In Italia il mercato dell’autoproduzione di energia potrebbe migliorare. In Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato un decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sulle rinnovabili introduce nuove regole e destina una parte delle risorse del Pnrr all’energia fai-da-te.
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Il decreto per promuovere l’energia fai-da-te
Il decreto, prevede l’investimento di 2,2 miliardi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza da utilizzare per dare sostegno alle comunità energetiche rinnovabili (Cer) e alle strutture collettive di autoproduzione.
Entro la fine di febbraio il ministero della Transizione ecologica definirà un decreto attuativo per stabilire le modalità di concessione dei finanziamenti a tasso zero per lo sviluppo delle comunità energetiche nei piccoli Comuni fino a 5.000 abitanti.
Tutto ciò servirà a realizzare impianti di produzione di energie rinnovabili, attraverso l’installazione di circa 2mila megawatt di nuova capacità di generazione elettrica. Questi interventi porteranno alla produzione di circa 2.500 gigawattora annui, che ridurrebbero le emissioni di gas serra di circa 1,5 milioni di tonnellate ogni anno.
L’obiettivo
L’idea alla base è quella di sviluppare un mercato di “prosumer” per le energie rinnovabili. Come dice la parola stessa in inglese, si tratta di produttori e consumatori allo stesso tempo, che si autoproducono l’energia di cui hanno bisogno. Le comunità energetiche rinnovabili e i gruppi di autoproduzione hanno iniziato a diffondersi in Italia dopo il decreto Milleproroghe del 2019. Ad oggi, sono circa un centinaio i progetti in fase di sviluppo arrivati al Gestore dei servizi energetici (Gse), la società che si occupa di promuovere il meccanismo e di gestore del monitoraggio.
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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- A fine 2020 in Italia esistevano circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. I costi sostenuti si sono attestati sui 12,9 miliardi di euro.
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