I batteri possono essere nostri alleati nella riduzione delle emissioni di CO2, da sempre causa di danni ambientali irreparabili. Come? Possono essere impiegati in un settore apparentemente impensabile, ovvero quello edilizio. Scopriamo cos’è il biomattone.
Un prodotto dei batteri che riduce le emissioni di CO2
I microrganismi possiedono tantissime funzionalità. Ci sono batteri che auto-curano il materiale, quelli che rilevano le tossine e quelli in grado di generare prodotti da impiegare nell’edilizia. Si chiama calcestruzzo vivente.
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Biomattone: di cosa si tratta?
Il materiale cementizio per l’industria dell’edilizia può essere ottenuto dai batteri? Pare proprio di sì. Ne sono la dimostrazione i mattoni prodotti attraverso particolari processi biotecnologici che vedono tra le materie prime impiegate, proprio i batteri. Utilizzare microorganismi per produrre un mattone biologico si traduce in minore energia spesa e bassissime emissioni di CO2 nell’aria.
I mattoni biologici sono costituiti da un film di sabbia e da un cemento di origine naturale, composto da una fonte di calcio e una fonte di azoto (cibo per batteri) a cui vengono poi aggiunti i batteri, appunto, e l’acqua. In buona sostanza viene ricreato l’ambiente ideale per la formazione dei cristalli. Una volta terminato il cibo, i batteri muoiono e il mattone biologico è pronto per essere utilizzato. L’innovazione della tecnica sta proprio nel fatto che non c’è bisogno di usare del combustibile inquinante per essiccarlo. Inoltre l’acqua usata nel processo di coltivazione del mattone e la materia organica presente, ovvero i batteri, costituiscono un ottimo fertilizzante naturale.
Vantaggi e svantaggi del biomattone
I batteri impiegati in tale processo produttivo si chiamano cianobatteri, questi sono in grado di effettuare la fotosintesi per produrre la precipitazione del carbonato di calcio, composto rigido e resistente che si trova ad esempio nelle conchiglie. I cianobatteri sono ecologici, perché assorbono l’anidride carbonica mentre il tradizionale processo di realizzazione del cemento fa il contrario: produce CO2 e scarica un grande quantitativo di gas serra nell’atmosfera. Si stima che la produzione di calcestruzzo rappresenti il 7% delle emissioni di carbonio in tutto il mondo.
I biomattoni potrebbero risultare efficaci nella costruzione di edifici in aree con scarso accesso alle risorse, per esempio nel deserto o zone estremamente periferiche. L’unica criticità rilevata dai ricercatori è la necessità dei batteri di crescere in un ambiente avente un’umidità relativa del 50%. Al momento non si dispone di dati relativi alla resa in condizioni differenti. Quello dell’umidità, però, è un limite superabile se pensiamo che riuscire a creare un mattone partendo da risorse esistenti è una risposta sostenibile al crescente inquinamento atmosferico. La quantità di CO2 che viene emessa ogni anno dalla fabbricazione dei mattoni equivale a 800.000.000 di tonnellate, quantitativo che potrebbe essere evitato se l’intera industria cementizia utilizzasse i mattoni ottenuti dai batteri.
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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Le emissioni di CO2 in eccesso sono una conseguenza dell’attività industriale tipica dei paesi sviluppati. Ma non solo. Tutti noi produciamo anidride carbonica, sia attraverso la nostra respirazione sia attraverso le nostre attività quotidiane.
- Fare una doccia significa espellere nell’aria 1 kg di CO2. Tenere un freezer in attività significa generare 40 g di CO2 all’ora. Riscaldare un appartamento di 60 m2 contribuisce ad emissioni pari a 20 kg al giorno di anidride carbonica.
- Lo studio Biomineralization and Successive Regeneration of Engineered Living Building Materials, pubblicato sulla rivista Matter, ha combinato batteri con sostanze leganti e nutritive al fine di ottenere mattoni eco-friendly. Il team è già in trattativa con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per iniziare a diffondere l’uso del biomattone nell’edilizia.
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