Mobilità urbana e stili di vita: come si muovono gli italiani nelle città

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Nonostante la forte spinta ideologica verso la mobilità sostenibile, è ancora l’automobile il mezzo di trasporto più utilizzato per la mobilità urbana in Italia.

A farcelo sapere è il 20° Rapporto sulla Mobilità dell’Osservatorio Audimob di Isfort, secondo il quale, nel 2023, la percentuale degli spostamenti effettuati con mezzi motorizzati privati – sia automobili sia moto – si è attestata al 70%.

Non solo gli spostamenti, ma anche il numero dei veicoli che circolano per le strade è in crescita ed è riuscito a superare abbondantemente i 40 milioni, facendo registrare una crescita del 19,3% in 20 anni.

Mobilità attiva e mobilità collettiva restano dunque il fanalino di coda della mobilità urbana, spartendosi il restante 30% degli spostamenti.

Mobilità urbana sostenibile: cosa dicono i dati

La mobilità sostenibile include sia la “mobilità attiva”, ossia gli spostamenti effettuati in bicicletta oppure a piedi, sia la mobilità collettiva, all’interno della quale è possibile includere anche la sharing mobility.

Secondo il report Isfort, la mobilità urbana attiva copre attualmente una percentuale di poco superiore al 20% degli spostamenti totali. Si tratta di un dato in forte decrescita se rapportato a quelli rilevati durante il periodo pandemico e post-pandemico. Nel 2020, ad esempio, gli spostamenti a piedi o in bici avevano raggiunto il picco del 32,8%.

Ancora peggiori sono i dati relativi ai trasporti collettivi, i quali non raggiungono il 10% del totale. In questo caso però una crescita è stata registrata, in quanto, nel 2020, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, la percentuale era scesa al 5,4%.

Mobilità urbana
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Mobilità urbana: il report di Legambiente e Ipsoa conferma i dati

Questi dati vengono confermati da quelli della terza edizione dell’”Osservatorio stili mobilità” promosso da Legambiente con la collaborazione di Ipsoa.

Anche questo secondo studio assegna agli spostamenti con mezzi privati motorizzati una percentuale pari al 70% del totale, mentre risulta lievemente superiore, ossia pari al 16%, quella riferita ai mezzi di trasporto pubblici e alla sharing mobility.

I dati sulla mobilità urbana risultano più incoraggianti, dal punto di vista della sostenibilità, se si prendono in considerazione i 5 capoluoghi oggetto di un approfondimento speciale, ossia Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli.

Vediamo ad esempio che Torino, la “peggiore” tra le 5 città, registra un 66% per quanto riguarda gli spostamenti con auto e moto private e un 15% per ciò che concerne quelli con lo sharing e il trasporto pubblico locale.

La più “virtuosa” risulta essere invece Milano con un 58% di spostamenti con mezzi motorizzati di proprietà e un notevole 24% per gli spostamenti con mobilità collettiva e sharing.

Mobilità urbana: la durata media di ogni tipo di spostamento

Il report Legambiente e Ipsoa consente di valutare la situazione anche da un altro punto di vista, ossia quello che tiene conto della durata degli spostamenti e dei diversi tipi di mobilità che vengono adottati durante il percorso.

In questo caso, i dati assegnano agli spostamenti con:

  • automobili e moto private, non elettriche o ibride, il 64% del tempo
  • biciclette, micromobilità elettrica e a piedi il 22% del tempo totale
  • automobili e moto private o in sharing, elettriche o ibride, e mezzi di trasporto pubblici il 13% del tempo.

I risultati migliori per quanto riguarda la mobilità urbana di tipo sostenibile sono stati registrati da Bologna e Milano.

La precarietà della mobilità urbana

I dati appena visti fanno capire quanto le città siano ancora lontane dal diventare davvero green e sostenibili dal punto di vista della mobilità.

