Come la pandemia e la guerra impattano sulla società? Ce lo spiega il Prof. Daniele Petrosino
Gli ultimi anni sono caratterizzati da eventi estremi di interesse mondiale. Parliamo di pandemia, guerra e società con il Prof. Daniele Petrosino, professore associato di sociologia politica nei corsi del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari.
Prof. Petrosino quali sono le tematiche che sta approfondendo e studiando nell’ultimo periodo?
“Mi sto occupando delle sfide alla legittimazione dello Stato, che per me consistono in primo luogo nell’allargamento della cittadinanza a coloro che sono soggetti alle decisioni degli organi legislativi ed amministrativi. Mi riferisco in particolar modo ai migranti e soprattutto alla possibilità di voto nelle lezioni amministrative. La seconda sfida riguarda la definizione/ridefinizione dei confini di uno Stato attraverso processi democratici, ovvero come si affrontano le questioni relative alle secessioni.”
Quanti sono i vaccinati in Italia? Andamento della pandemia fino a oggi
Gli ultimi anni portano con sé una serie di eventi di interesse mondiale. Come la pandemia ha impattato sulla società?
“Vorrei poter dire che ci ha fatto capire i nostri limiti e ci abbia migliorato. Ma non mi sembra che sia così. Sotto il profilo individuale ha accentuato insicurezze e disagi, sotto il profilo sociale ha accresciuto povertà e solitudini, allo stesso tempo la prima ondata di solidarietà non sembra abbia lasciato molte tracce. Soprattutto ciò che è stato messo in luce: la crisi ecologica, la difficoltà della politica a decidere, il mescolamento del piano scientifico e di quello politico, non mi sembra abbiano trovato risposte adeguate. Forse l’unico elemento positivo è il cambio di rotta europeo, ma non dimentichiamoci che i finanziamenti non sono a fondo perduto, ma sono debiti che dovremo ripagare.”
Come la guerra che si sta combattendo sul territorio ucraino sta impattando sulla società? E quali analogie e differenze ci sono con la pandemia?
“Guerre e pandemie sembravano per l’Europa occidentale retaggi di un oscuro passato e fenomeni lontani che si verificavano in società arretrate. In realtà, anche su questo abbiamo la memoria corta. La guerra nell’ex Repubblica federale di Jugoslavia, il caso della mucca pazza, erano già state avvisaglie di quanto potessimo essere fragili e di quanto fossero fragili i legami che assicurano l’ordine sociale.
Senza voler essere troppo pessimisti, abbiamo vissuto il periodo più lungo della nostra storia senza guerre e con una crescita della speranza di vita. Intorno a noi, però, le guerre continuavano, anche a pochi chilometri da casa: Damasco e Kiev sono alla stessa distanza da noi, ma quanta differenza nel modo in cui stiamo vivendo questi conflitti. L’Ucraina, come la pandemia, ci ha detto che non siamo al sicuro, che la vita che facciamo può cambiare da un giorno all’altro per decisioni che non dipendono da noi: l’aggressione di un vicino e l’aggressione di un virus. Certo individualmente può capitarci ogni giorno qualcosa di imprevisto che stravolga la nostra vita, ma è sempre qualcosa di lontano. Ora sappiamo che è vicino ed è possibile. Dobbiamo imparare a convivere con questa incertezza, senza farcene divorare, ma cercando di rendere i nostri momenti più pieni di senso. Purtroppo non mi sembra sia ciò che sta accadendo.”
Superare il perfezionismo liberandosi degli ideali imposti dalla società
In relazione a quanto detto come sta evolvendo la società odierna?
“Più che come sta evolvendo direi come sta involvendo. Alcuni pensano che quanto sta accadendo sia la fine della globalizzazione. Personalmente non credo sia così. Stanno crescendo le unioni regionali, che sono un pezzo importante della globalizzazione. Si sta ridefinendo un equilibrio mondiale, in cui l’Occidente non è più il solo protagonista. Tanto per fare un esempio: le sanzioni alla Russia sono sanzioni dell’Occidente, che certamente ha il maggior potere economico, ma la gran parte degli altri Paesi non vi partecipa. C’è una questione di disuguaglianze nel mondo, di cui le migrazioni sono solo un sintomo, che non può più essere contenuta con i soliti strumenti militari ed economici fin qui utilizzati.”
Che ruolo gioca la sociologia in questo delicato periodo storico?
“Se ci fosse un maggiore ascolto potrebbe anche giocare un ruolo, ma mi sembra che l’economia abbia decisamente la prevalenza con tutte le conseguenze che questo comporta.”
La paura in una società che ci costringe a vivere perennemente sull’attenti
Quanto è importante studiare la sociologia oggi?
“Ci aiuta a capire, a non accettare le spiegazioni ovvie, a guardare dietro i fatti ed a mettere in relazione eventi diversi. Ci aiuta a non semplificare, ma a guardare continuamente le contraddizioni ed il tragico che c’è nella società e nelle nostre vite. Da questo punto di vista è uno strumento di consapevolezza, certo non l’unico, di grande importanza.”
Prof. Petrosino ci lasci con un ultimo pensiero.
“Senza voler apparire blasfemo direi, non abbiate paura, ma guardate con consapevolezza ciò che ci accade riconoscendo che non ci sono soluzioni facili e che in chi è altro da noi c’è pur sempre una parte di noi.”
Habitante ringrazia il Prof. Daniele Petrosino per la sua cortese disponibilità
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Un recente sondaggio realizzato nell’ambito del progetto Osservatorio, promosso da Area Studi Legacoop e Ipsos, ha rivelato che il 94% degli italiani è molto o abbastanza preoccupato per il conflitto in corso sul territorio ucraino. Tra gli elementi che suscitano maggiore preoccupazione vi è l’eventualità di una seconda guerra fredda (per l’83% degli intervistati), di un danneggiamento delle centrali nucleari ucraine (per l’81%) e il rischio che si perda il controllo del conflitto e si ricorra ad armi chimiche o atomiche (per l’80% dei rispondenti al sondaggio).
TI È PIACIUTO L’ARTICOLO? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA
Per altre curiosità e informazioni sugli abitanti continuate a seguirci su www.habitante.it