo è stato caratterizzato da questo tipo di scelte. 

Il turismo  di prossimità, le gite dietro casa, la riscoperta di luoghi fuori dai circuiti tradizionali, l’autonomia di non dover dipendere a tutti costi da una programmazione rigida e dalle prenotazioni. Tutti questi elementi caratterizzeranno anche il turismo dei prossimi anni.
E
il camper, la caravan, la tenda e in generale il turismo lento rispecchiano perfettamente queste tre caratteristiche.

Riscoprire i paesi e i luoghi vicino alla città dove si vive, non avere vincoli di prenotazione ma decidere anche all’ultimo la metà della vacanza e soprattutto poter godere di una vacanza a contatto con la natura. Quel contatto che abbiamo perso per troppo tempo e che ora finalmente stiamo recuperando.

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Abitare in camper. Intervista a Cristiano Gianmaria Fabris – foto per gentile concessione di Cristiano Gianmaria Fabris

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • In Italia, nell’ultimo anno, nonostante la crisi economica, sono stati immatricolati più del 30% di camper rispetto al 2019. 
  • Il mondo del camper si è talmente evoluto che esistono modelli di camper con la sauna all’interno, letto col materasso ad acqua e la cucina con lavastoviglie e forno.
  • Il primo camper nacque in Francia nel 1903 da un’idea di Jules Secrestat, un ricco gentleman-driver, che commissionò la realizzazione di questa sua idea ad un carrozziere di Bordeaux, tale Henri Lafitte.

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