Abbiamo intervistato la dott.ssa Luigina Pugno, psicologa, psicoterapeuta ed esperta in mindfulness a Torino, per comprendere i benefici di questa pratica millenaria, che aiuta a vivere con meno stress, a gestire il corpo, le emozioni e i pensieri.
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Ci sono differenze tra Mindfulness e Meditazione?
Innanzitutto definiamo che cos’è la meditazione. In occidente con il termine meditazione si intende il pensare a lungo su di un argomento, mentre in oriente si intende lo sviluppo della capacità della mente di essere consapevole di un preciso elemento dell’esperienza.
La pratica della meditazione è presente in tutte le religioni e nelle filosofie orientali.
La Mindfulness non è diversa dalla meditazione, ma è una delle forme con cui la si pratica.
A cosa serve? E a chi serve?
Serve principalmente ad essere consapevoli nel presente in modo intenzionale e non giudicante.
L’obiettivo della Mindfulness non è il rilassamento, né il liberare la mente.
Liberare la mente dai pensieri non è possibile, perché il nostro cervello è predisposto a pensare in continuazione. Poiché i nostri pensieri sono rivolti di solito al passato o al futuro, diventa per noi difficile essere consapevoli nel presente.Questo può portarci a non notare i segnali che il nostro corpo, le nostre emozioni e la nostra mente ci mandano. E questa mancanza di consapevolezza può portarci a sviluppare difficoltà o patologie senza poterne spiegare l’origine.
La Mindfulness, invece, allena la nostra mente alla consapevolezza.
Potremmo dire che serve a conoscerci, a rallentare e quindi a farci vivere con meno stress. Come prevenzione ci insegna a rapportarci in modo differente con il nostro corpo, le emozioni e i pensieri.Serve a chiunque voglia praticarla. In ambito clinico si utilizza per ridurre lo stress, per la gestione dei disturbi alimentari, depressivi e ossessivi. È molto utile anche in caso di patologie fisiche croniche (insonnia, dolore cronico ecc).
Da che parte si comincia?
Secondo me il modo migliore per avvicinarsi alla meditazione di mindfulness è il protocollo in 8 incontri di riduzione dello stress. Questo protocollo permette di avvicinarsi gradualmente alla mindfulness, di apprendere i fondamenti della meditazione e di ricevere giovamento a seconda della propria problematica.
Come si svolge una seduta di Mindfulness?
Un incontro di meditazione di Mindfulness comincia sempre con la meditazione sul respiro a cui segue il confronto sulla meditazione appena fatta e su quelle fatte in autonomia durante la settimana. Si procede con un’altra meditazione che ha lo scopo di allenare la mente su un determinato aspetto: per esempio, essere consapevoli del proprio corpo, o non farsi trascinare da emozioni e pensieri. Segue anche qui il confronto e si conclude con la meditazione sul respiro e le indicazioni per la settimana successiva. Talvolta si effettuano delle letture legate al lavoro che verrà svolto in un determinato incontro.
Posso fare una seduta di prova?
Diversi conduttori permettono di fare una prova con la prima seduta.
A mio avviso non è vantaggioso. Questo perché la meditazione è una pratica impegnativa e la persona rischia di scoraggiarsi anzitempo. I benefici infatti arrivano solo in seguito, con la pratica costante.
Ritengo più opportuno svolgere un colloquio preliminare in cui si individiano gli obiettivi, i tempi e i modi più adatti per quella persona.
Un libro consigliato per conoscere la Mindfulness?
Si possono leggere i libri del dottor Kabat Zin, che ha portato la mindfulness in occidente. Ma, per capirla veramente, bisogna farne esperienza diretta.
Potete porre domande alla dr.ssa Luigina Pugno su questo o altri temi ai seguenti:
– Cell: 3288260495 | EMail : luiginapugno@gmail.com
– Sito Web: www.psicoterapiasessuologiatorino.it
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- La mindfulness, oltre a essere una tecnica per la meditazione consapevole millenaria praticata dai monaci buddisti, è stata introdotta in occidente nell’ambito della psicologia clinica.
- Alcuni studi scientifici, attraverso tecniche di imaging cerebrale, hanno evidenziato che dopo almeno 8 settimane di sedute ci sono stati cambiamenti in alcune aree della corteccia quali la memoria, all’empatia, alla consapevolezza di sé e allo stress.
- Studi ancora più recenti alla Brown University hanno provato che la pratica della mindfulness genera un vero e proprio meccanismo neurofisiologico che coinvolge il ritmo alfa, ovvero le oscillazioni neurali che normalmente registriamo attraverso l’elettroencefalogramma, e che vengono associate alle aree dell’attenzione.
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