Il progetto “Paesaggio dell’Alpe” del FAI per rivivere la montagna in Italia. Vediamo di cosa si tratta.
È l’Italia interna, che costituisce la spina dorsale della Patria.
Andrea Carandini, Presidente FAI
Rivivere la montagna: il mondo dell’Alpe del Fondo Ambiente Italiano
Il mondo dell’Alpe, inteso come alpeggio, è un patrimonio dell’Italia che contraddistingue tutte le regioni italiane, ovunque infondendo elementi geografici, culturali, antropologici, ambientali ed economici affini, pur nelle specifiche declinazioni. Non solo i caratteri “genetici” ma anche le problematiche sono simili: la crisi dell’economia tipica della montagna a dispetto di una prevalente economia legata al turismo talvolta molto invasiva; l’abbandono dei pascoli e delle tradizioni legate alla pastorizia; l’emarginazione di borghi e paesi che si vanno spopolando; il rischio del collasso totale di un’architettura di montagna; l’inevitabile dissesto idrogeologico causato dall’abbandono del territorio da parte di chi lo manteneva – con le drammatiche conseguenze che in anni recenti hanno riempito le pagine di cronaca, come frane, alluvioni, incendi, crolli – che sta condannando le comunità montane a un destino di marginalità, al ruolo di “nuove periferie”.
È questo il tema del XXIII Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari del FAI, tenutosi a Brescia, che ha lanciato, durante la sessione aperta al pubblico lo scorso 16 febbraio, il “Progetto Alpe. L’Italia sopra i 1.000 metri”, il primo progetto organico di restauro, valorizzazione e gestione di Beni nell’Italia delle terre alte e delle aree interne: dalle Alpi agli Appennini fino ai Nebrodi, alle Madonie, al Gennargentu, lungo la linea dorsale del Paese.
Il progetto “Paesaggio dell’Alpe” del FAI per rivivere la montagna in Italia
Il progetto del FAI è una strategia di sviluppo, almeno decennale, che mira ad acquisire una collana di Beni rappresentativi del mondo italiano dell’Alpe. L’intervento sui Beni si fonda sul restauro di architetture e paesaggi, ma anche di pratiche di vita e di produzione, indagate e ripristinate secondo storia e tradizioni locali in una chiave di sostenibilità contemporanea.
A partire dai Beni già posseduti e gestiti, la Fondazione darà avvio nel 2019 a tre ulteriori acquisizioni di Beni situati sull’arco alpino: il rifugio Torino Vecchio a Punta Hellbronner sul Monte Bianco a Courmayeur (AO), in partnership con il CAI – Club Alpino Italiano di Torino; le baite walser Daverio in Val d’Otro ad Alagna Valsesia (VC), in collaborazione con l’Unione Alagnese e il Comune; l’alpeggio Sylvenoire a Cogne (AO), in sinergia con il Comune di Cogne e il Parco Nazionale Gran Paradiso. Il “Progetto Alpe” è anche una campagna volta a sensibilizzare e a educare le generazioni presenti e future sulla necessità di salvaguardare e promuovere il valore materiale e immateriale di contesti paesaggistici e culturali oggi in sofferenza, riscoprendo e riattivando le attività e il patrimonio culturale tipici della montagna.
In nome di questi obiettivi, il FAI svilupperà dal 2020 anche un programma specifico di raccolta fondi rivolta a cittadini, istituzioni e aziende interessati a sostenere l’iniziativa generale o i singoli progetti con donazioni di beni, fondi, opere e materiali.
Rivivere la montagna: i beni del FAI
A oggi, il FAI possiede e gestisce – tra i suoi 61 Beni in tutta Italia, di cui 30 regolarmente aperti al pubblico – 4 Beni alpini: un pascolo di 500 ettari circa con una malga in località Fontana Secca sul Massiccio del Monte Grappa a Quero (BL), un pascolo di 200 ettari circa con stalle sulle Alpi Pedroria e Madrera nelle Alpi Orobie a Talamona (SO), un mulino seicentesco a Roncobello, frazione di Bàresi, in Val Brembana (BG), e un maso – denominato “Fratton Valaja” – ai margini del Parco Naturale Adamello Brenta a Spormaggiore (TN).
Scopri tutti i beni del Fondo Ambiente Italiano: www.fondoambiente.it/luoghi/beni-fai
Rientrano nel progetto del FAI anche i Beni già acquisiti lungo la dorsale appenninica, ovvero Podere Case Lovara, azienda agricola nel Parco Nazionale delle Cinque Terre a Punta Mesco, Levanto (SP), i Giganti della Sila – riserva biogenetica data in concessione alla Fondazione dal Parco Nazionale della Sila – e l’adiacente Casino Mollo, casino di caccia seicentesco donato dall’antica famiglia cosentina nel Comune di Spezzano della Sila (CZ), sull’Appennino Calabrese.
Ecco i video del XXIII convegno nazionale FAI:
Il progetto “Paesaggio dell’Alpe” del FAI: conoscere per tutelare
Il motto del FAI – Fondo Ambiente Italiano – che da oltre 40 anni si occupa di proteggere e valorizzare il patrimonio ambientale e storico dell’Italia è proprio questo: “Si protegge ciò che si ama, si ama ciò che si conosce”, queste le parole di Giulia Maria Crespi, presidente onoraria della fondazione. Un progetto per avvicinare le future generazioni e per tutelare le aree più difficili del nostro Paese.
Il Paesaggio dell’Alpe in Italia con il Fondo Ambiente Italiano
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- Il 60% del territorio nazionale da Nord a Sud, isole comprese, è costituito da aree interne, per lo più montane, con una storica vocazione rurale, che custodiscono un eccezionale patrimonio di natura e cultura. Si definisce “alpe” questo territorio naturalmente o storicamente vocato all’agricoltura e al pascolo presente nelle “terre alte” italiane.
- Il mondo dell’alpe è un’importante “presenza” geografica e culturale del nostro Paese e caratterizza tutte le regioni italiane. Le Alpi, gli Appennini, i Monti Siciliani e il Massiccio del Gennargentu costituiscono elementi geografici, culturali, antropologici, ambientali, storici ed economici
- Il mondo dell’alpe ha caratteri “genetici simili”ma anche, oggi, simili sono le problematiche che caratterizzano le terre alte. Tante le situazioni da attenzionare: l’agonia dell’economia tradizionale di montagna e l’emergenza della nuova economia legata al turismo invernale; l’abbandono dei pascoli e delle grandi tradizioni legate alla pastorizia, con la conseguente morte di borghi e paesi lasciati nelle mani di pochi; il rischio di collasso totale di contesti architettonici legati all’alta quota e a quel tipo di economia; il dissesto idrogeologico inevitabile dovuto alla scomparsa di chi manteneva – brucando, lavorando il terreno o tagliando i boschi – quei territori.
Credits immagine in evidenza: Shutterstock – Gaspar Janos
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