Si prospetta un possibile ritorno delle scuole alle abilità pratiche causato proprio dalla pandemia, visto l’aumentato ricorso all’arte del cucito. La necessità di dispositivi di protezione individuale, come le mascherine, ha portato molte persone a riprendere in mano ago e filo.
Impennata dell’arte del cucito con la pandemia
Le arti pratiche venivano tradizionalmente tramandate di generazione in generazione dai membri più anziani delle famiglie. Nell’insieme parliamo del cucito, della maglia, dell’uncinetto, del ricamo, ect. Oggi, con la pandemia di Covid-19 che sta interessando il mondo intero, gli insegnamenti della nonna sono stati rispolverati e rimessi in pratica. In particolare l’arte del cucito è risultata utilissima soprattutto nel momento in cui le aziende faticavano a rispondere all’enorme richiesta di mascherine, motivo per cui è stato definito cucito pandemico.
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L’arte del cucito sostenibile
“Riparare, riutilizzare, arrangiarsi e non gettare nulla“, questo era uno dei motti molto in voga durante la Grande Depressione. In questo periodo per le ingenti restrizioni tessili, dovute alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale, era fondamentale avere la capacità di riciclare il vecchio facendolo diventare un oggetto nuovo o comunque riutilizzabile. Quando un cappotto era logoro si era soliti “smontarli” in modo da poter rivoltare il tessuto e ricucire il capo per farlo sembrare nuovo. Le famiglie più ricche assumevano sarte che potessero riparare i vestiti o riciclarli.
All’inizio del XX secolo, con l’industrializzazione e la globalizzazione dei vestiti “pronti da indossare” il cucito domestico è andato via via scomparendo. Gli abiti prodotti in serie, promossi dalla pubblicità, sono diventati facilmente reperibili finendo per dominare completamente il mercato. Con il disuso delle arti pratiche, del concetto di riciclo e riutilizzo dei capi è venuto meno anche quell’insito concetto di sostenibilità.
Apprendere le abilità pratiche
Nell’ultimo mezzo secolo, l’economia domestica nell’ambito dell’istruzione superiore è stata ridimensionata, e smantellata fino ad arrivare alla sua fine. L’economia domestica, ora posta ai margini, ha per lungo tempo collegato il consumo e la produzione locale con l’ecologia globale. Le arti pratiche, che gli studenti in passato imparavano, servivano non solo a soddisfare le esigenze ordinarie e materiali della vita quotidiana ma anche a risolvere i problemi pratici che prima o poi si presentano a tutti.
Arti come il cucito o il “fare con le mani” in generale fanno bene anche al benessere emotivo. Inoltre sono diversi gli economisti domestici che sostengono che il cucito, la modisteria e la sartoria contribuiscono al consumismo intelligente e alla giustizia sociale. Il cucito e tutte le altre pratiche domestiche ai tempi della pandemia hanno il potenziale opportuno per benefici utilitaristici, psicologici e ambientali. Per questi motivi il ritorno a tali arti può comportare solo vantaggi per il singolo e la collettività.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson, in un discorso che trattava l’attuale pandemia di Covid-19, ha usato una frase con esplicito riferimento al cucito: “Un punto in tempo ne fa risparmiare nove“. La frase in questione significa che è meglio dedicare un po’ di tempo a risolvere un piccolo problema adesso per evitare di dover dedicare più tempo a un problema più grande in seguito.
- Dieci milioni di tonnellate di rifiuti di abbigliamento vanno in discarica ogni anno in Nord America e il 95% di queste potrebbe essere riutilizzato o riciclato.
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