Quello del cohousing è uno stile di vita che coinvolge migliaia di abitanti in tutto il mondo e che negli ultimi anni si sta diffondendo con grande successo anche in Italia.
Condivisione, sostenibilità e risparmio sono alcuni dei pilastri su cui si fonda il modello abitativo del cohousing. Argomenti, questi, molto cari ad Habitante e all’Osservatorio sulla casa che, non a caso, nelle scorse edizioni del contest “La casa di domani” ha scelto come tema proprio il cohousing in Italia.
Cosa significa cohousing?
La traduzione in italiano è “coabitazioni” e potremmo definire cohousing complessi di abitazioni private dotati di ampi spazi comuni, come lavanderie, cucine, biblioteche e tanto altro. La chiave del cohousing è, pero, la progettazione partecipata di questi spazi comuni e talvolta degli stessi condomini. La gestione della comunità di abitanti agevola la socializzazione, l’aiuto reciproco e consente un risparmio sui costi. Ad esempio, oltre a gestire gli spazi, la comunità può dare vita anche a servizi come istituire asili o spazi di gioco per i più piccoli, curare un orto o una serra, mettere a disposizione degli altri la propria auto o bici, ad esempio.
Inoltre, le stesse strutture edilizie, che siano nuove o ristrutturate, sono improntante alla bioedilizia. Questo significa non solo attenzione all’ambiente ma anche in molti casi riqualificazione urbana. Altro tratto essenziale della coabitazione è la condivisione di componenti valoriali, elemento che conferisce a questo modello abitativo un forte aspetto di comunità. Infatti, cohousing come stile di vita significa anche fare parte di un’aggregazione apolitica, apartitica e non fondata su credo ideologici o religiosi.
Origini del cohousing
Il cohousing nasce e si diffonde in Danimarca nel 1964 da un’idea dell’architetto Jan Gudmand-Høyer che nel 1964 raccoglie un primo gruppo di amici sotto la comunità di Skråplanet. La sua volontà era ricreare delle condizioni di vita da “villaggio”, in controtendenza con la società contemporanea, dominata dalla logica del lavoro e dell’individualismo. Ben presto l’idea del coabitare ha preso piede nei paesi del nord Europa e anche in America, approdando in Italia solo nel 2009 circa.
Cohousing in Italia
Sono molte le esperienze di cohousing nel nostro Paese, tra quelle realizzate e altre in corso di realizzazione, in molte regioni italiane. Di seguito alcuni esempi di casa collettiva in Italia.
Urban Village Bovisa
Il primo progetto di cohousing in Italia è stato lo Urban Village Bovisa, nella periferia di Milano. Composto da 32 unità abitative, 150 mq di spazi comuni, un giardino di 400 mq e una terrazza con piscina, il progetto è stato realizzato in soli 18 mesi, ristrutturando una ex fabbrica di tappi.
Urban Village Bovisa è stato il primo progetto realizzato dalla società Newcoh, della rete italiana COhousing, che ha al suo attivo altri tre cohousing:
- Cosycoh, Milano
Creato nel 2010 nel quartiere Ripamonti, è il primo progetto di cohousing in affitto dedicato ai giovani con meno di 36 anni di età.
- Terracielo, Milano
Nel progetto di questo cohousing è stato coinvolto il Politecnico di Milano: Terracielo è uno dei primi complessi abitativi in classe energetica A+, dunque votato alla bioedilizia. Realizzato nel 2012, comprende 400 mq di spazi comuni e 2000mq di giardino.
- COhlonia, Calambrone (Pisa)
Il progetto ha portato alla riqualificazione di una ex colonia degli anni Settanta nonchè Ex Villa Maltoni Mussolini, degli anni ’30. Il complesso racchiude 60 alloggi con un’alta qualità abitativa e numerosi servizi in condivisione, tra cui un parco vista mare.
Altri progetti
Via del Porto 15, Bologna
Si tratta di una delle prime iniziative di cohousing ad iniziativa interamente pubblica e consiste nel recupero di 18 alloggi all’interno di uno stabile di proprietà del comune. Gli immobili saranno affittati a canone concordato a giovani sotto i 35 anni in base alle fasce di reddito Isee. Quello di Bologna è un perfetto esempio dei benefici del cohousing sul sociale.
San Giorgio, Ferrara
Sulle rive del Po di Primaro, in zona San Giorgio a Ferrara, alcune famiglie hanno acquistato un terreno nel 2013 e un anno dopo hanno fondato la nuova società cooperativa di abitazione “Cohousing Solidaria”. Gli edifici sono stati realizzati seguendo i canoni della biodelizia, tanto che la cohousing ferrarese si è aggiudicata il “Green Building Solutions Awards “ nel 2015. Si tratta di un concorso che premia gli edifici costruiti adottando soluzioni tecnologiche ed ecologiche contro i cambiamenti climatici.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo e tu?
- In Danimarca circa l’8% della popolazione vive in cohousing.
- Una ricerca dell’università di Utrecht ha dimostrato che chi vive in cohousing vive più a lungo.
Ada Maria De Angelis
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