Habitante incontra Giorgia Pagliuca, divulgatrice di sostenibilità

Giorgia Pagliuca|Giorgia Pagliuca|Giorgia Pagliuca||Giorgia Pagliuca

Parlare di sostenibilità è fondamentale per alimentare un processo di consapevolezza nelle persone. Ed è giusto farlo anche attraverso i social media, canale sempre più utilizzato. Proprio come fa Giorgia Pagliuca, in arte Ggalaska, influencer e divulgatrice di tematiche legate all’ecosostenibilità.

Innanzitutto Giorgia ci racconti un po’ di sé

“Sono Giorgia Pagliuca, ho quasi 25 anni e sono una studentessa magistrale del corso Sustainable Food Innovation and Management dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Quello che vedo attorno a me ogni giorno, gli stimoli positivi e negativi che percepisco dall’esterno, mi muovono a voler cambiare un po’ le cose. Indubbiamente quello che mi ha motivato a continuare a studiare, a impegnarmi e a fare divulgazione online è l’emergenza climatica e la necessità di un orizzonte sostenibile che metta fine alla crisi climatica, che dia una risposta netta alla crisi climatica.”

Giorgia perché ha deciso di parlare di sostenibilità sui social e come è iniziata questa sua attività?

“È proprio questo che mi ha spinto a parlare di sostenibilità sui social. Non c’è stato un interruttore che ho premuto dentro di me e che improvvisamente mi ha fatto decidere di dedicarmi alla sostenibilità o all’impegno individuale e politico per la questione climatica. Piuttosto è stata una lenta presa di coscienza di quanto stava accadendo fuori da me e di come le emergenze sociali, politiche ed economiche siano indubbiamente legate all’emergenza ecosistemica che stiamo vivendo in questo momento sul pianeta. In merito a questo aggiungo che rifiuto però lo slogan Salviamo il pianeta perché il pianeta non ha bisogno di essere salvato. Anche qualora la temperatura dovesse continuare ad aumentare sopravvivrebbe comunque, siamo noi che non essendo in grado di adattarci dobbiamo salvarci da noi stessi.”

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Ogni giorno fornisce consigli e informazioni interessanti relative al tema della sostenibilità. Che tipo di riscontri vede nei tuoi followers?

“Mi piace di più parlare di Community, perché non sono persone dormienti che non svolgono un ruolo attivo. Tutt’altro! Sono circondata da persone che si rendono conto dell’emergenza climatica. Persone desiderose di fare qualcosa in maniera individuale e politica in risposta alla crisi climatica. Questo è quello che vedo ogni giorno dal tipo di conversazione che ho con le persone online. Certo si può parlare anche di argomenti leggeri, però mi rendo conto che non appena si toccano questioni molto più serie, come la questione dei diritti umani, c’è subito un grande riscontro da parte delle persone che costituiscono la mia community.”

Cos’è il greenwashing?

“Il greenwashing è forse il male del nostro tempo. La definiamo una strategia di marketing che viene attuata da aziende e brand al fine di migliorare il proprio percepito e la propria immagine agli occhi dei consumatori. È essenzialmente un tentativo di nascondere sotto il tappeto il marcio produttivo che c’è dietro un’azienda, apparire meglio di quello che poi in realtà si è. È una strategia di marketing un po’ subdola da questo punto di vista perché innanzitutto dobbiamo comprendere che non tutti hanno gli stessi strumenti quando si parla di cosa sia la sostenibilità e quindi ci sono consumatori e consumatrici più o meno preparati di altri. Inoltre credo lo sia perché riesce a far leva ad un bisogno che ormai sentiamo tutti. Ci stiamo accorgendo tutti che il nostro modello produttivo, che il nostro sistema economico, il nostro modo di rapportarci agli animali è problematico e quindi in qualche modo vorremmo rispondere acquistando merci in maniera più sostenibile. Se però non abbiamo gli strumenti giusti per capire cosa acquistare possiamo cadere nel tranello subdolo del greenwashing.”

Giorgia Pagliuca
Habitante incontra Giorgia Pagliuca, divulgatrice di sostenibilità – UNSPLASH di rafael albornoz

Come accorgersi che un’azienda fa un ambientalismo di facciata solo a scopo di marketing?

“Purtroppo non c’è un manuale del greenwashing. Bisogna capire, leggere, valutare la singola situazione e capire il core business aziendale, la mission che l’azienda vuole perseguire. In questo momento tra l’altro il greenwashing non è l’unico modo in cui si fa ambientalismo di facciata, ci sono altre strategie di marketing subdole come il rainbow washing e il social washing.”

Giorgia Pagliuca
Habitante incontra Giorgia Pagliuca, divulgatrice di sostenibilità – UNSPLASH di Benjamin Brunner

Giorgia lei, tra le tante cose, si occupa in maniera particolare dello studio dell’impatto del cibo. Cosa si intende per ecogastronomia?

“È un concetto variegato, complesso e che mi sta particolarmente a cuore. Non ci sono dei paletti statici che definiscono sempre e comunque la gastronomia né tantomeno l’ecogastronomia trattandosi di qualcosa che ha a che fare con la cultura. Non è qualcosa di monolitico ma qualcosa che cambia nel tempo. In questo momento ecogastronomia significa studio di una gastronomia più attenta all’impronta che lascia sul pianeta e volta a diminuirne la grandezza. È lo studio dell’impatto del cibo in tutte le sue sfaccettature, ambientali, sociali ed economiche che tengano però sempre a mente di quanto il cibo sia effettivamente un ponte tra culture.”

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Quali sono i fattori/eventi che ci hanno condotto all’attuale crisi climatica?

