L’aumento dell’incidenza dell’infezione SARS-CoV-2 ha portato un aumento di quelli che viene comunemente chiamato Long Covid. Con questo nome si intende la sindrome che colpisce chi è guarito dal Covid. Si tratta di sintomi che restano presenti anche per molto tempo dopo rispetto a quando viene riscontrata la positività al virus. Purtroppo, a più di due anni dall’inizio della pandemia il Long-Covid è ancora un fenomeno non compreso e il suo impatto non è così facilmente prevedibile.
Quello che sappiamo sul Long Covid
Quando si parla di Long Covid ci si riferisce ad una serie di sintomi come: stanchezza estrema, difficoltà respiratorie, nebbia cognitiva. Sintomatologie che colpiscono pazienti ufficialmente guariti dal Covid-19. Si tratta di soggetti che nonostante il tampone negativo, continuano a manifestare sintomi legati alla malattia.
Una condizione molto diffusa, che colpisce però solo alcuni paziente e di questo non se ne conosce ancora approfonditamente le cause.
Secondo gli esperti, il Long Covid può riguardare persone di tutte le età. Soggetti che non necessariamente hanno manifestato sintomi clinici significativi durante la fase acuta dell’infezione.
Gli studi recenti hanno comunque messo in evidenza che ad essere più colpiti sono soprattutto i pazienti in sovrappeso, coloro che sono affetti da patologie croniche e quelli che hanno trascorso un periodo di ospedalizzazione in terapia intensiva a seguito dell’infezione.
Sebbene i soggetti anziani presentano una maggior predisposizione ai sintomi del Long Covid sono però soprattutto le persone di età compresa tra 35 e 69 anni quelli ad essere più colpiti. Non solo, pare che gli effetti più marcati di questi sintomi siano riscontrati sulle donne, su persone che vivono in aree più svantaggiate e in coloro che lavorano nel settore sanitario, sociale o nell’istruzione.
Si considerano sintomi di Long Covid sia quelli definiti come Malattia Covid-19 sintomatica persistente, che si presentano dopo l’evento acuto e la cui durata è compresa tra 4 e 12 settimane, e quelli noti come Sindrome Post-Covid-19, con segni e i sintomi persistenti dopo più di 12 settimane dall’evento acuto.
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I sintomi del Long Covid su adulti e bambini
Dai dati raccolti da una ricerca di Research&Reviews, oltre a stanchezza estrema, difficoltà respiratorie e nebbia cognitiva, i sintomi più frequenti del Long Covid sono: tosse e affanno, senso di costrizione toracica, palpitazioni, mialgia e difficoltà nella concentrazione. Tuttavia più della metà delle persone intervistate ha segnalato anche affaticamento, dispnea, fame d’aria, dolore articolare e toracico. Tra i sintomi del Long Covid segnalati ci sono anche parestesie, diarrea, mal di testa, eruzioni cutanee, tosse e palpitazioni. Uno studio della University of the West of Scotland pubblicato su Frontiers in Medicine parla anche di sintomi cardiovascolari, polmonari e deterioramento cognitivo e sensoriale.
Il Long Covid è una malattia che coinvolge vari organi. I sintomi sono vari e difficili da collegare. Possono presentarsi in maniera continua, transitoria o intermittente e mutare durante il decorso.
Questo è quello che sappiamo riguardo agli adulti diverse le informazioni sui bambini che fortunatamente risultano meno colpiti. Da fonti ufficiali si apprende che sotto gli 11 anni vi è una minor probabilità di sviluppare la malattia grave. Pertanto anche il Long Covid, che rappresenta uno strascico della malattia è meno presente. Tra i primi a evidenziare dati sul Long Covid pediatrico, uno studio italiano pubblicato a luglio 2021 che riporta però i dati riguardanti sia bambini che adolescenti.
Quello che emerge è che il 41,8% dei pazienti è guarito completamente, il 35,7% ha uno o due sintomi, il 22,5% tre o più.
Si parla di sintomi come affaticamento, dolori muscolari e articolari, mal di testa, ecc.. frequenti anche negli adulti. Detto ciò ad oggi i casi pediatrici di Covid-19 sono ancora sottostimati. Forse a causa dei bassi tassi di test e di infezioni sintomatiche. Servono quindi studi su larga scala per determinare l’entità, la durata e l’impatto del Long Covid tra i bambini.
Cosa sappiamo del Long Covid in estate
Con il sopraggiungere della primavera e dell’estate è bene comunque volgere l’attenzione anche a come queste problematiche, potranno influenzare la vita delle persone. Già nell’estate 2021 l’ Organizzazione Mondiale della Sanità aveva previsto che con il sopraggiungere del caldo chi era guarito dal coronavirus ma aveva ancora sintomi cronici, poteva soffrire di più gli effetti delle alte temperature. E considerava inoltre considerava la possibilità da parte di un discreto numero di persone, di manifestare una sindrome cronica nei mesi più caldi.
Sottolineando così in un documento che questi pazienti avrebbero potuto andare incontro ad un maggior rischio di subire gli effetti del caldo. Si prevedeva quindi l’esigenza di attivare, interventi di sorveglianza socio-sanitaria mirati al controllo e monitoraggio di quella fascia di popolazione considerata più vulnerabile e qui compresi anche i pazienti dimessi o guariti da Covid-19 che manifestassero sintomi cronici.
Probabilmente. servirà anche quest’anno un monitoraggio di questi soggetti comprese, come sempre le persone affette da patologie croniche, facenti uso di farmaci che possono favorire disturbi da calore e quelle persone che vivono in condizioni di solitudine.
Una sorveglianza attiva di soggetti suscettibili al caldo da attuare con visite domiciliari o sistemi di teleassistenza soprattutto nei mesi più caldi.
Studi hanno evidenziato che molte delle condizioni croniche, associate ad un maggior rischio di decesso durante le ondate di calore, sono anche condizioni associate ad una maggiore suscettibilità al Covid-19. Così come le patologie autoimmuni e oncologiche sono state associate ad un quadro clinico più grave.
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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Secondo una ricerca pubblicata su Jama (Journal of the American Medical Association), l’87% dei guariti da Covid-19, ha presentato almeno un sintomo dopo due mesi dalla guarigione.
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