Il sale fa male? Non se assunto in dosi idonee, e non va eliminato dalla dieta. Chi non ama il sale dovrebbe aumentare il consumo di potassio, magnesio e altri minerali importantissimi per la salute con frutta, verdura, succhi senza zucchero, latte e patate.
Il sale fa male ma solo in casi specifici
Le persone possono pensare che eliminando il sale ottengano maggiori benefici per la salute. Se però si scelgono i cibi sbagliati e non si assumono gli altri minerali o non si integra con i giusti liquidi, si potrebbe pensare di avere un problema con il sale.
Ci sono comunque delle ragioni per cui certe persone dovrebbero limitare il sale. È il caso delle epatopatie e dell’ipertensione. Sebbene non ci siano a oggi prove inconfutabili che ridurre il sale riduca sul lungo termine l’ipertensione e il rischio cardiovascolare, se il medico raccomanda una dieta iposodica, è il caso di seguirla.
Come sostituire il sale in cucina?
Per chi deve seguire una dieta iposodica, ecco 10 alternative al sale secondo la dietologa Sue Selvaraj, esperta di nutrizione olistica, riportata sul magazine D come dieta.
10 alternative al sale
- Aceto di mele e succo di limone: mineralizzanti e permettono di ridurre di molto il sale
- Pomodori in purea, essiccati senza sale, pasta concentrata di pomodoro. Piccoli trucchi per insaporire le verdure.
- Spezie come paprika, curcuma, cumino e curry sono le più indicate per ridurre il sale nelle pietanze.
- Polvere di cipolla, cipolla disidratata o in fiocchi, aglio in polvere. Assieme al rosmarino in polvere, aglio e cipolla possono essere usati per insaporire carne e pesce o legumi.
- Erbe aroma condimenti per la carne, negli spezzatini, nel ragù. Nei piatti di pesce può essere sostituito con le alghe secche.
- Peperoncini freschi che con sapore piccante riducono la voglia di salato.
- Olio aromatizzato con bucce di agrumi, aglio, peperoncini, spezie. Il sapore di questi ingredienti nell’emulsione oleosa è molto più accentuato.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- La scoperta del sale si fa risalire ai cinesi che furono tra i primi a intuire l’enorme potere economico che poteva derivare dal suo monopolio o, comunque, dal controllo delle sue fonti e la sua imprescindibilità per la sopravvivenza delle popolazioni, tanto che decisero di imporre una tassa su questo prodotto dalla cui riscossione derivava una parte rilevante delle entrate dello Stato.
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