Chiunque non conosca la storia di Ivrea potrebbe restare sorpreso dal fatto che sia diventata nuovo sito Unesco. Fino ad oggi è stato sempre e solo un polo industriale in provincia di Torino e non si pensava potesse essere altro. Oggi Ivrea è il 54esimo sito Patrimonio Unesco e l’Italia è il paese con più siti Unesco al mondo. Ovviamente Ivrea non è solo un polo industriale ma molti non sanno che è proprio grazie all’industria che è diventata sito Patrimonio Unesco.
La città industriale utopica
L’attuale livello industriale di Ivrea era stata prevista e studiata da tempo dall’imprenditore Adriano Olivetti. Tra gli anni ‘30 e gli anni ’60 Ivrea divenne un polo industriale centro di sperimentazioni e innovazioni anche in campo socio-economico, architettonico ed urbanistico. Questi fattori, all’interno del progetto di Olivetti, ridisegnarono la relazione tra imprenditore e operaio e tra fabbrica e città.
Il centro storico di Ivrea sorge su una collina riversando la parte moderna sulle sponde, e all’interno si sente la sinergia di questi elementi. L’insieme degli edifici di diversa funzione posti senza un ordine fa sì che non ci sia una vera e propria zona adibita a quella funzione. L’intera città si comporta come un’enorme Comunità, nella quale residenze, servizi e spazi aperti sorgevano tra gli edifici produttivi.
Sempre previsto nel modello Olivetti, Ivrea crea un vero e proprio lifestyle nel quale coesistono lavoro e vita, produzione e modernità sociale. Così la città è diventata città di spicco di moltissimi eventi folkloristici come il Carnevale storico della città e la tradizionale battaglia delle arance, il Gran Bal Trad, un festival di danze e musiche della tradizione popolare, o la festa equestre di San Savino.
La candidatura come Patrimonio Unesco
Ivrea è una città dall’enorme patrimonio storico, culturale, sociale ed etico. Sono state caratteristiche sufficienti per essere proposta come Patrimonio Unesco nel 2012. L’assessore piemontese della cultura ha affermato “Una candidatura che ha saputo raccontare una città e la sua storia, ma che parla anche al futuro, proponendo un mondo fatto di amore per l’essere umano, di comunità e armonia tra tecnologia e ambiente. Una visione che dovrebbe far riflettere il nostro presente e la politica attuale”
In una città che unisce modernità e tradizione, industria e socialità, folklore e vita tranquilla, la candidatura a Patrimonio Unesco è più che meritata. Fermarsi alle apparenze non è sano ed è sintomo di arretratezza. Se Olivetti e la sua fondazione l’avessero fatto, Ivrea sarebbe rimasto un polo industriale in provincia di Torino.
Giuseppe Carissimo