Di recente si è tenuto il Los Angeles Design Festival 2018 che ha visto tra le innovazioni proposte un’architettura per nomadi metropolitani. Scopiamo di cosa tratta questo trend.
Parliamo di quelle persone che decidono di vivere la vita e i ritmi metropolitani con una diversa ottica, considerando la mobilità e il dinamismo come una parte essenziale dell’uomo metropolitano.
A presentare questa proposta innovativa è Mini Living, un creative lab dedicato all’architettura dal 2016: questo team ha presentato la sua terza versione di unità abitativa minima, collocandola sul tetto di un ex magazzino facente parte della scenografica archeologia industriale della città.
Cos’è l’architettura abitativa minima
Già con il maestro dell’architettura Le Corbusier si avviò il discorso dell’Existenzminimum, uno studio secondo cui l’essere umano per poter vivere bene e dignitosamente ha necessità di muoversi e svolgere le quotidiane azioni in spazi di una certa dimensione minima. Per capire come questa riesca a interfacciarsi con le nuove esigenze dei nomadi metropolitani, scopriamo di cosa si tratta.
“Il modello teorico dell’existenzminimum, risolve in maniera razionale e logica la necessità, imposta dal momento storico e sociale, di provvedere alla realizzazione di alloggi minimi ma ottimali dal punto di vista dell’abitabilità, per le masse. La costruzione razionale delle forme dell’abitare, quindi, si evolve rispetto alle nuove e particolari esigenze dell’uomo. Di volta in volta quindi, saranno necessari parametri e requisiti progettuali adeguati per poter realizzare spazi abitativi capaci di soddisfare i bisogni individuati.
La convinzione che è possibile trovare i paradigmi di una nuova progettualità basata sul modello teorico dell’existenzminimum, ha stimolato l’interesse allo studio delle tipologie di manufatti mobili e transitori. Nel caso di abitazioni mobili, che in genere tendono a soddisfare bisogni di tipo “transitori”, i requisiti da tener presente per la progettazione di queste forme d’abitazione sono essenzialmente due: trasportabilità e abitabilità. […]
Nella contemporaneità la razionalità deve essere in grado, quindi, di trovare soluzioni adeguate per la progettazione di forme dell’abitare che corrispondano ai bisogni mutevoli dell’uomo, quindi la razionalità può avvalersi, per soddisfare i bisogni dell’individuo contemporaneo, dei caratteri e delle condizioni delle architetture mobili e transitorie, quali la trasformabilità, versatilità, ampliabilità, flessibilità e cosi via. (T. Paduano, defOA -unina, 2006).
I nomadi metropolitani amano le piccole case
Proprio Mini Living ha dedicato il suo studio alle esigenze di chi vuole vivere in modo dinamico e quindi ha bisogno di una piccola casa, possiamo dire addirittura di una casa-cabina. Al LA Design Festival di quest’anno hanno introdotto diversi concept abitativi basandosi in particolare sugli interni, assecondando un “uso creativo dello spazio”.
Un aspetto interessante di queste proposte è la costante attenzione alla sostenibilità ambientale e agli spazi condivisi, ipotizzando dunque scenari alternativi alla vita metropolitana sia pubblica che privata. Parliamo di un’abitazione di 15 metri quadrati composta da un telaio di allumino tamponato con pannelli progettati dagli architetti di Mini Living di Monaco. La casa può essere infatti personalizzata a seconda dell’ambiente metropolitano in cui è inserita e del suo stile di vita.
La casa-cabina è un progetto in divenire: dopo Londra e New York, l’incarico è andato allo studio FreelandBuck, di David Freeland e Brennan Buck, che ha evidenziato il rapporto interno-esterno e la relazione tra aria e luce naturale. E’ stato infatti aggiunto un giardino pensile nella struttura con pareti di plastica traslucida il cui design richiama la griglia strutturale.
Elementi innovativi e dal design ricercato si coniugano in pochissimi metri quadrati con i principi di sostenibilità e risparmio energetico.
Residenza co-housing per nomadi metropolitani
Oke Hauser, l’architetto a capo del team di progettazione, spiega che il progetto rappresenta la visione olistica del loro brand che vede la mobilità come un aspetto generatore della vita urbana.
Questo crea una grande attesa per il prossimo aprile quando a Shanghai si inaugurerà la prima residenza co-housing, sviluppata da l’azienda cinese Nova Property Investment Co.
Si tratta della ristrutturazione di un complesso industriale a Jing’An composto da sei edifici che diventeranno cinquanta appartamenti. Il progetto è frutto di un workshop in cui sono state elaborate ricerche di studio sugli spazi per il co-working, aree dedicate al tempo libero e ai servizi comuni. Una bella sfida quella abbracciata da Mini Living per assecondare la nuova tendenza dell’abitare: i nomadi metropolitani.
Serena Giuditta