L’assenza di alternative valide, come piste ciclabili che colleghino i punti nevralgici delle metropoli, servizi in prossimità delle zone più periferiche e mezzi di trasporto davvero efficienti, rende molto spesso l’uso dell’automobile privata una scelta obbligata, per lo meno a chi può permetterselo.

Non bisogna dimenticare che i costi necessari per mantenere questo mezzo di trasporto privato – il cui possesso è oggi ritenuto dai più pressoché scontato – non sono per nulla indifferenti e non tutti possono permettersi di sostenerli.

Il report Legambiente-Ipsoa sottolinea, tra le altre cose, questo aspetto, mettendo in evidenza l’elevata precarietà della mobilità odierna e i suoi effetti sulle scelte e gli stili di vita. In particolare:

  • il 28% degli italiani ha rinunciato, a causa delle difficoltà negli spostamenti, a opportunità di lavoro
  • il 25% ha rinunciato a uscite di piacere
  • il 19% a visite mediche
  • il 17% ha infine rinunciato a opportunità di studio.

I dati rilevati, i quali prendono in considerazione i tempi, i costi e l’assenza di servizi, risultano particolarmente elevati a Napoli, dove, ad esempio, la percentuale di chi ha dovuto rinunciare a opportunità di lavoro sale al 34% e quella di chi non ha potuto effettuare visite mediche al 29%, mentre, ancora una volta, risultano più bassi a Milano.

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Mobilità in città: la strada verso la sostenibilità

I report presi in esame fino a questo momento fanno capire come la strada verso una mobilità urbana sostenibile – non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sotto il profilo sociale – sia ancora molto lunga.

Le iniziative volte a incrementarla certo non mancano e tutte puntano sia a migliorare la qualità e lo stile di vita degli abitanti delle città Italiane – garantendo loro maggiori opportunità, più sicurezza e un più facile accesso ai servizi – sia a contrastare inquinamento e cambiamenti climatici.

Tra i progetti che maggiormente hanno fatto parlare di sé – nel bene e nel male – troviamo Città 30, approvato dalla Commissione Europea e già adottato in alcune città d’Italia e d’Europa. Alla base di questo progetto vi è l’idea che, riducendo la velocità massima consentita all’interno delle aree urbane e, in particolare, in quelle zone che vedono una maggiore presenza di pedoni e ciclisti, sia possibile aumentare la sicurezza stradale, riducendo gli incidenti, e migliorare il flusso del traffico. In più, le zone 30 dovrebbero aiutare a ridurre l’inquinamento acustico e favorire la mobilità sostenibile, aumentando l’utilizzo di mezzi pubblici, sistemi di micromobilità e biciclette.

Un’altra iniziativa è quella che riguarda le città dei 15 minuti, ossia uno sviluppo urbanistico che consenta a tutti i cittadini, ovunque vivano, di poter usufruire dei servizi fondamentali sposandosi a piedi o in bicicletta, dunque senza dover utilizzare mezzi di trasporto motorizzati. Procedendo nella stessa direzione delle città 30 e supportandone lo sviluppo, le città dei 15 minuti puntano a rendere la mobilità urbana più sostenibile e a migliorare lo stile di vita degli italiani che vivono nelle zone più periferiche delle città.


La mobilità urbana nelle città italiane è oggi ancora strettamente legata all’uso di mezzi di trasporto privati e motorizzati. Automobili e moto sono in molti casi gli unici mezzi che consentono ai cittadini di raggiungere rapidamente e con agilità luoghi di lavoro o di studio, ospedali o semplicemente spazi destinati al divertimento.

La bassa presenza di servizi di prossimità, di piste ciclabili, di servizi di sharing e di mezzi di trasporto pubblico efficienti, rende difficile adottare e portare avanti una mobilità green e sostenibile, e causa una forte precarietà.

Progetti e iniziative volti a migliorare la situazione non mancano, ma serve un forte impegno, da parte delle istituzioni, per portarli avanti e per renderli davvero funzionali e fruibili da parte di tutti i cittadini.

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