La redazione di Habitante.it ha avuto il piacere di intervistare Michele Volpi, scoperto nella Classifica dei Migliori Professionisti dell’Interior Design in Italia. Il designer ci racconta come ama interpretare un desiderio e la sua voglia di personalizzare lo spazio abitativo.
Intervista a Michele Volpi, Interior Designer
Buongiorno, Michele. Grazie per aver accettato di concedere questa intervista alla redazione di Habitante.it. Ci racconti brevemente il suo percorso formativo. Quando inizia a lavorare nel campo della progettazione e come arriva all’apertura del suo studio professionale?
Grazie a voi per questa piacevole opportunità di collaborare con la vostra rivista. Diciamo che la passione per la progettazione degli interni l’ho sempre percepita istintivamente fin da studente, così che dopo il diploma come geometra ho da subito cercato di formarmi professionalmente in uno studio di architettura specializzato nella realizzazione dei negozi.
Sto parlando di un periodo, gli Anni ’80, nel quale realizzare i negozi era un’attività che richiedeva un necessario intervento di un professionista del settore. All’epoca il commerciante investiva molto nel proprio ambiente di lavoro, un negozio ben costruito poteva durare anche 20 anni prima di essere obsoleto, quindi tanto valeva realizzarlo con la cura necessaria.
Successivamente poi ho avuto esperienze come progettista con ditte di arredamento specializzate nel settore estetica, retail e casa, implementate da varie collaborazioni con studi sempre nel settore interior design.
Tali esperienze hanno permesso di ampliare le mie conoscenze professionali, pur restando fortemente ancorato alla mia passione e, ormai professione, l’interior design. Un percorso tale non poteva portare che alla decisione di aprire un mio studio professionale, cosa che feci nel 2000, con un po’ di timore, ma anche con molta determinazione.
Quali sono, a suo parere, i motivi che creano i presupposti per ricercare una figura specializzata nella progettazione degli interni, come quella dell’Interior Designer?
Credo che i motivi, pur essendo svariati, si possano riassumere in due macro categorie.
La prima è dovuta al supporto che hanno dato i media e i social, in primis la televisione, alla nostra figura professionale, creando con i vari programmi rivolti al settore professionale, anche una certa curiosità e confidenza da parte del potenziale cliente, con la figura dell’Interior Designer, un tempo poco identificabile e che veniva confusa spesso con la figura dell’architetto o dell’arredatore.
La seconda, ben più motivata, è la necessità che si ha oggi di affrontare un mercato, quello della casa, ricco di offerte talvolta frammentate e contradditorie, riguardo ai materiali, le finiture, gli impianti tecnologici, le soluzioni estetiche e funzionali e quanto può servire per ottenere un ambiente armonico e pratico.
Tale universo richiede sempre più la consulenza di uno specialista, in modo particolare un professionista che non avendo necessità di vendere alcun bene, tranne le proprie idee e creatività, non ha i vincoli se non quello di soddisfare le esigenze e i gusti del cliente, togliendo a questo la parte più difficile da affrontare e facendo da supporto per tutte le problematiche che si possono presentare dal progetto iniziale fino al cantiere d’opera
dei lavori, altro settore affrontato giustamente con ansia da molte persone.
Quali sono i principali progetti su cui il suo studio si focalizza?
Lo studio ha sufficiente esperienza e capacità di disporre di artigiani e aziende specializzate, questo gli permette di spaziare tra diversi settori, da quello residenziale che attualmente riveste la maggior parte del nostro tempo, a quello del retail ed uffici, dell’ospitalità, piuttosto che alla creazione di eventi d’arte e professionali, altro nostro argomento di passione.
Secondo lei, la scelta di un preciso oggetto di design serve ad identificarsi con un certo gusto estetico o stile d’arredo?
Non necessariamente. Bisogna sempre capire chi si ha davanti e quali sono i gusti e le inclinazioni stilistiche del committente, anche quando non sono espresse in maniera netta e definita, bensì vanno interpretate dal progettista attraverso il dialogo continuo con la committenza.
A volte la scelta dell’oggetto di design, specialmente se iconico e rappresentativo di un’epoca, o di un preciso stile, può anche servire come elemento di rottura con lo stile principale della casa, altre volte invece può essere proposto a conferma della tendenza stilistica che è stata adottata. Non sono amante dei cliché, mi faccio guidare molto da alcuni parametri e sensazioni che mi da la casa oggetto del progetto e chi la occupa.
