L’arte di Sara Zanoni, architetto del vetro, nasce un po’ per necessità, a seguito di un problema di salute che la costringe a mettere da parte la sua prima passione, l’architettura. Non perdendosi d’animo, l’artista entra nell’azienda di famiglia in nuove vesti. È così che comincia a scoprire le potenzialità del vetro dicroico, un materiale molto pregiato che recupera dagli scarti della sua impresa, creando vere e proprie meraviglie di colore, come ci racconta di seguito.
Cos’è un architetto del vetro e cosa fa?
Nasco come architetto e il mio bagaglio l’ho portato nel lavoro che faccio ora, cioè la realizzazione di oggetti in vetro. Ci tengo alla mia essenza di architetto e questa è la mia seconda chance, arrivata un po’ per caso, mettendoci tanto di mio e dedicandomi quotidianamente con dedizione. Il vetro dicroico all’inizio non mi piaceva. Me ne sono innamorata ora perché ho cercato di dargli qualcosa di me e poi conoscendolo mi ha talmente affascinato che è diventato una seconda passione, proprio come l’interior design. Il filone è sempre quello.
Parlando di interior design, quale valore aggiunto dà il vetro?
In assoluto, il fatto che cambi colore perché non c’è altra oggettistica che assomiglia a quella che realizzo io. In pochi utilizzano questo tipo di vetro. La sfida che ho voluto cogliere quando sono arrivata in laboratorio era di portarlo nelle case di tutti. Per questo ho cercato di renderlo ripetibile, seppur si tratti di un prodotto artigianale e quindi realizzato a mano. Così ho visto interesse nelle persone. Anche se non ci si accorge subito del cambio di colore, questi sono oggetti vivi perché la loro natura è quella di cambiare.
I giochi di colore sono il punto di forza dei suoi oggetti di arredo. Come avviene questa produzione nella sua bottega?
Uso due lavorazioni diverse. Gli oggetti lisci sono un’evoluzione. In realtà l’attività nasce come un recupero di scarti derivanti da un’altra che produce altro vetro, sopratutto per le lenti. Avendo la fortuna di avere tanto di questo materiale costoso, all’inizio ho usato i cocci per non sprecare nulla. Ora riesco ad accettare un oggetto completamente in dicroico perché lo amo e fa parte di me, prima no. Perciò adesso il risultato si divide in oggettivistica totalmente liscia in cui si produce solo il vetro, al quale poi diamo la forma grazie allo stampo e alla cottura, e quella composta da cocci e base di vetro trasparente. Il tutto è disegnato artigianalmente a mano, non a computer. Anche lo stampo viene fatto a mano infatti quando si apre il forno è sempre una sorpresa perché non si ha il risultato aspettato. Anzi, il vetro scende come capita.
I prodotti sono fatti dagli scarti delle lenti visive. Crede che l’industria del vetro stia al passo con le politiche ecologiche e di riciclo?
La nostra azienda è vent’anni che produce prodotti eco-sostenibili perché riutilizziamo il vetro da sempre. Fin da subito questo concetto di riutilizzo, nonostante ai tempi se ne parlasse poco, a portato a concetti innovativi di sostenibilità. Ora mi piace dire di fare upciclyng perché infatti creo oggetti di valore superiore addirittura di quello iniziale.
La sua attività su Instagram è molto presente. Quanto è importante la dimensione social per le aziende?
Sappiamo che ormai la comunicazione è tutta nei social. Instagram permette di fare il tuo storytelling. Per me le stories sono fondamentali perché una fotografia non rende l’oggetto. I video che sono solita fare davanti alla finestra fanno vedere benissimo i colori e le sfumature che altrimenti non si vedrebbero. A me ha dato una grande possibilità e c’è stata risposta. Sono anni che mi formo in questo campo per capire come raccontare il mio lavoro e grazie a questo strumento me ne sono ancora di più innamorata perché mi ha permesso di conoscerlo in maniera più approfondita e perché ho scoperto quanto studio c’è dietro alla comunicazione aziendale. Inoltre, si instaurano anche dei rapporti davvero molto belli.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo e tu?
- Il vetro dicroico è un vetro contenente micro-strati di ossidi metallici che danno al vetro così trattato proprietà ottiche particolari e un aspetto cangiante, sfruttato a scopi artistici e di alta tecnologia.
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