Instagram censura ancora il nudo d’arte: addio ai nudi “belle époque” di Arturo Noci

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Il tema della censura del nudo artistico sui social network continua ad essere ampiamente dibattuto, balzando al centro della cronaca nei casi più eclatanti. Si pensi, ad esempio, a quanto accaduto nelle maggiori capitali europee solo pochi mesi fa, quando i poster promozionali per le iniziative culturali previste a Vienna nel 2018 (anno del “modernismo”), raffiguranti gli espressivi, audaci nudi ad acquerello di Egon Schiele, hanno subito una singolare censura. Dalla polemica – curiosamente infuocatasi nel centenario della morte dell’artista – il comune austriaco ha tratto un inatteso quanto poderoso incremento di visibilità, grazie anche al lancio dell’hashtag #toartitsfreedom, ovvero all’arte la sua libertà, motto secessionista rispolverato per l’occasione al fine di invitare il pubblico a godersi a Vienna i nudi degli artisti austriaci senza temere l’ottusa mannaia della censura da smartphone.

Arturo Noci, Riflessi d’oro

#Toartitsfreedom continua a spopolare online, in particolare su Instagram, dove anche l’hashtag #EgonSchiele omaggia il genio del pittore austriaco con migliaia di post, perlopiù fotografie scattate ai discussi nudi dai visitatori dei musei di tutto il mondo. Diverso e ben più infelice è invece il destino dell’hashtag #ArturoNoci, artista italiano vissuto tra Roma e New York che conobbe l’apice del suo successo nello stesso periodo di Schiele e Klimt (fu tra i protagonisti della “Secessione” romana). Due settimane fa, l’hashtag risultava completamente oscurato dalla popolare applicazione di photoblogging. Oggi rimanda infine ad un contenuto numero di post, ritenuti – così pare – accettabili dalla community. Ma cosa può aver mai turbato il pubblico di Instagram (o forse, più plausibilmente, i suoi algoritmi)? Non di certo la velatissima sensualità che traspare dai nudi del raffinato pittore, uno dei più apprezzati interpreti della bellezza femminile del suo tempo, che proprio in occasione di questa immeritata censura vale la pena di ricordare. Le forme procaci delle sue modelle, spesso viste di spalle, quasi spiate, colte a pettinarsi o leggere un libro in interni domestici dall’atmosfera intima e rassicurante, riuscirono a sedurre non solo i maggiori critici d’arte italiani e stranieri del primo Novecento, ma anche il re del Siam, il tuttora veneratissimo Rama V, il quale acquistò alla Biennale di Venezia del 1907 un elegante nudo a pastello e chiese all’artista di seguirlo a Baden Baden per realizzare il suo ritratto.

Arturo Noci, Mattino, 1916

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna aveva acquistato nello stesso periodo il dipinto Riflessi d’oro, capolavoro di armoniosa sensualità. A soli due anni fa risale invece l’acquisizione del nudo Mattino del 1916 nelle collezioni della Pinacoteca del Divisionismo di Tortona (recentemente prestato alla mostra sulle Secessioni a Rovigo, Palazzo Roverella), il cui dipartimento di comunicazione, proprio attraverso il profilo Instagram ufficiale (@museodeldivisionismo), ha più volte proposto all’attenzione del pubblico dettagli e visioni d’insieme di questo importante dipinto, vero e proprio manifesto del nudo nociano realizzato dal pittore romano negli anni della sua più accesa sperimentazione pittorica.

Manuel Carrera

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