Secondo il sondaggio condotto da Dell il 60% della Gen Z è disposto a compiere alcuni sacrifici per lo sviluppo sostenibile
La maggiore disponibilità della Generazione Z a compiere sacrifici per lo sviluppo sostenibile dimostra quanto i giovani siano pronti ad accettare limitazioni economiche a breve termine, come una minore crescita economica del PIL, a favore di una politica caratterizzata da una strategia green a basso impatto ambientale, messa a punto per raggiungere in futuro livelli energetici positivi. Ciò grazie anche al saggio utilizzo della tecnologia, che per il 90% degli intervistati, rivestirà un ruolo di fondamentale importanza nella lotta alla crisi climatica.
La situazione nel resto del mondo
I risultati del sondaggio Future-Proof condotto da Dell Technologies evidenziano come la percentuale italiana sia molto più alta rispetto alla media globale, pari al 47% e anche a quella di altri Paesi europei, come Germania (47%), Francia (44%), Spagna (46%) e Inghilterra (41%).
In particolare, lo studio è stato svolto su un campione rappresentativo di adulti nella fascia d’età 18-26 in 15 Paesi del mondo e focalizzato sulle strategie di ripresa sociale ed economica, che secondo gli intervistati rappresentano reali priorità, ovvero:
- gli investimenti in energia sostenibile (55%),
- l’abilitazione di un’economia circolare (52%).
Tuttavia, la fiducia della Generazione Z nel fatto che il recupero degli investimenti nel settore pubblico possa portare a un’economia fiorente entro i prossimi dieci anni è bassa (29%).
Generazione Z e sviluppo sostenibile: competenze digitali
Risultati interessanti dello studio sono anche quelli che riguardano il tema delle competenze digitali. Secondo gli intervistati la formazione scolastica presenta carenze e lacune in relazione al tema delle competenze digitali. Basti pensare che circa il 14% ritiene di non aver ricevuto alcuna istruzione in ambito tecnologico e digitale. Inoltre, un giovane italiano su due (50%) sostiene che la scuola (sotto i 16 anni) non li abbia preparati adeguatamente con le competenze tecnologiche necessarie per intraprendere la carriera desiderata. Pertanto, il 27% del campione intervistato ha affermato che rendere obbligatori i corsi di tecnologia fino a 16 anni invoglierebbe i giovani a intraprendere carriere più orientate a tematiche digitali e colmerebbe il gap culturale nell’ambito delle competenze digitali.
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