Turismo Fase 2: quattro miliardi per il rilancio

Viaggiare sicuri

È finalmente è arrivata la manovra da 55 miliardi, annunciata già nella presentazione del DPCM di aprile.  La cosa nuova è che finalmente si parla di turismo

La fetta che spetta al comparto è di 4 miliardi, ripartita fra bonus-vacanze, risorse a fondo perduto per le agenzie di viaggi e tour operator, esenzione IMU per gli alberghi e le altre strutture ricettive, abolizione della Tosap, la tassa per l’occupazione di suolo pubblico.

Ai Comuni, per le mancate entrate della tassa di soggiorno e della stessa Tosap, andrà un indennizzo di 100 milioni.

Approvato anche il bonus-vacanze così come proposto da Maria Elena Boschi: 500 euro per le famiglie con figli, 300 euro per le coppie senza figli e 150 euro per le persone singole, in ogni caso con reddito ISEE non superiore a 40 mila euro. Naturalmente si tratta di vacanze che devono essere usufruite sul territorio nazionale, fra luglio e dicembre del 2020, pagate in un’unica soluzione attraverso uno sconto anticipato dell’80% da parte dell’esercente e detrazione d’imposta per il restante 20%.

Proposto il bonus vacanze: davvero serve a incentivare la ripresa del turismo?

Da sottolineare inoltre, cosa non da poco, che in questa situazione non potranno entrare in campo i portali telematici, tipo Booking.com o Trivago, ma si potrà prenotare o direttamente o tramite agenzie e tour operator. La Federalberghi non ha mutato la sua posizione; come già affermato, la somma stanziata per il bonus-vacanze avrebbe dovuto essere destinata agli aiuti per le imprese turistiche; solo con la ripartenza delle imprese ci sarebbe stato un beneficio per il pubblico.

Ma il dubbio resta ed è lo stesso che si era manifestato il mese scorso, quando si era parlato per la prima volta di bonus-vacanze; come saranno le vacanze degli Italiani? E soprattutto, gli Italiani potranno andare in vacanza? Davanti a parole come disoccupazione e cassa integrazione, la parola vacanze sembra stridere parecchio.

Aggiungiamo anche la paura del contagio che certamente non scomparirà dopo il 18 maggio, per cui molti riterranno conveniente lasciar perdere, almeno per quest’anno.

In tutti i casi, bonus o meno, le previsioni del settore sono quasi allarmistiche; la Confcommercio prevede che solo il 20% degli Italiani andrà in vacanza, con conseguenze che si possono ben immaginare.

Mancherà quasi per intero l’apporto dei turisti stranieri che, se verranno, lo faranno dopo l’estate, quando il pericolo di contagio forse si sarà attenuato. Questo comporterà per molte località balneari la non riapertura di diverse strutture e, di conseguenza, verranno meno anche i lavoratori stagionali, aumentando la quota dei disoccupati. Un’altra cosa preoccupante è che vari albergatori, soprattutto della riviera romagnola, hanno iniziato a ricevere e-mail sospette da chi si offre di comprare la struttura, ovviamente a prezzi stracciati. Il che vuol dire che la malavita organizzata ha iniziato ad infiltrarsi e a fiutare l’affare.

Sul fronte europeo, si sta cercando di riaprire l’area Shengen, ma purtroppo noi Italiani siamo ancora visti come appestati. Almeno per quest’estate, saremo rifiutati dalle frontiere austriache, tedesche e francesi, in quanto considerati ancora troppo a rischio; lo stesso destino sarà per gli Spagnoli. Mi sembra una cosa inaccettabile, ma d’altra parte fin dall’inizio della pandemia, l’Europa si è spesso rifiutata di venirci in soccorso, per cui non c’è da stupirsi. Un ottimo assist per i populismi che in questo periodo storico hanno rialzato la cresta. Se però la vogliamo girare a nostro vantaggio, consideriamolo un motivo in più per riscoprire il nostro paese meraviglioso; da questo punto di vista non ci manca niente.

Parliamo ora delle riaperture di bar e ristoranti

Le direttive emanate dall’Inail, in molti casi sono impraticabili; non tutti quindi riapriranno lunedì 18/5, soprattutto se non sarà chiarito nero su bianco quello che si potrà o non potrà fare.

Quanti bar ci sono in Italia?

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Alcuni ristoranti hanno già deciso la non riapertura, continuando a puntare sul delivery e sul take-away, dove comunque propongono prodotti di qualità, riuscendo così a mantenere la propria immagine nei confronti della clientela. Il consiglio regionale dell’Emilia-Romagna ha deciso, senza per questo fare scatti in avanti, di non seguire alla lettera il protocollo Inail.

Chi riaprirà non dovrà sottostare per esempio alla sistemazione dei tavoli a due metri l’uno dall’altro; basterà il distanziamento sociale di un metro fra le persone, garantito quasi sempre. Laddove fosse possibile, privilegiare i tavoli all’aperto, che potranno essere liberamente sistemati, garantendo solo il passaggio sul suolo pubblico. Si dovranno posizionare all’entrata dei cartelli in italiano e in inglese, spiegando le norme di comportamento, saranno vietati i buffet, prenotazioni preventive e pagamenti via pos. Queste direttive lasciano molto spazio al senso di responsabilità della clientela, scaricando i ristoratori di alcuni oneri.

Per esempio, non sarà obbligatorio misurare la febbre all’entrata dei clienti, né gli stessi saranno costretti a parlarsi attraverso un plexiglass, specialmente se conviventi, cosa che i ristoratori a priori non possono sapere. La cosa interessante è che se queste direttive non saranno impugnate dal Governo, potranno diventare le linee guida per le riaperture in tutte le altre regioni.

Infine, una buona notizia

Nello stesso decreto, Parma è stata ufficialmente rinominata Città della Cultura per il 2021. La pandemia ha purtroppo fermato e cancellato definitivamente tutte le iniziative programmate per quest’anno, ma queste potranno essere riproposte l’anno prossimo, lasciando alla città le stesse possibilità di rilancio turistico e culturale, anche se con un anno di ritardo.

Parma
Parma Piazza del Duomo Foto di cge2010 su Shutterstock

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Ritengo inoltre giusta la decisione di rimandare anche Cibus all’anno prossimo, lasciandolo nella sua collocazione naturale a maggio. Cibus potrà essere un valido appoggio nell’ambito di questa sfida che andrà a riproporsi.

Il turismo enogastronomico tra passato, presente e futuro

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