Pensare a quale tipo di rifiuti abbiamo tra le mani, leggere le istruzioni per il riciclo e riporre il tutto nel giusto contenitore per la raccolta differenziata. Chi di noi non conosce questa prassi, oramai divenuta un’abitudine consolidata per ogni Habitante italiano? Quasi nessuno. Ci sono città e regioni più virtuose di altre ma, in generale, negli ultimi anni la prospettiva italiana è sicuramente migliorata; soprattutto se si tiene in considerazione che la sensibilità per il rispetto ambientale è decisamente recente.
Solo a partire dagli anni ’70 si sono infatti cominciate a intravedere le implicazioni per il nostro habitat derivanti dall’uso massiccio di inceneritori e discariche. Ecco perché, non a caso, proprio da tale periodo si sono intrapresi i primi veri e propri passi da gigante verso una meta migliore. Fino al boom economico, difatti, non solo mancava la mentalità per una vera e propria raccolta differenziata, ma ciò che ancora non si percepiva era la sua esigenza: venivano prodotti pochissimi rifiuti non riciclabili e le montagne di plastica e alluminio erano solo un sogno fantascientifico.
Ma gli anni passarono e con loro anche nuove esigenze andarono delineandosi. Ecco perché dall’epoca preunitaria a quella postunitaria, cercheremo ora di delineare brevemente i tratti dell’evoluzione della raccolta differenziata in Italia.
Una mentalità proto-ambientalista
Abbiamo precedentemente fatto notare quanto la raccolta differenziata sia un fatto recente. Questo però non significa che, anche in passato, non sia potuta esistere una mentalità dedita all’ordine e alla pulizia dei centri abitati. Le prime ordinanze pubbliche miranti a ottenere un ambiente più salutare per la vita dei cittadini risalgono infatti alla Palermo della prima metà del XV secolo. Nel 1430, al fine di riparare a una situazione divenuta insostenibile, venne ordinata alla cittadinanza la pulizia degli spazi pubblici e del suolo antistante le botteghe. Fu un primo passo, e non da poco. Poi, con il passare degli anni, una siffatta mentalità mirante alla disinfezione dei luoghi collettivi divenne sempre più diffusa e accettata. In tempi relativamente recenti, infatti, l’epoca borbonica ne fa da sfondo, grazie alle ordinanze in merito di Ferdinando II, l’attenzione alla pulizia delle strade e delle piazze di Napoli si fece legge. Ogni abitante, pena la reclusione, venne dunque obbligato a spazzare la propria porzione di strada antistante l’abitazione o l’esercizio commerciale. Iniziative simili a queste furono i primi veri passi in avanti verso una generale attenzione per l’ambiente abitativo, e vennero compiute nelle regioni più meridionali d’Italia.
Gli anni del boom economico
Dagli anni immediatamente successivi all’unificazione nazionale, fino al decennio dopo la fine della seconda guerra mondiale, però, della raccolta differenziata non si sentì nemmeno parlare. Fino al boom economico, il quale portò ad una aggressiva mentalità consumistica oltre che ad un diffuso benessere, di una vera e propria raccolta differenziata, infatti, non venne percepita nemmeno l’esigenza. Perché? Il motivo principale era che “l’usa e getta” e i prodotti imballati della grande distribuzione non avevano ancora fatto la loro comparsa. Nei negozi, che sarebbero stati successivamente annientati dai supermercati, si acquistavano infatti prodotti freschi incartati in materiali biodegradabili come la carta e il cartone.
Quegli stessi materiali, poi, insieme al legno delle cassette di frutta e verdura, venivano bruciati per riscaldare le abitazioni; abitazioni che, in ultimo, venivano pulite grazie all’azione detergente della lisciva, ottenuta dalla cenere di stufe e camini. I veri problemi ambientali, come dicevamo, cominciarono a essere avvertiti soltanto negli anni ’70, dopo che un ventennio di consumi e scarti senza controllo aveva avuto tutto il tempo per sfiancare un habitat già indebolito. I nostri nonni e bisnonni, in realtà, non ebbero alcun tipo di colpa. Provenendo da anni di privazioni e sofferenze, il boom economico sembrò infatti a loro un’epoca della cuccagna che sperarono potesse non finire mai.
