“Coltivare il giardino ci macchia le mani, ma ci pulisce la mente”
Ramon Eder
Il Giardino Zen (Karensasui) ha origini antichissime ed è la massima espressione del rapporto armonico tra uomo e natura. Il suo scopo è rendere sacro lo spazio in cui viviamo creando un luogo di contemplazione in cui assorbire l’energia pura, quella che ci permette di vivere il limite tra l’essere e l’apparire, tra l’esterno e l’interno, raggiungendo così l’equilibrio tra mente e corpo.
Sono sempre stati considerati come “strumenti” di connessione con l’Io profondo, quindi, elementi di perfezione e spiritualità in cui i flussi energetici del cosmo entrano in connessione con quelli dell’essere umano. Luoghi di riflessione, di pace interiore e serenità.
Nascono con l’obiettivo di riprodurre in scala minore il paesaggio naturalistico del Giappone, con sue isole, le sue pianure, e le sue contrapposizioni. I giardini Zen sono delle vere e proprie opere d’arte, oasi “mistiche” in cui è possibile meditare e rilassarsi. Infatti, hanno bisogno di essere ciclicamente rigenerati poiché devono permettere alle energie di essere in continua fluidità, per questo devono essere sempre curati e rinnovati.
Realizzare un giardino Zen non significa avere un’opera di gardening diversa da quella cui si è abituati, non significa ostentare la magnificenza del giardino più bello e dei colori più vivi. Un giardino Zen è simbolo di minimalismo dell’anima e la sua creazione è legata allo sposare una filosofia di vita, abbracciando i pilatri del pensare, riflettere e meditare. Infatti, coloro che hanno un animo più sensibile e profondo recitano i “Sutra” per entrare in tutt’uno con la natura e tutto quello che la circonda.
Lo Zen ci insegna quindi a saper valorizzare l’animo profondo presente in ognuno di noi, quello latente, quello nascosto. Non è una religione ma uno “strumento metodologico” che ci permette di riportare il nostro cosciente “qui e ora”, liberandolo dalle rigidità e dagli schemi mentali che (in)condizionatamente ci poniamo.
In questo modo macro e micro cosmo entrano in connessione con la parte fisica e non fisica dell’uomo per la continua evoluzione dell’animo umano.
Elementi del Giardino Zen
La particolarità del Giardino Zen è legata al concetto di semplicità e minimalismo, una filosofia che si rispecchia anche in un vecchio proverbio: “Un granello di polvere contiene tutto l’universo. Quando un fiore si apre, il mondo appare.” Il giardino Zen, infatti, nel suo mostrarsi e nel suo continuo cambiamento riflette il mutamento dell’universo in cui crea quel silenzio arcano dove la mente si libera e si espande nella creazione di una sfera mistica.
I suoi elementi principali sono quelli naturali, acqua, pietra e piante e devono essere posizionati in un perfetto equilibrio tra spazi pieni e spazi vuoti. Si crea così l’archetipo di una natura che produce architettura e arte del vivere, luogo di emozioni e sentimenti. Il giardino Karesansui incarna così il concetto di essenzialità ed il vuoto ne diventa attore protagonista.
Secondo il concetto filosofico le pietre rappresentano stabilità e solidità, quindi sicurezza. Sono veri e propri elementi sacri e riproducono simbolicamente il landscape delle montagne, degli alberi e delle isole giapponesi che nell’immaginario riflessivo rappresentano delle vere e proprie aree di meditazione e pensiero. A seconda della loro forma e collocazione vengono suddivise in cinque classi che corrispondono agli elementi naturali: legno, metallo, fuoco, acqua e terra.
- Pietra Taido (legno): è la pietra che simboleggia la verticalità degli alberi e inoltre per via della loro forma “fallica” si associa alla fertilità. Disposte verticalmente, vengono collocate alla fine del giardino e dietro a tutte le altre.
- Pietra Reisho (metallo): simili alle Taido per via della loro verticalità, sono pietre più basse e meno appuntite. Il loro simbolismo trasmette il concetto di stabilità e fermezza (che sono qualità tipiche del metallo). Assieme alle Taido permettono di costruire l’immaginario di un paesaggio variegato.
- Pietra Shigyo (fuoco): la sua forma frastagliata, irregolare, incarna il fuoco e il movimento. Nel giardino vengono collocate lateralmente.
