La crisi europea dei rifugiati è iniziata nel 2015, quando un numero sempre più grande di persone ha iniziato ad abbandonare la propria terra natìa per raggiungere gli Stati dell’Unione Europea, attraversando il Mediterraneo, la Turchia o l’Europa Sud-Orientale. Quell’anno, in una sola traversata, affondarono ben cinque imbarcazioni e persero la vita più di 1200 migranti. Malgrado questi dati, continuano ad essere diversi gli Stati che si rifiutano di intervenire economicamente e di fornire il loro concreto appoggio in questa drammatica situazione.
L’appello dell’Oxfam, l’Oxford Committee for Famine Relief
“Bisogna fare di più”. É questo il grido disperato lanciato nei giorni passati dall’Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni no profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale. L’appello è specificatamente indirizzato a Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito. Sono le sei potenze economiche mondiali dalle quali tutti si aspettavano un impegno più importante. Invece, il risultato emerso dallo studio effettuato dall’Oxfam sottolinea quanto esse si siano defilate dall’offrire asilo a tutte quelle persone che scappano da qualcosa più grande di loro. Stiamo parlando di più di 65 milioni di persone (numero più alto di persone perseguitate dalla Seconda Guerra Mondiale) che ogni giorno sono costrette a scappare dai luoghi in cui sono nate e cresciute, strappate dalle radici della loro terra madre per non farvi più ritorno. L’odissea a cui sono condannati va ben oltre il limite al quale ogni essere umano, abitante di questo pianeta, dovrebbe sottostare. Eppure queste sei potenze hanno ospitato solo 2,1 milioni di rifugiati, vale a dire l’8,88% dei richiedenti di asilo globale. Un dato preoccupante pensando che Paesi economicamente non agiati come Giordania, Turchia, Libano, Sud Africa, Pakistan e Territorio Palestinese Occupato (che rappresentano meno del 2% dell’economia mondiale) ne hanno accolti oltre 11,9 milioni.
Quanti sono i centri d’accoglienza per i rifugiati oggi in Italia?
L’Italia, ottava potenza economica del mondo, si sta impegnando notevolmente, ma le strutture volte all’ospitalità dei migranti non sono ancora sufficientemente organizzate. Nonostante questo il nostro Paese ha ospitato circa 134.997 persone (lo 0,6% del totale), ma è ancora ben lontana dai numeri della Germania, che quest’ultimo anno ha accolto 736.740 rifugiati.
La rete dell’accoglienza dei rifugiati in Italia è gestita dal Ministero dell’Interno e si articola in:
- 14 centri di accoglienza
- 5 centri di identificazione ed espulsione
- 861 strutture temporanee
- 430 progetti del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati
I centri di accoglienza di suddividono a loro volta in CPSA (Centro Primo Soccorso e Accoglienza). Li troviamo, ad esempio, a Lampedusa, laddove vengono fornite le prime cure e fotosegnalati.
Successivamente i rifugiati vengono inviati o nei CDA (Centri di Accoglienza), dove vengono assistiti fino all’identificazione, oppure nei CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo) per coloro che richiedono la protezione internazionale.
Diamo voce ai nostri diritti
La crisi migratoria non è dettata tanto dall’impossibilità di accoglienza di un così grande numero di persone, quanto dall’indifferenza che i Paesi ospitanti hanno avuto nei loro confronti. É facile ricevere senza dare, la crisi vera e propria si trova in questo concetto e null’altro. Stiamo parlando di Paesi in cui la guerra è all’ordine del giorno, i bambini giocano in campi minati e la gente viene decapitata senza alcun motivo. Tutti scapperemmo da una condizione di vita pessima come quella appena descritta, tutti andremmo alla ricerca di un posto migliore. Se fossimo noi ad aver bisogno di asilo, come ci sentiremmo a ricevere una porta sbattuta in faccia come risposta? Nessun essere umano è illegale.
In fondo si tratta solo di aiutare chi ne ha bisogno.
Leonardo Innocenzi