Proclamati i vincitori della prima edizione del Premio Rigenera. Gli architetti devono tornare a essere Civil Servant, ha dichiarato Luca Molinari, presidente della giuria: professionisti visionari capaci di ascoltare e dialogare con la realtà sempre più complessa, frantumata, difficile, arrabbiata.
La rigenerazione come buona pratica per le prossime generazioni di architetti
Il Premio RIGENERA, ideato dall’Ordine degli Architetti PPC di Reggio Emilia, Comune di Reggio Emilia e la società Stu Reggiane, ha decretato le tre medaglie dei vincitori nel corso di un evento live che si è svolto il 6 ottobre negli spazi del caffè letterario Binario 49, a Reggio Emilia.
Il Premio, concepito in occasione della prima edizione di RIGENERA Festival dell’Architettura, è nato con la volontà di premiare e diffondere a un ampio pubblico le architetture che sperimentano un’idea di Rigenerazione Urbana a partire da un approccio diverso, con l’obiettivo di generare qualcosa di nuovo, utile e bello: quella stessa concezione che la città di Reggio Emilia ha fatto propria, elaborandola autonomamente e portandola avanti in questi ultimi anni.
L’obiettivo del Premio RIGENERA
Il Premio RIGENERA si è posto l’obiettivo di mettere in luce quelle opere di rigenerazione, che oltre al valore architettonico e ambientale, interpretano un’idea portatrice di valori, in termini di un equilibrio ottimale tra l’uomo e l’ambiente costruito, come definito nel concetto di Baukultur (cultura dell’ambiente costruito – Davos 2018), mettendo al centro le esigenze sociali e culturali delle persone.
Sessantanove studi architettura e paesaggio, distribuiti su tutto il territorio nazionale, hanno inviato i loro progetti alla prima fase di valutazione. Quindi, la giuria, composta da accademici, urbanisti e architetti, esperti nel settore privato e pubblico, ha selezionato una short list di dieci progetti finalisti: opere realizzate negli ultimi cinque anni, espressione dei processi di trasformazione architettonica, urbana e sociale nell’ambito di spazi pubblici, porzioni di territorio, aree e architetture industriali, di fattorie sociali, contesti agricoli ed edifici commerciali.
Tutti gli architetti finalisti sono stati invitati a Reggio Emilia per presentare i loro lavori nel corso di un evento live, all’interno di Binario 49, un luogo simbolico, esempio di trasformazione e innovazione sociale della città. In uno speach di otto minuti, ognuno ha potuto raccontare gli aspetti principali e le caratteristiche del proprio progetto di rigenerazione prima che la giuria formulasse il verdetto finale.
Il presidente Luca Molinari, precedendo la proclamazione, ha commentato le buone pratiche giunte in finale, con una rappresentanza prevalente, del nord-est, quindi Emilia, un po’ di Calabria e Puglia, capaci di fare diventare risorsa quelle che sono problematiche e tensioni comunitarie. Perché senza la comunità non c’è rigenerazione, ha dichiarato.
Al di là della qualità formale del progetto, credo che nel racconto di oggi sia pesato il processo, la metodologia. Un progetto non è più solo un progetto. Per essere accettato dalla comunità, diventa narrazione, scambio, dialogo, dopodiché l’architetto afferma la propria indipendenza, la capacità di mettere forma a tutto questo. La capacità ogni volta di generare delle metodologie condivise che si rinnovano e cambiano, il fatto che ogni volta quello che tu sei cambia rispetto ai luoghi, penso siano forse l’unico modo per fare tornare l’architetto a essere un civil servant: un professionista con una grande capacità di visione e allo stesso tempo attitudine ad ascoltare e dialogare con una realtà sempre più complessa, frantumata, difficile, arrabbiata, spesso frustrata. E il progetto è, forse, uno degli elementi che abbiamo per costruire dei luoghi, nei quali le tensioni si sciolgano o comunque combinino. Perché l’architettura ha questa grande capacità di creare comunità.
Ha commentato Molinari.
I progetti presentati mostrano le tematiche latenti di un territorio che è stato devastato lungo tutta la seconda metà del Novecento, da cinquant’anni di produzione di cemento armato e di distruzione del contesto territoriale come mai era avvenuto in tutta la nostra storia da sempre. Il compito della nostra generazione è di bonificare, un lavoro di paesaggio, di forme, di spazi, di architettura, di materie, di riutilizzo aspettando i semi che verranno dalle prossime generazioni, visioni, sguardi e anche una freschezza diversa.
Attraverso queste best practice, spesso anche con budget ridottissimi, il Premio Rigenera ha portato al centro del dibattito il tema della rigenerazione, di una tale emergenza sociale, politica, economica e progettuale che indica anche un modo di essere architetti nei prossimi decenni, quindi anche una buona pratica pensando agli architetti che verranno.
Ha concluso Luca Molinari.
Opere e progettisti vincitori
1° classificato: Parco urbano a San Roberto (Reggio Calabria) / Michelangelo Pugliese Architettura e Paesaggio (Reggio Calabria)
2° classificato: POWERBARN (Ravenna) / Giovanni Vaccarini Architetti (Pescara)
3° classificato: Corte Bertesina – Vicenza / Traverso Vighy Architetti (Vicenza)
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo e tu?
- Luca Molinari è un professore Associato di Storia dell’Architettura presso l’Università della Campania.
- Il Festival dell’architettura RIGENERA è dedicato ai temi della trasformazione architettonica, urbana e sociale. Quest’anno è al suo debutto. Vincitore del bando Festival dell’Architettura, è promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT e sostenuto da numerose partnership, con la collaborazione del Comune di Reggio Emilia, assessorati alla Rigenerazione ed Area vasta, Commercio, attività produttive e centro storico, Cultura, Marketing territoriale e pari opportunità.
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