- Pietra Shintai (acqua): queste pietre rappresentano l’acqua, il mare, gli stagni e trasmettono il concetto di armonia portando a una sinuosità della composizione naturalistica e architettonica.
- Pietra: Kikyaku (terra): è la pietra che rappresenta nel modo più puro possibile, grazie alla sua irregolarità, l’elemento terra. Assieme a tutte le altre pietre e abbinate alla terra, soprattutto alle Shintai, creano e completano armonia del paesaggio.
La sabbia, intesa come simbolo dell’esistenza e dei flussi, rappresenta l’acqua e i suoi movimenti fluidi. Deve sempre essere rastrellata per garantire al giardino di rigenerarsi e rigenerare di conseguenza l’animo umano. Attraverso l’uso del rastrello si creano così “percorsi” continui che non devono essere mai interrotti poiché sono gli elementi che favoriscono meditazione e rilassamento. La granulosità della sabbia è così fine che nello stesso tempo trasmette l’idea di leggerezza spirituale. Inoltre, incarna in modo speciale il concetto di “vuoto”, inteso come spazio da riempire con il fluttuare dell’anima.
La presenza dell’acqua, di fondamentale importanza, porta alla connessione attraverso il suono delicato del ruscellamento. Il suo scopo, attraverso la sua dinamicità, è quello di contrapporsi allo staticismo delle rocce. L’acqua viene convogliata in vasche che hanno lo stesso livello del terreno, al fine di poter essere toccata entrando in connessione con la natura stessa. Una pratica che esalta il flusso meditativo anche grazie alla dolce melodia del suono che favorisce lo stato di quiete, pace e tranquillità. L’acqua può essere presente in due modi:
- Laghetti: Il laghetto può avere forme variegate e può incanalarsi viaggiando da uno all’altro, attraversando il giardino, mediante dei fiumiciattoli che vengono realizzati anche con l’aiuto del bamboo. I bordi possono essere decorati con piccole pietre tondeggianti o con la natura stessa.
- Fontane: sono fondamentali e non possono mancare all’interno di un giardino Zen. Le principali fontane sono due: Shishiodoshie Tsukubai.
- Shishiodoshi, è costituita da due canne di bambù che generano un movimento costante e ripetitivo tramite la caduta per forza di gravità dell’acqua. Nell’immaginario è quella quella canna che si riempie e si svuota e che porta alla creazione di un suono che si alterna e del lento scorrere del tempo.
- Tsukubai, è un enorme contenitore da cui è possibile raccogliere dell’acqua.
Altro elemento del giardino Zen sono le lanterne. Risalgono al periodo Momoyama e si utilizzavano maggiormente per la cerimonie del tè. Sono fatte per la maggior parte in legno e diffondono una luce debolissima che illumina la parte circostante. Simboleggiano il punto di arrivo e il “giardino interiore”.
Ultimo elemento di un giardino Zen sono le piante e anche se in origine non vi era la loro presenza, poiché rappresentate dalle rocce, nel tempo c’è stato il loro inserimento per rendere il paesaggio ancor più delicato. Ad ogni modo si distinguono in specie maschili, per via della loro imponenza e forma, e femminili, che sono più graziose nelle forme. La loro presenza ha un forte valore simbolico perché in grado di integrarsi con gli altri elementi del giardino. La prima forma di vegetazione inserita fu quella del muschio che veniva adagiato sulle rocce, sulla sabbia o sparso per tutto il giardino. Successivamente furono inseriti alberi e arbusti, che venivano scelti in base ai loro significati più profondi
Esempi di giardino Zen
I Bonseki, giardini Zen in miniatura
I Bonseki sono dei giardini in miniatura che vengono creati su vassoi neri ricoperti di sabbia bianca, sassi e rocce. Possono avere forme e dimensioni differenti e si utilizzano lì dove non è possibile creare un vero e proprio giardino a dimensioni naturali, quindi, case, uffici, negozi, etc. La dimensione, infatti, non influisce sul raggiungimento della pace interiore poiché è il concetto spirituale e profondo che alimento lo spirito dell’anima. La loro origine infatti nasce dall’esigenza dei monaci buddisti di avere sempre e a portata di mano un giardino in cui sostare e meditare.
Se non sei capace di trovare la verità proprio dove sei, in quale altro posto ti aspetti di trovarla?
Dōgen
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