Questi anni d’oro, ad ogni modo, contribuirono non poco a inquinare il nostro pianeta, rendendolo un luogo meno salutare e verde di quanto fu in precedenza. Ma siamo sicuri che tutti i mali vennero per nuocere? Probabilmente no. Possiamo provare a leggere questi anni come un passaggio naturale verso un’epoca diversa, più attenta, che altrimenti sarebbe stata rimandata. Se non ci fosse stato il boom, con le sue esagerazioni, probabilmente oggi non ci troveremmo al punto descritto in partenza: intenti a leggere le istruzioni per la raccolta differenziata, attenti davanti a quei contenitori multicolori che ormai accompagnano le nostre vite.
Leggi inerenti la raccolta differenziata, anno per anno
Dal momento che semplificare è il miglior modo per comprendere, abbiamo deciso di presentarvi un semplice schemino, se così possiamo definirlo, con le principali leggi in merito di raccolta differenziata, anno per anno:
- Legge 366 del 1941: vengono regolamentati per la prima volta il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
- DPR 915 del 1982: vengono stabiliti gli obblighi in merito di riciclo, riuso e recupero dei rifiuti.
- Legge 475 del 1988: integra le precedenti con l’istituzione di consorzi obbligatori per il riciclo. Impone inoltre in maniera esplicita la raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
- Lgs. 22 del 1997, noto come Decreto Ronchi e il D.Lgs. 152 del 2006: normano in maniera più specifica e completa gli obiettivi e le metodologie con le quali effettuare la raccolta differenziata.
Queste normative, nel corso degli anni, hanno realmente contribuito a migliorare la situazione di partenza e, se al giorno d’oggi la sfida non è certamente stata ancora vinta, possiamo, osservando qualche dato, dirci piuttosto soddisfatti:
Nel 2016 la percentuale di raccolta differenziata in Italia era del 52,5%, rispetto 41,3% del 2013. Non male come miglioramento in così pochi anni, no? Poco male, potremmo rispondere.
Perché la raccolta differenziata è importante?
Fino ad ora abbiamo raccontato il fenomeno dell’attenzione verso la pulizia delle città e della raccolta differenziata nel suo sviluppo, ma una domanda banale resta irrisolta: perché è davvero così importante differenziare la raccolta dei rifiuti?
Principalmente per i costi economici e ambientali. Ogni qual volta ricorriamo alla raccolta differenziata, infatti, non siamo costretti a incenerire o a sotterrare rifiuti e quindi a inquinare l’aria che respiriamo e ad avvelenare l’acqua delle falde acquifere. Già questa dovrebbe essere un’ottima motivazione, ma i vantaggi non si fermano qui.
Se procedessimo costantemente ad attuare un’ottima raccolta differenziata, non avremmo bisogno di estrarre continuamente nuove materie prime e questo si tradurrebbe in un abbattimento dei costi di estrazione e di trasformazione dei materiali stessi. Grazie alla differenziazione di carta, plastica, alluminio e vetro, quindi, non solo renderemmo il nostro mondo un luogo migliore ma potremmo anche contribuire ad abbattere i costi di produzione e di acquisto dei prodotti stessi.
Habitanti, voi cosa ne pensate? Se il vero desiderio di ognuno di noi è di vivere in un habitat a misura non solo d’uomo, ma dell’intera vita biologica, allora non potremo che sposare la filosofia della cura dell’ambiente e quindi anche della raccolta differenziata, condividendola come una vera e propria religione. Una religione panteistica in cui tutto è vita e merita rispetto.