La redazione di Habitante.it ha avuto il piacere di intervistare l’architetto Claudia Del Core.
Salve, grazie anzitutto per aver accettato di concedere questa intervista alla redazione di Habitante. Com’è nata l’idea di fondare lo studio “Claudia Del Core Architetto” e quali sono stati i principali obiettivi che si è posta all’inizio della sua carriera professionale?
Tutto nasce dalla mia forte attrazione per il mondo dell’arte e della scultura. Posso restare ferma ore ad ammirare un quadro per scrutarne ogni pigmento, ogni tecnica pittorica e lo stesso vale per la scultura con le sue forme. L’architettura è però la madre delle arti, e quando scopri che le geometrie diventano reali grazie all’uomo che le rende uniche, necessarie alla vita e alla definizione della propria identità, non puoi più fare a meno di dedicarne la carriera. È per questo che ho deciso di intraprendere questo percorso, focalizzandomi sulla progettazione architettonica e di interni. L’obiettivo è quello di portare nel quotidiano una nuova prospettiva che possa donare ai nostri luoghi il valore e il senso di benessere che dimentichiamo troppo spesso di meritare.
Lei ha lavorato con grandissime aziende, anche sull’architettura dei prodotti. Cosa ci racconta delle sue collaborazioni, della sua formazione, del suo percorso professionale?
Rispetto al mio percorso accademico, il mondo del lavoro ha richiesto molto spesso, interventi di dettaglio più che di larga scala. Anche gli ambiti di intervento all’inizio della mia carriera sono stati diversi rispetto a quanto affrontato durante gli anni di università, mirando alla gestione dei flussi di lavoro e ottimizzazione degli spazi nel settore della ristorazione, centri benessere e turismo. Questo mi ha aiutato ad affrontare temi di carattere particolare e non più generale e a misurarmi con nuove sfide quotidiane, che mi hanno infine appassionata.
La progettazione architettonica, dalla dimora privata al locale commerciale e le variazioni sul tema hanno bisogno costante di soluzioni calibrate e mirate, innovative e tecnologiche ed è qui che entra in gioco il design di prodotto: migliorare la fruizione degli spazi, la qualità di vita, la percezione degli ambienti e perché no, dedicarci una “coccola” in più, anche sui luoghi di lavoro.
Potrebbe descrivere brevemente il processo che segue nello sviluppo di progetti di progettazione architettonica e di interni, dalla fase iniziale di ideazione fino alla realizzazione concreta?
Tutto nasce dal dialogo, dall’analisi delle necessità e dall’ascolto del cliente. Riuscire a interpretare abitudini, gusti e obiettivi è fondamentale per trovare la chiave di volta del progetto. Dopodiché ci pensa l’architetto a riordinare il puzzle, cercando ispirazioni, studiando tendenze e proponendo soluzioni progettuali adeguate. Ciò che poi resta fondamentale per un architetto è seguire i lavori e le maestranze, disegnando mobili e complementi su misura ove necessario, tessendo dunque la tela bianca su cui il cliente andrà a scrivere la sua storia nel quotidiano.
Il suo studio si occupa di una vasta gamma di progetti, tra cui residenze, spazi espositivi, installazioni temporanee, locali commerciali e Contract. Quali sfide specifiche affronta nella progettazione di ciascuna di queste categorie e come si approccia ad esse in modo unico?
La residenza è sicuramente un luogo destinato ad accogliere il futuro. Una casa non è mai terminata del tutto, non è un format. Con la casa si consegna qualcosa che molto probabilmente cambierà nel tempo con i suoi proprietari, evolverà, ma manterrà la funzionalità con cui è stata progettata. Progettare una residenza è preparare alla vita che verrà.
Spazi espositivi e allestimenti invece sono tendenzialmente volatili. Hanno uno scopo ben preciso in un lasso di tempo molto ristretto. Per i locali commerciali, food e no-food, ciò che conta è l’identità aziendale, il prodotto o il servizio che si offre. Il Brand è al centro del progetto e deve essere valorizzato ad ogni costo. Può avere durata variabile, ma di sicuro non può passare inosservato. In tutti i casi l’approccio da me adottato è univoco: empatia e focus sull’obiettivo finale.
Uno dei servizi offerti dal suo studio è la “Direzione Lavori e Cantiere”. Potrebbe condividere un esempio significativo in cui la direzione lavori ha giocato un ruolo chiave nel successo del progetto?
L’architettura mira alla perfetta esecuzione del progetto. Un progetto senza una direzione lavori adeguata può definirsi orfano, pertanto credo che nei miei lavori sia stato sempre fondamentale seguire personalmente quanto progettato.
Tra le sue competenze, c’è la progettazione di illuminazione d’interni. Come integra l’illuminazione nel suo approccio al design degli interni e come ritiene che l’illuminazione influenzi l’esperienza degli spazi progettati?