“Mi ricordo che quando studiavo alle superiori incontrai un docente di storia che, facendoci studiare gli eventi storici, ci ricordava che non esiste un solo fattore che costituisce un evento ma i fattori sono diversi. Per quanto riguarda la crisi climatica si tratta di un mondo di fattori diversi e non riuscirei ad elencarli nemmeno tutti, me ne dimenticherei sicuramente qualcuno.

Indubbiamente al centro c’è la questione antropocentrica. L’imposizione della visione occidentale legata prettamente a un’economia che sfrutta le risorse considerando infinite quelle che invece siano finite. Abbiamo costruito le nostre economie sullo sfruttamento delle risorse naturali e umane, in particolare dall’Ottocento in avanti, con lo sfruttamento coloniale. Dobbiamo renderci conto che questa prosperità in cui crediamo di vivere sta tutt’ora contribuendo a un impoverimento delle classi medie in Occidente e dei paesi del sud del mondo, e che ci sta conducendo a una crisi sociale, alle guerre, oltre che alla crisi climatica.”

Giorgia Pagliuca
Habitante incontra Giorgia Pagliuca, divulgatrice di sostenibilità – PIXABAY di onehundredseventyfive

Ormai è noto come ognuno di noi possa fare la sua parte nella lotta alla crisi climatica attraverso le proprie scelte quotidiane ma perché non tutti lo fanno? E cosa direbbe a queste persone?

“È assolutamente fondamentale che le persone si rendano conto di quanto le loro scelte quotidiane siano rilevanti nella lotta alla crisi climatica. Però non dobbiamo comunque dimenticarci che queste risposte individuali devono essere accompagnate da risposte collettive e risposte governative. Sono due binari che devono andare di pari passo. Non possiamo pensare che semplicemente scegliendo un piatto ad impatto ambientale ridotto rispetto ad un altro, allora risolviamo la crisi climatica. Ci servono soprattutto risposte top down e interventi governativi che vadano a regolare questa crisi.

Per quanto riguarda il perché molte persone non si rendono conto dell’importanza delle scelte quotidiane, probabilmente è dovuto al fatto che siamo una società molto individualista e che preferiamo tendenzialmente assecondare i nostri propri bisogni slegandoli completamente da quelli degli altri. Quindi non ci rendiamo conto di quanto le nostre azioni si riflettano e vadano influire sulle vite delle altre persone. Il fatto che se scelgo di acquistare un capo qui in Occidente che è stato realizzato e cucito nell’altra parte del mondo, magari in Bangladesh da una ragazzina di 15-16 anni sottopagata, sto contribuendo a quel sistema di sfruttamento.”

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“Aggiustiamo il mondo. Diario di un’ecologista in crisi climatica” è il libro firmato Giorgia Pagliuca. Ce lo racconti.

“Il libro parla, con un linguaggio fruibile a tutti, di azione individuale e della sua importanza, e di come debba essere accompagnata da un’azione collettiva e politica. Tratta di diverse diverse tematiche e ogni capitolo ha un proprio tema. Tra i tanti ho trattato anche di plastica perché il packaging è il primo elemento con cui si viene in contatto quando si parla di food, e questo appunto è quasi sempre fatto in plastica. Ho cercato di decostruire l’attuale damnatio memoriae della plastica e di far comprendere quanto effettivamente non sia unicamente la plastica il problema del mondo, ma proprio il nostro modo di stare al mondo il problema del mondo e di come ci rapportiamo al consumo.

Il capitolo più importante è indubbiamente quello sul cibo. Questo è il mio settore di studio e quindi ho voluto mettere in evidenza quanto in generale ci siano elementi che molto spesso sfuggono alla nostra attenzione. Mi sono concentrata sulla carne e sull’impatto degli allevamenti ma non esclusivamente quelli intensivi. Molto spesso quando parliamo di carne pensiamo che l’unico orizzonte su cui sia efficace intervenire sia quello degli allevamenti intensivi, in realtà si tratta proprio di ripensare i nostri sistemi alimentari, che si fondano indubbiamente sullo sfruttamento di risorse umane, animali ed ecosistemiche.”

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Secondo Giorgia Pagliuca quindi saremo davvero in grado di aggiustare il mondo

“Non ho una risposta certa a questa domanda. Io ci spero. Spero davvero che saremo in grado di aggiustare il mondo e alle alternative non voglio nemmeno pensare talmente mi spaventano. Sono sicura che sia necessario aggiustare il mondo, della buona riuscita di questo tentativo potrò esprimermi solo quando però vedrò effettivamente un impegno collettivo.”

Che messaggio vuole lasciare ai nostri lettori?

“Voglio ribadire il messaggio presente nell’introduzione del mio libro: c’è bisogno di ognuno di noi. Non è necessario che ognuno diventi l’ambientalista perfetto. Anche perché non esiste l’ambientalista perfetto. Quello che esiste è l’ambientalista, la persona, l’essere umano che decide di fare qualcosa per sé e per gli altri. Quello che decide di mettersi a disposizione degli altri e tirarsi su le maniche perché il cambiamento climatico è qui e ora. Le temperature ci stanno costringendo in casa, a consumare ancora più energia perché con 40 gradi non riusciamo ad andare avanti senza climatizzatore. Tutto questo è drammatico e ci riguarda e non può essere lasciato unicamente alle generazioni future, dobbiamo farci carico di tutto questo nel qui e ora, perché domani sarà già troppo tardi.”

Habitante ringrazia Giorgia Pagliuca per la sua cortese disponibilità

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Si stima che il tema della sostenibilità ambientale sia fondamentale da trattare per il 48% degli italiani. Questo è quanto emerso dall’Osservatorio Green condotto da Compass.
  • Secondo il WWF sostituire un pasto alla settimana di carne con uno tipico della dieta mediterranea farebbe risparmiare 190 chilogrammi di CO2 ogni anno.

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