Ci parli di ART 4 Design e di LAB 3 Studio Design. Di cosa si tratta e come nascono questi progetti?
Sono due network professionali nati per la necessità di gestire in maniera sinergica alcuni progetti che per complessità, o per la loro collocazione sul territorio, potrebbero essere poco gestibili per un solo studio. Questa è la motivazione che ha fatto nascere il desiderio di fondare due gruppi formati, oltre che da me anche da Stefano Bergami e Gianpiero Brunelli, due bravissimi colleghi rispettivamente di Bologna e Lodi.
Questo ci ha permesso dal punto di vista logistico di essere presenti con facilità in tutto il centro nord Italia e dalla prospettiva professionale di fondere le nostre competenze professionali, simili ma non uguali, arricchendoci. Ad oggi siamo impegnati, oltre che per i progetti di interior design, anche nella progettazione outdoor di varie ville, nell’organizzazione di eventi e nel design.
Come intende lei “la casa ideale di domani”?
Se esiste una specifica “casa ideale” per tutti, la immagino versatile con la possibilità di suddividere e riproporzionare i vari ambienti, in considerazione del mutamento delle necessità familiari nel corso degli anni.
Al di là di questo, che mi rendo conto non è di facile raggiungimento, la casa di domani deve essere necessariamente smart, in quanto a consumi energetici, tecnologica e fortemente legata alla domotica e orientata verso l’eco-compatibilità, ad iniziare dai materiali usati per la sua costruzione fino alle più piccole finiture di arredo. Per fortuna questa è già la tendenza di tutto il mercato, sono sicuro che arriveremo ad uno standard culturale oltre che progettuale, nel quale sarà lo stesso cliente che pretenderà questo risultato.
Qual è il suo punto di vista sull’importanza crescente dell’e-commerce nel settore dell’architettura di interni?
Qualsiasi settore commerciale è ormai interessato da internet e di conseguenza dall’e-commerce e l’architettura di interni non fa eccezione. Più di una volta mi è capitato di suggerire personalmente ai miei clienti il reperimento di particolari complementi di arredo, trovati su siti specializzati.
In modo particolare quando si tratta del settore ospitalità che richiede originalità ma anche una spesa contenuta. In ogni caso l’e-commerce ha portato un’altra risposta positiva, quello di far conoscere il design di qualità a tutti, a volte con prezzi veramente interessanti.
Secondo una recente ricerca di mercato, il settore dell’e-commerce di arredamento ha registrato una crescita significativa, con un aumento del 30% delle vendite online nel corso dell’ultimo anno. Inoltre, il 78% degli acquirenti nel settore dell’architettura di interni ha dichiarato di utilizzare piattaforme digitali come fonte principale per la ricerca e l’acquisto di prodotti. Alla luce di questi dati, come pensa che l’e-commerce influenzi il percorso di progettazione degli spazi del futuro e l’esperienza di acquisto dei clienti?
Lo vedo come un facilitatore nei rapporti e nelle proposte, anche economiche, tra progettista e cliente. Serve sicuramente al progettista per suggerire al cliente il giusto oggetto comunicandone in tempo reale il costo, come per cercare e reperire particolari oggetti dei quali altrimenti non avremmo idea dove trovarli. Ieri, per esempio, ho fatto una ricerca di un particolare lavello in stile vintage per la realizzazione di di una cucina stile Anni ’50. Ricerca andata a buon fine in pochissimo tempo.
Grazie per averci concesso il suo tempo, Michele. Prima di concludere, desidera condividere con i nostri lettori ulteriori informazioni che riguardano il suo lavoro o i servizi offerti dal suo studio di progettazione?
Lo studio come già accennato, è orientato principalmente per il settore dell’interior design, in modo particolare nel campo del residenziale, si occupa in buona parte anche di outdoor, praticamente esploso come richieste dopo il periodo di pandemia da Covid, nella progettazione di uffici, spa e centri benessere, home staging e ospitalità. Infine anche nel settore dell’organizzazione di eventi e, con diletto, nel design. Grazie a voi per questo simpatico confronto.