L’illuminazione non è un dettaglio. L’illuminotecnica è una scienza che determina il benessere psico-fisico di chi vive uno spazio. È un aspetto su cui pongo l’accento, affinché si scelgano corpi luminosi adeguati e che valorizzino gli ambienti. È un tema fondamentale e che non smette mai di affascinarmi.
Il design industriale è un’altra area di competenza del suo studio. In che modo l’approccio al design industriale si differenzia dalla progettazione architettonica e come si riflette questa diversità nei progetti realizzati dallo studio?
Penso che i concetti base dell’architettura non siano tanto lontani dai principi del design industriale. Se l’architettura fonda il proprio approccio sulla Firmitas, Utilitas e Venustas, il design industriale fa lo stesso, con attenzione al mercato e alla commerciabilità di un prodotto. Se però estremizzassimo il concetto, anche l’architettura deve tener conto di ergonomia e commerciabilità, intesa come vivibilità del luogo. L’approccio delle due discipline non ritengo sia diverso, ma entrambe mirano al connubio tra funzione ed estetica, solidità ed ergonomia. Le regole compositive valgono nei due ambiti allo stesso modo: proporzioni e materiali fanno la differenza.
La sua formazione presso il Politecnico di Bari ha influenzato il suo approccio alla progettazione architettonica? In che modo l’istruzione accademica ha contribuito allo sviluppo del suo stile distintivo?
In ambito accademico ho incontrato sicuramente un approccio macroscopico ai temi dell’architettura, con un occhio particolare alla composizione generale e al tema della città ed è sicuramente questo il valore aggiunto che permette all’architetto di tenere sotto controllo un progetto dall’inizio alla fine, in qualunque scala di intervento. Per quanto riguarda lo stile compositivo sono convinta che la teoria e la regola siano le fondamenta su cui il proprio segno distintivo possa manifestarsi con forza, allineandosi o sovvertendo a seconda dell’approccio da adottare.
Senza regole, non esiste avanguardia. Ciò che è difficile è far venire fuori chi siamo veramente e avere il coraggio di esprimersi. Questo non te lo insegna nessuno, se non le sfide quotidiane.
In che modo utilizza la tecnologia, come il disegno CAD e la modellazione 3D, nella fase di progettazione e presentazione dei progetti? Quali vantaggi ha riscontrato nell’adottare strumenti digitali nel suo lavoro?
CAD, così come BIM e i vari strumenti a supporto sono ormai fondamentali e necessari per poter gestire un progetto, oltre che presentarlo alla committenza. Per gli interni, le aziende hanno cominciato già da qualche anno a mettere a disposizione disegni 2D e 3D, condividendo informazioni importanti e dati tecnici fondamentali, necessari al progettista prima e al cliente dopo, per poter visualizzare appieno quanto progettato. Posso dire di aver vissuto il cambiamento dal punto di vista informatico e finalmente la vasta scelta permette al professionista di usare gli strumenti tecnologici al meglio. La capacità di disegno a mano resta però la skill emozionale per eccellenza, che alleniamo troppo poco ormai.
Spostiamo il focus verso il mondo degli e-commerce nel settore arredo casa. Una recente ricerca di mercato ha evidenziato che il settore dell’e-commerce di arredamento ha subito una crescita costante e significativa, con un aumento del 30% delle vendite online nel corso dell’ultimo anno. Il 78% degli acquirenti nel settore dell’architettura di interni ha dichiarato di utilizzare piattaforme digitali come fonte principale per la ricerca e l’acquisto di prodotti. Alla luce di questi dati, come pensa che l’e-commerce influenzi il percorso di progettazione degli spazi del futuro e l’esperienza di acquisto dei clienti? E qual è il suo punto di vista sull’importanza crescente dell’e-commerce nel settore dell’architettura di interni?
L’e-commerce non è solo un luogo virtuale dove acquistare oggetti e complementi, ma è anche un contenitore in costante aggiornamento, utile alla ricerca di nuovi prodotti e ispirazioni, che mette il professionista davanti a un ventaglio di possibilità e alternative vasto e immediato, rendendo veloci i passaggi di completamento della proposta progettuale. È uno strumento valido e trasparente che agevola il cliente nella scelta finale.
Grazie per averci concesso il vostro tempo. Prima di concludere, vorrebbe condividere con i nostri lettori i suoi progetti per il futuro?
Il mio obiettivo è quello di fare il mio lavoro il più a lungo possibile, affinando competenze e capacità, restando curiosa e offrendo soluzioni originali e personalizzate, mantenendo il focus sull’importanza del benessere che gli spazi permanenti o temporanei hanno l’obbligo di trasmetterci.