In Russia è nato il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra

In Russia è nato il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra|In Russia è nato il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra

In Russia è nato il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra. Sono moltissimi i manifestanti russi, tra cui anche cantanti, sportivi, giornalisti, docenti, scienziati e alcuni deputati che sono scesi in piazza per rifiutare la violenza. Tuttavia, si vedono già i primi segnali di una repressione. Infatti, nelle ultime ore sono state già fermate migliaia di persone.

Il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra

La guerra di Putin sta dilaniando anche il popolo russo. Infatti, l’opinione pubblica si divide tra i sostenitori di Putin e dell’intervento in Ucraina e tra gli oppositori di questa guerra che stanno trovando il coraggio di far sentire la propria voce.

In Russia è nato il movimento che rifiuta la guerra e la manipolazione della realtà messa in atto da Vladimir Putin, per molti il “nuovo Hitler” del momento. Questo è composto da giovani e meno giovani provenienti non solo dal mondo accademico ma anche dalle periferie. Infatti, include fasce sempre più ampie della popolazione. Per il movimento non può nascere nulla di buona dalla guerra, è una tragedia per l’Ucraina ma allo stesso tempo un vero e proprio suicidio per la stessa Russia. Infatti, il rischio è che in Russia lo Stato cesserà di esistere nella sua forma attuale. Per questo è necessario contrastarla con le forze.

In Russia è nato il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra
In Russia è nato il movimento anti-Putin contro la violenza della guerra – shutterstock foto di Kutsenko Volodymyr

L’opposizione russa per la pace

La guerra in Ucraina sta portando ad una svolta contro il regime russo. Fin ora le possibilità dell’opinione pubblica di influenzare il regime erano scarsissime. Infatti, quella di Grigorij Javlinskij, economista e leader di Jabloko, partito liberale di antiche radici è una delle poche voci “contro” la politica del Paese dove una vera opposizione non ha mai potuto esprimersi poiché la repressione degli ultimi anni ha messo quasi a tacere ogni forma di dissenso. Tuttavia, la situazione attuale sta risvegliando il movimento dell’opposizione, effetto contrario a quello voluto dal regime.

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La Russia scende in piazza

Secondo l’Onu sono circa 1.800 le persone che sono state fermate nelle ultime ore in decine di città della Russia dopo avere manifestato il loro dissenso contro l’intervento militare in Ucraina.  I dati sono stati raccolti e divulgati anche dal gruppo per i diritti civili OVD-Info.

La città dove il numero di arresti è stato più alto è Mosca, con 249 fermi, seguita da San Pietroburgo, con 239.  I manifestanti fanno parte della minoranza pacifista che ha iniziato a scendere in piazza e che, tuttavia, sta già subendo i primi segnali di una violenta repressione. Infatti, un tribunale di Mosca ha condannato a dieci giorni di prigione Kirill Goncharov, vice capo della sezione moscovita del partito d’opposizione russo Yabloko, accusandolo dell’organizzazione della manifestazione nel centro di Mosca. Mentre, a Ilya Fomintsev, fondatore e direttore della Fondazione di San Pietroburgo “Non invano”, sono stati inflitti 20 giorni di carcere.

Pertanto, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ribadito, in conferenza stampa, che non c’è spazio per il dissenso. “Per legge, questi cittadini non hanno il diritto di tenere manifestazioni ed esprimere il loro punto di vista a meno che non rispettino determinate procedure.

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La protesta contro la violenza della guerra non si arresta

La protesta contro la violenza della guerra non si arresta. Infatti sono moltissimi i manifestanti determinati a tornare in piazza, nonostante la grande probabilità di essere arrestati. Sono sempre più numerosi anche i firmatari delle petizioni intitolate “No alla guerra”. Non solo per scienziati e giornalisti scientifici russi non c’è alcuna giustificazione razionale per questa guerra. Il tentativo di usare la situazione in Donbass come pretesto per lanciare un’operazione militare non ha senso. Infatti, a tutti è chiaro che l’Ucraina non costituisce una minaccia per la sicurezza della Russia. Anche migliaia di lavoratori russi del settore tecnologico hanno firmato una petizione chiedendo al governo di interrompere le operazioni militari in Ucraina.

A due giorni dal lancio sono più di 10.000 le persone che hanno firmato la petizione, promossa via Facebook da Natalya Lukyanchikova, dipendente di una grande azienda tecnologica russa. Tra i firmatari anche i dipendenti delle più importanti società tecnologiche russe, tra cui il gigante dei social media VK, il leader della sicurezza informatica Kaspersky Lab e la piattaforma di reclutamento di lavoro online HeadHunter.

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La petizione online di Change.org e quella nata sui social

La petizione online contro la guerra pubblicata sulla piattaforma Change.org e creata, secondo la testata online Meduza, dall’attivista per la difesa dei diritti umani Lev Ponomaryov ha raccolto oltre 400.000 firme in meno di un giorno.

La protesta è attiva anche sui social: molti utenti russi hanno cambiato la loro foto profilo con un quadrato nero in simbolo di lutto o hanno aggiunto la bandiera ucraina sotto la loro immagine.

Inoltre, alcuni volti noti del mondo dello spettacolo, come il conduttore Ivan Urgant, hanno postato messaggi come “Paura e dolore. No alla guerra“, senza mai nominare il presidente Vladimir Putin. Prese di posizione anche da parte dell’anchor Maksim Galkin,della rockstar Zemfira Ramazanova e dell cantante Valery Meladze, noto per la sua popolarità come lo zar delle classifiche.

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • La società russa è divisa: per alcuni Putin ha fatto bene, invece altri nazionalisti giudicano eccessivo l’intervento militare.
  • Tra le ragioni che hanno spinto Vladimir Putin a decidere l’intervento in Ucraina c’è la determinazione a bloccare lo sviluppo di democrazie nello spazio ex sovietico ai propri confini: “rivoluzioni colorate” soffocate sul nascere in Bielorussia, in Kazakhstan, ma soprattutto nelle città della Federazione dove le grandi manifestazioni degli anni 2017-18 si sono via via spente, un giro di vite simboleggiato dall’incarcerazione di Aleksej Navalnyj.
  • Anche Anonymous è scesa “in guerra” al fianco dell’Ucraina contro la Russia, più precisamente, contro Putin. Ciò perché il popolo russo non sostiene la guerra di aggressione di Putin contro il popolo ucraino. Nelle ultime ore gli attacchi sembrano essersi moltiplicati. Infatti, è irraggiungibile per esempio, il sito dell’Autorità per le telecomunicazioni russa. Mentre canali tv russi – hackerati – trasmettono canzoni ucraine.

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