La vera storia del panettone

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È uno dei dolci tipici del Natale, ma pochi conoscono la vera storia del panettone. In realtà, le origini di questa ricetta si perdono nel tempo anche se la nascita del panettone è legata a numerose leggende.

Dolci natalizi tipici italiani, regione per regione

La vera storia del panettone: cosa si dice a riguardo

Esiste una leggenda che fa risalire il panettone a un umile uomo di nome Toni. Si trattava di uno sguattero della corte di Ludovico il Moro (seconda metà del XV secolo) il quale, accortosi che il cuoco aveva bruciato il dolce preparato per il banchetto degli Sforza, decise di usare il panetto di lievito madre riservato per Natale.

Unendolo a farina, uova, zucchero e uvetta, mettendoci più volte mano, arrivò a un dolce lievitato e morbido che piacque a tutti. La soddisfazione della corte fu tale che Ludovico il Moro battezzò il dolce Pan de Toni, da cui deriva quindi il nome moderno panettone.

Questa non è l’unica leggenda che circola intorno alla nascita di questo dolce. Ci sono quelle di Ughetto degli Atellani e di Suor Ughetta. La prima è ambientata in epoca tardo quattrocentesca, sempre sotto il dominio di Ludovico il Moro. Il falconiere Ughetto, residente vicino alla chiesa delle Grazie e innamorato di Adalgisa, figlia di un panettiere locale, si fece assumere a bottega inventando il panettone, che fa piovere reputazione e quattrini sul piccolo forno milanese. Grazie a questo gesto, i due giovani possono sposarsi e vivere per sempre felici e contenti.

Nella seconda invece, in un monastero di monache di clausura, la cuoca Ughetta decise di donare alle consorelle per Natale un pan dolce con uvetta, burro e canditi. Prima di infornarlo, la suora ne segnò con una croce la sommità, dando la caratteristica forma a cupola.

La vera storia del panettone oltre le leggende

Secondo documenti ufficiali però, le origini di questo dolce affondano in ogni caso sul finire del Medioevo: in uno scritto quattrocentesco di un precettore di casa Sforza si testimonia per esempio il rito del ciocco, che prevedeva anche la distribuzione dell’antenato basico del panettone.

La sera della Vigilia di Natale era consuetudine rinvigorire le fiamme del camino con un grosso pezzo di legno mentre il capofamiglia distribuiva a tutti dei pezzi di pane di frumento, conservandone sempre almeno una fetta, per l’anno nuovo.

Il pane ‘ricco’ di Natale era un’usanza molto diffusa fino al 1395. Nei forni milanesi si cuoceva infatti il pane di frumento, considerato prezioso all’epoca, solo per il giorno di Natale. Il panettone moderno risale però al 1606, dove negli scritti del tempo troviamo un riferimento al “panaton de danedaa”, a indicare un “Pan grosso” natalizio. Il Cherubini nel diciannovesimo secolo, testimonia l’uso del “Panattón” come “una specie di pane di frumento addobbato con burro, uova, zucchero e uva passa o sultana”.

Questo però era un pane non lievitato. Il lievito fu introdotto nel più tardi, nel 1853, mentre l’anno successivo vennero inseriti i cedri canditi. Negli anni Venti del secolo scorso, Angelo Motta, ispirandosi al dolce pasquale ortodosso kulic, arricchì il panettone con una base fasciante per alzare ulteriormente il dolce.

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Pillole di curiosità –  Io non lo sapevo e tu?

  •  Dagli ultimi dati, gli italiani hanno acquistato 54 milioni di pandori, panettoni e altri lievitati assimilabili, pari a 78.179 tonnellate e a un consumo pro capite di 3 chili all’anno secondo l’Aidepi.
  • Il re delle tavole natalizie è proprio il panettone, con un giro d’affari da 217 milioni di euro e 29.000 tonnellate.

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