In questi tempi di emergenza lo smartworking è diventato un’abitudine per moltissimi lavoratori. Tra chi lo ama e chi lo odia, ci sono una serie di conseguenze da entrambi i punti di vista, inevitabili. Tra questi l’effetto che ha avuto su alcuni esercizi commerciali che si sono ritrovati con ingenti perdite. Se le entrate per i ristoratori calano questi saranno costretti a reinventarsi e a puntare alle fasce orarie serali.
Le entrate per i ristoratori calano: hanno perso fino a -70% di fatturato
Molti dipendenti e datori sono più che soddisfatti dello smartworking perché aumenta comfort e produttività ma dall’altra ci sono molti detrattori che temono per la morte delle città o per un loro ripensamento. Se ciò in realtà non sia così male, il problema è l’esito immediato.
C’è infatti tutta una sezione di bar, ristoranti e tabacchi che ruotava attorno alle pause pranzo dei dipendenti che ha visto ridurre drasticamente le proprie entrate addirittura fino al -70% di fatturato.
Effetto smartworking o distanziamento sociale?
Secondo quanto riferito a MilanoToday da Cristina Tajani, assessore alle Politiche del lavoro, attività produttive, Commercio e Risorse umane del Comune di Milano e Carlo Squeri, segretario di Associazione pubblici esercizi Confcommercio Milano però bisogna fare alcune precisazioni.
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“Parlare di quale sia stato l’effetto dello smartworking sulle attività di somministrazione credo sia fuorviante – afferma l’assessore Tajani – meglio parlare di quali siano state le conseguenze dell’emergenza Covid su tali attività e sull’economia della città. Ritengo che non sia il nuovo modo di lavorare in maniera ‘smart’ ad aver creato problemi ma il distanziamento sociale e il rispetto di tutte le regole a salvaguardia della salute di tutti noi ad aver modificato il nostro modo di vivere e rapportarci con gli spazi di bar, ristoranti, negozi. […] Certamente il venir meno del lavoro ‘in presenza’ di molti impiegati e lavoratori rende queste attività più fragili con incassi a volte diminuiti anche del 60-80%, secondo i dati diffusi da Confcommercio. […] Come tutti i processi di trasformazione guidati dalla tecnologia, anche lo smartworking può avere esiti ambivalenti sulla vita delle persone e delle comunità. Sta a noi lavorare per esaltarne i vantaggi e limitarne gli effetti negativi”.
Carlo Squeri sostiene la stessa posizione spiegando che a mettere in difficoltà gli esercizi commerciali non è solo lo smartworking: “Le attività del centro stanno facendo il 15% del fatturato rispetto a un anno fa. Questo non è chiaramente imputabile del tutto al lavoro agile, ma in parte sì. Ad avere un effetto particolarmente negativo è anche l’assenza di turisti sia ‘leasure’ che ‘business’. Non essendoci fiere o incontri di lavoro, manca tutta quella fetta di clientela che normalmente si sposta su Milano durante l’anno”.
Conoscere meglio le potenzialità dello smart working per lavorare a distanza
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- Secondo Mauro Ferraresi, docente della IULM di Milano “Durante i tre mesi del confinamento abbiamo fatto ‘work from home’, non smart working. Ci sarà quindi un’ulteriore evoluzione. La Covid ha dato luogo a ciò che gli storici chiamano una periodizzazione, cioè un evento che ha creato un nuovo periodo, come la Prima guerra mondiale ha sancito la fine della belle époque. Quello che ci sarà dopo è un nuovo stile di vita, non migliore né peggiore, ma diverso. È impossibile tornare al periodo precedente, bisogna essere aperti al nuovo”.
- Lo smart working non è lavorare solo da casa. Significa aggiornare il modo di produrre in cui l’individuo lavora per obiettivi, abbracciando le tecnologie digitali avendo flessibilità e libertà nella scelta del luogo in cui opera.
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